sabato 6 aprile 2019

Halutza/Elusa, un'antica città nel deserto

Deserto del Negev, l'iscrizione che riporta il nome di Elusa in lingua greca
(Foto: Tali Gini, Israel Antiquities Authority)
Una squadra di archeologi tedeschi ed israeliani hanno rinvenuto le tracce di un'antica città nabatea nel deserto del Negev. Su una pietra è stata rinvenuta un'iscrizione risalente a 1700 anni fa, che menziona l'antico nome greco della città: Elusa. La località si trova a circa 20 chilometri da Beer Sheva, nel parco nazionale di Halutza. Oltre al nome della città, l'iscrizione contiene anche i nomi di diversi Cesari della Tetrarchia, fatto che consente di datarla al 300 d.C. La Tetrarchia fu, infatti, un'organizzazione nel governo dell'Impero Romano introdotta da Diocleziano alla fine del III secolo d.C.
Il reperto è stato affidato all'epigrafista Leah Di Segni, dell'Università ebraica di Gerusalemme, per ulteriori studi e approfondimenti.
Quando questa iscrizione venne incisa, Elusa era una fiorente comunità sulla via dell'incenso, popolata da circa 8.000 persone. Ora il deserto ha occupato l'intera superficie dell'antica cittadina, funestata anche da continui saccheggi iniziati già durante il periodo ottomano.
Negli ultimi tre anni si sta sviluppando, in questa località, un progetto tedesco-israeliano che tende allo sfruttamento del sito arido come laboratorio dove testare nuove tecnologie e tecniche, preventive allo scavo sul terreno, mirate all'esplorazione delle profondità della terra. Gli archeologi tedeschi hanno iniziato a lavorare ad Elusa nel 2015.
Elusa venne fondata nel tardo IV secolo a.C., come stazione lungo la via dell'incenso, una rete di rotte commerciali che si estendeva per circa 2.000 chilometri dalla penisola arabica al Mediterraneo. Nel Negev l'antico percorso collegava Petra e Gaza. In seguito i pellegrini cristiani utilizzarono la medesima via per arrivare al monastero di Santa Caterina nel Sinai. Tuttora Elusa figura tra le sedi titolari della chiesa cattolica (diocesi per lo più estinte, attribuite figurativamente ai vescovi che non sono alla testa di una diocesi ancor oggi esistente).
Deserto del Negev, entrata all'ipocausto di Harutza/Elusa
(Foto: Tali Gini, Israel Antiquities Authority)
Elusa raggiunse l'apice della sua ricchezza durante il periodo bizantino, tra il IV e il VI secolo d.C., quando era nota per i suoi vini pregiati e per essere l'unica città nel deserto del Negev. Il nome di Elusa è stato conservato attraverso l'epiteto che gli arabi diedero alle sue rovine: el-Khalassa. Nel corso dei secoli il nome Halutza comincia a comparire nelle documentazioni storiche, tra le quali la famosa mappa raffigurata nel mosaico di Madaba, trovata sul pavimento di una chiesa bizantina in Giordania, che riporta anche la città di Gerusalemme. Sono state scoperte anche altre iscrizioni, tra le quali una reca il nome di un re nabateo che ha governato la regione nel 200 a.C. L'iscrizione venne rinvenuta, nel 1914, da Leonard Woolley e T.E. Lawrence, il famoso Lawrence d'Arabia.
L'attività della città pare essere terminata alla fine del VII secolo. Le pietre del sito vennero, in seguito, utilizzate per le costruzioni ottomane di Gaza e Beer Sheva e per quelle che risalgono al mandato britannico, nella prima metà del '900. Gli scavi sono stati organizzati su un arco temporale di un triennio, nel quadro di un progetto guidato dal Professor Michael Heinzelmann per conto dell'Università di Colonia, in collaborazione con la Israel Antiquities Authority.
Gli archeologi hanno rinvenuto anche un balneum simile a quello di Beit She'an, che era in uso fino al VI secolo d.C. Finora sono stati portati alla luce parte del forno e un calidarium. L'ipocausto al di sotto del calidarium appare ben conservato e riscaldava sia il pavimento che le pareti mediante canaline e tubi in mattoni e ceramica.
Le indagini, condotte con tecnologie innovative, hanno permesso di dimostrare l'esistenza sul posto di nove chiese, di un enorme peristilio (forse un mercato) e di almeno tre laboratori di ceramica. Durante l'ultima stagione di scavi è stata portata alla luce anche una chiesa bizantina. La chiesa, a tre navate, ha una lunghezza di 40 metri, comprendeva un'abside rivolta a Oriente, la cui volta era originariamente rivestita di un mosaico di vetro. La navata della chiesa era decorata con marmi.

Fonti:
timesofisrael.com
terrasanta.net

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