venerdì 11 febbraio 2022

Velia, sorprese dallo scavo sull'acropoli

Velia, gli elmi rinvenuti sull'acropoli
(Foto: Ansa)

Era il 540 a.C. quando, davanti alle coste della Corsica, in quello che gli antichi chiamavano il mare di Sardegna, si svolse la prima grande battaglia navale della storia. Una lotta epica e sanguinosa di cui ci racconta Erodoto e che vide i Focei, coloni greci insediati nella città corsa di Alalia, sotto l'attacco congiunto di Etruschi e Cartaginesi. Erodoto sostiene che lo scontro ebbe esito favorevole per i Focei.
Tuttavia le navi che erano riusciti a salvare non potevano più combattere, tanto che dovettero abbandonare Alalia e far rotta verso il sud Italia, dove comprarono un pezzo di terra e fondarono Hyele, poi rinominata Elea (Velia secondo i Romani), la città della Magna Grecia che diede i natali al filosofo Parmenide.
E' proprio qui che il direttore generale dei musei Massimo Osanna, in uno scavo avviato dagli archeologi del Parco Archeologico di Paestum-Velia, ha riportato alla luce armi con tutta probabilità provenienti proprio da quella battaglia.
Avviati l'estate scorsa sulla cima di quella che era l'acropoli della città, proprio sotto i resti ancora oggi evidenti del tempio dedicato ad Athena, gli scavi diretti da Francesco Scelza hanno riportato alla luce i resti di una struttura rettangolare di notevoli dimensioni, risalente al VI secolo a.C. Al suo interno, su un pavimento in terra battuta, ceramiche dipinte tutte contrassegnate con la scritta "Ire" (sacro) che ne attesta la dedica alla divinità, elementi architettonici decorativi in argilla cotta che risultano realizzati da maestranze cumane, non a caso forse una delle città greche in prima linea contro gli etruschi del mare, oltre a qualche frammento dell'antica copertura.
Accanto al vasellame il pavimento del tempio ospitava diverse armi in bronzo e in ferro. Ci sono, racconta Scelza, tanti frammenti di armi, quelli che al momento appaiono come i pezzi di un grande scudo decorato e due splendidi elmi in perfetto stato di conservazione: uno etrusco del tipo "a calotta", che gli esperti indicano come Negau dal nome della località slovena dove vennero ritrovati per la prima volta, l'altro di foggia calcidese. E la sorpresa più grande è proprio qui: "Sono reliquie offerte ad Athena, con tutta probabilità proprio le spoglie della battaglia di Alalia", dice Osanna.
Liberati dalla terra solo recentemente, i due elmi devono ancora essere ripuliti in laboratorio e studiati. Al loro interno potrebbero esserci iscrizioni, cosa abbastanza frequente nelle armature antiche, e queste potrebbero aiutare a ricostruire con precisione la loro storia, chissà forse anche l'identità dei guerrieri che li hanno indossati.
Già così, però, la scoperta del tempio arcaico con la sua datazione e con gli oggetti conservati al suo interno chiarisce molti particolari di quella storia di più di 2500 anni fa. "La struttura del tempio più antico risale al 540-530 a.C., proprio gli anni successivi alla battaglia di Alalia", fa notare Massimo Osanna. Mentre quella del tempio più recente, che si credeva di età ellenistica, risale in prima battuta al 480-450 a.C. per poi subire una ristrutturazione nel IV secolo a.C.
E' possibile quindi che i Focei in fuga da Alalia l'abbiano innalzato subito dopo il loro arrivo in questo tratto di cosa oggi identificato tra Punta Licosa e Palinuro, in provincia di Salerno dove, come ci racconta più volte Erodoto, trattando con gli autoctoni Enotri si erano comprati la terra necessaria per stabilirsi e riprendere i floridi commerci per i quali erano famosi.
La fondazione del tempio in questo processo doveva essere considerata di importanza nevralgica per il successo del nuovo insediamento. La memoria della sanguinosa battaglia era ancora molto viva, tanto da offrire alla dea, per propiziarne la benevolenza, le armi strappate ai nemici Etruschi.

Fonte:
Ansa.it


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