venerdì 9 luglio 2021

Lettonia, tracce dell'antenato della peste

Il cranio RV 2039 del cacciatore raccoglitore che reca
tracce di peste (Foto: Dominik Goldner, BGAEU, Berlino)

Il cranio di un cacciatore-raccoglitore vissuto in Europa oltre 5000 anni fa, reca le più antiche tracce conosciute dei batteri responsabili della peste. La scoperta può fornire alcuni importanti indizi sulle origini e l'evoluzione di questo nemico del genere umano, responsabile di alcune delle peggiori epidemie della storia umana.
La peste è causata dal batterio Yersinia pestis e di solito si diffonde attraverso il contatto con animali o attraverso il morso di pulci che fungono da vettori, In questa forma è conosciuta come peste bubbonica. Può anche trasformarsi in una malattia respiratoria molto grave nota come peste polmonare. La terza forma, molto rara e spesso fatale, è chiamata peste setticemica e si verifica quando i batteri si insediano nel sangue.
Sebbene oggi la peste sia contenuta attraverso il miglioramento dei servizi igienico-sanitari e la disponibilità di antibiotici, nel Medioevo la peste si diffuse regolarmente in Europa, Asia ed Africa. Si pensa che la peste nera che funestò l'Europa a metà del XIV secolo sia stata una delle pandemie più letali di sempre, comportando la morte di circa un terzo dell'intera popolazione europea e di almeno 50 milioni di persone in tutto il mondo.
I ricercatori stavano cercando eventuali tracce di Dna nei resti del cranio di un giovane uomo sepolto 5000-5300 anni fa vicino al fiume Salaca in Lettonia, vicino ad un sito ricco di conchiglie chiamato Rinnukalns. I cumuli di conchiglie indicano i luoghi in cui i primi umani hanno lasciato rifiuti e prove della loro vita domestica. L'analisi del teschio includeva lo screening per potenziali agenti patogeni e questo ha portato alla scoperta di frammenti di Dna che codificano le proteine note per essere specifiche della Yersinia pestis. Da queste tracce i ricercatori hanno ricostruito il genoma di questo ceppo, denominato RV 2039, come la designazione data allo scheletro dell'uomo, e l'hanno confrontato con altri antichi ceppi ricostruiti.
I ricercatori affermano che RV 2039 precede tutti gli altri campioni di Yersina pestis e potrebbe rappresentare l'inizio della evoluzione del batterio come specie distinta. "La scoperta più importante della nostra ricerca è che possiamo datare la scissione della Yersinia pestis al suo parente più prossimo, la Yersinia pseudotubercolosis, un batterio relativamente innocuo, a circa 7300 anni fa. Questo è prima di quanto si pensasse in precedenza", ha spiegato Ben Krause-Kyora, biologo molecolare e professore di analisi del Dna antico presso l'Università Christian Albrecht di Kiel, in Germania.
Per questo, come per altri antichi ceppi di peste, questi batteri mancano degli adattamenti che hanno permesso loro di diffondersi dalle pulci, il che, si pensa, abbia dato il via all'evoluzione in una malattia più virulenta. L'enorme quantità di Dna della peste rinvenuta nel cranio analizzato, suggerisce che l'infezione avrebbe potuto essere tollerata senza causare la morte.
L'uomo era stato deposto insieme ad altri individui non affetti dalla peste, il che fa pensare che non fosse considerato altamente contagioso dalle persone con le quali viveva all'epoca. I ricercatori ritengono che questo tipo di peste non era in grado di causare grandi epidemie.
Il cranio venne scoperto per la prima volta alla fine del XIX secolo dall'archeologo dilettante Carl Georg Count Sievers che sostenne che il sito in cui venne ritrovato doveva essere un sito preistorico, anche se la sua teoria venne aspramente criticata. Il cranio svanì, in apparenza, durante la seconda guerra mondiale, ma venne riscoperto nelle collezioni della Società di Berlino per l'antropologia, l'etnologia e la preistoria nel 2011.

Fonte:
gizmodo.com

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