giovedì 15 luglio 2021

I colori della Signora di Baza

Spagna, i colori presenti sulla statua
(Foto: Pedro Saura)

Il 20 luglio 1971, un archeologo di nome Francisco Presedo fece una scoperta che lo rese famoso in tutto il mondo. Durante gli scavi di una necropoli su una collina chiamata Cerro del Santuario, nella città di Baza, nella provincia meridionale di Granada, in Spagna, ha aperto una cavità larga 2,60 metri e profonda 1,80. All'interno rinvenne una scultura dipinta di una donna seduta con una ricca serie oggetti tra i quali armi, tutti rimasti lì per circa 2400 anni.
Presedo aveva appena ritrovato quella che sarebbe diventata nota come la Signora di Baza, una spettacolare scultura realizzata da un artista appartenente ai Bastetani, una popolazione preromana che visse nella regione sudorientale della penisola iberica tra il IV ed il II secolo a.C. questa scultura ne ricorda un'altra, più famosa, realizzata nello stesso periodo: la Signora di Elche.
Presedo si accorse che i colori originali della scultura stavano rapidamente scomparendo. Notò anche una macchia brunastra causata dall'acqua. Nel disperato tentativo di fermare il processo di decomposizione, l'archeologo afferrò una lattina di lacca per capelli e ne ricoprì la Signora di Baza.
Ora gli studiosi, servendosi della tecnologia del XXI secolo, stanno cercando di ripristinare i colori, che vanno dal blu all'argento, utilizzati dall'artista che ha scolpito la Signora di Baza. Per ripristinare il colore ed i dettagli perduti, gli esperti si sono affidati alla fotografia digitale, che consente un'osservazione dettagliata dell'immagine e consente anche di evidenziare degli aspetti specifici. I ricercatori hanno eliminato quasi il cento per cento della luce riflessa. Il primo risultato è stato che i colori della scultura sono apparsi con maggiore intensità e che la Signora di Baza è apparsa come l'immagine di una donna iberica, distinta, appartenente alle classi alte e più abbienti della società. La statua presentava piccoli elementi ben nascosti nel suo abbigliamento.
L'artista voleva riprodurre fedelmente l'aspetto fisico ed il vestito della donna, colorando il viso e le mani con tonalità di pelle sfumate e dipingendo il mantello e la tunica con i colori che erano realmente utilizzati per i vestiti. L'artista ha anche dedicato molto tempo a creare la sedia o trono sul quale siede la figura. C'è un gioco di chiaroscuri, sulla scultura, che probabilmente vuole alludere alle doghe di legno combinate a formare il sedile.
Nel 1990 e nel 2006, l'Università di Valencia e l'Istituto spagnolo per i beni culturali hanno utilizzato tecniche analitiche estremamente avanzate per identificare i pigmenti utilizzati sulla scultura: silicato di calcio e rame per il blu egiziano, cinabro per il vermiglio, terra per l'ocra, gesso per il bianco e carbone per il nero. Hanno rilevato anche la presenza di foglie di rame molto sottili che coprono i gioielli per farli diventare argentei.
Il nuovo studio sottolinea, inoltre, la presenza sulle guance di un colore più acceso che diventa più intenso sulle labbra, anch'esse dipinte con il cinabro. Il nero è stato utilizzato, dallo scultore, per le sopracciglia; i margini delle palpebre e le ciglia le quali sono state dipinte su sottili rientranze per evidenziare i piccoli occhi e renderli più espressivi grazie ad iridi e pupille dipinte.
Il trattamento computerizzato delle immagini digitali ha permesso, anche, ai ricercatori di mettere maggiormente a fuoco un motivo che nessuno era stato in grado di identificare in passato e che nessuno aveva notato: una lunga serie di perline che pendono dal retro dei ciondoli. Questo elemento era dipinto di vermiglio così come il bordo del mantello e della tunica, portando gli studiosi a ritenere che si trattasse di un filo con nodi dal valore più simbolico che materiale.

Fonte:
english.elpais.com

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