domenica 13 marzo 2022

Le miniere di smeraldo egiziane, tra Romani e Blemmi

Egitto, offerte votive rinvenute nel Tempio Grande
(Foto: Progetto Sikait)

Un team di archeologi, guidato dalla Professoressa dell'UAB Joan Oller Guzmàn, ha pubblicato i risultati degli scavi condotti nel 2020-2021 nel sito romano di Sikait, nel deserto orientale egiziano. Lo studio dimostra che i Blemmi, tribù nomade che occupò la regione dal IV al VI secolo d.C., potrebbero aver acquisito il controllo delle miniere di smeraldo fino alla fine delle attività di estrazione.
La zona era, nell'antichità, conosciuta come Mons Smaragdus, dal momento che era l'unico luogo dell'impero romano dove potevano essere estratti gli smeraldi. Gli scavi di questi ultimi due anni hanno interessato l'ultimo periodo dell'occupazione romana (IV-VI secolo d.C.) ed hanno rivelato che alcuni edifici che sorgevano sul luogo vennero occupati o, addirittura, costruiti dai Blemmi, una tribù di nomadi che vivevano nell'area alla fine del IV secolo d.C. Le indagini hanno interessato il tempio principale di Sikait, il cosiddetto Tempio Grande, ed hanno consentito di documentare la presenza di due santuari rituali perfettamente conservati, uno dei quali conteneva l'ultima offerta votiva praticamente intatta, risalente ad un periodo compreso tra il IV ed il V secolo d.C.
Gli archeologi hanno scavato uno dei complessi edilizi più imponenti, l'Edificio Tripartito, utilizzato probabilmente sia come residenza che come magazzino per lo stoccaggio degli smeraldi estratti dalle miniere. Sono state accertate ben undici aree di estrazione che, un tempo, circondavano Wadi Sikait. Qui sono stati condotti, per la prima volta, studi topografici dettagliati su due delle più importanti miniere, una delle quali composta da centinaia di gallerie e con una profondità di ben 40 metri. L'indagine ha permesso, tra le altre cose, di stabilire come fosse organizzato il lavoro all'interno delle miniere.
L'attività estrattiva su larga scala veniva iniziata solo una volta individuate le vene più produttive. Queste operazioni prevedevano l'installazioni di infrastrutture logistiche quali piccoli insediamenti, necropoli, rampe, sentieri, aree di lavoro e torri di avvistamento.
La caratteristica più importante di queste miniere è la documentazione di un importante insieme di antiche iscrizioni che consentono ai ricercatori di avere informazioni su chi materialmente lavorava nelle miniere e su come erano articolati i compiti di questi lavoratori. Tra le iscrizioni ve n'è una di una legione romana, che potrebbe essere la prima dimostrazione del coinvolgimento dell'esercito romano nello sfruttamento delle miniere di smeraldi egiziane. Non si trattava solo di difesa di queste importanti risorse, ma soprattutto di costruzione delle infrastrutture di cui dovevano essere dotate.
Sono state documentate, all'interno del Parco Nazionale Wadi el Gemal, oltre 300 miniere. Sono oramai decine i nuovi insediamenti, infrastrutture ed una nuova necropoli con 100 sepolture, il prezioso tesoro che ha arricchito la conoscenza della vita in queste comunità minerarie, fornendo ulteriori informazioni sulle caratteristiche sociali della comunità che viveva in questi luoghi prima del loro definitivo abbandono.

Fonte:
uab.cat


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