mercoledì 4 dicembre 2019

Gela, emerge una necropoli greca del VII secolo a.C.

Gela, una delle sepolture rinvenute nella necropoli
(Foto: cittanuova.it)
Gli operai intenti ad installare dei cavi nella città di Gela, in Sicilia, si sono imbattuti in un'antica necropoli greca risalente al VII secolo a.C.. A coordinare gli scavi l'archeologo Gianluca Calà.
Dagli scavi sono stati estratti una brocca in ceramica con i resti ossei di un bambino ed i resti di uno scheletro animale. Già all'inizio del mese era emerso un sarcofago contenente uno scheletro intatto. Si ritiene che l'area dei recenti rinvenimenti sia parte di una necropoli in parte scavata, agli inizi del '900, da Paolo Orsi.
Durante gli scavi sono state individuate due sepolture delle quali la più antica è costituita da un'hydria (un vaso con collo e corpo di diversa dimensione, normalmente utilizzato come contenitore d'acqua ma anche come urna cineraria) con fine decorazione a onda continua sull'orlo. Quest'ultima, in questo caso, è stata riutilizzata come urna per accogliere le piccole ossa di un neonato ritrovate all'interno.
Durante gli scavi è venuta anche alla luce un sarcofago in terracotta con coperchio a spioventi. All'interno lo scheletro, quasi integro, di una persona alta 160 centimetri, probabilmente un maschio. All'interno del sarcofago nessun corredo funerario. Nel cranio, però, c'era una moneta, finita forse lì a causa del crollo del coperchio. La moneta non è stata ancora datata e gli accertamenti potranno dare ulteriori elementi sulla datazione della tomba. Questa sepoltura, comunque, documenta l'usanza del cosiddetto "obolo di Caronte" rituale che portava a seppellire i propri cari con il corredo di una moneta che il defunto avrebbe dovuto pagare al mitico traghettatore per ottenere il passaggio nell'Ade. Poco distante era stata già rinvenuta una mezza coppetta in ceramica verniciata, probabilmente del IV secolo a.C. ed alcune ceramiche e contenitori tipici del periodo ellenistico.
La coppetta è un oggetto comune databile ad età ellenistica (IV secolo a.C.) che rappresenta, al momento, l'unico elemento utile per la datazione orientativa della tomba. La datazione trova conferma anche nel rinvenimento di alcuni unguentari in terracotta, contenitori di profumi tipici dell'età ellenistica, ritrovati in prossimità del sarcofago. Sono in connessione con un gruppo di ulteriori sepolture presumibilmente appartenenti alla stessa necropoli e che saranno oggetto di indagini successive.
Gela, uno dei contenitori rinvenuti nello scavo della necropoli
(Foto: gelaleradicidelfuturo.com)
L'antica città greca fu fondata nel 689 a.C. e fu la seconda colonia in Sicilia dopo Siracusa e ben 108 anni prima di Agrigento. L'abitato era molto esteso e comprendeva anche la cinta muraria sul mare, le Mura Timolontee, con i quartieri ellenistici di Capo Soprano, la villa ellenistica di via Romagnoli, la necropoli di Pian Notaro e quella di contrada Manfria, il Thesmophorion di contrada Bitalemi (dedicato al culto di Demetra).
Oltre a questo erano state ritrovate, nella zona, tre navi, probabilmente del V secolo a.C.: si tratta di imbarcazioni commerciali, forse provenienti da Siracusa, Due sono state trovate nei pressi di contrada Bulala, ad 800 metri di distanza dalla costa, una terza, scoperta di recente, è stata individuata nella zona vicina alla foce del fiume Dirillo (al confine tra le province di Caltanissetta e Gela), durante i lavori di scavo per la realizzazione del gasdotto libico.
Alcuni studiosi hanno proposto che i primi protocoloni provenienti da Rodi e da Creta non avessero occupato lo stesso sito della città classica. Si era ipotizzato che "Lindioi" potesse essere il nome di più agglomerati pre-urbani sorti sulla costa vicino quali empori diffusi sul territorio. Questa scoperta smentisce questa ipotesi.

Fonti:
The Local
Ansa
Cittanuova

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