sabato 11 marzo 2023

Gran Bretagna, l'urna del gladiatore

Colchester, il vaso con le figure di gladiatori
ed orsi (Foto: Douglas Atfield/Musei Colchester)

Dopo la morte di un gladiatore o di un personaggio del mondo dei giochi gladiatori, il corpo veniva posto sul letto funebre e bruciato. Ceneri e frammenti ossei furono temporaneamente collocati in un punto riparato e poi inseriti in una sorta di coppa riservata ai campioni di questi giochi.
Alcuni frammenti incombusti dell'apparato scheletrico hanno permesso di stabilire, alla fine di sofisticate indagini di laboratorio, che l'individuo i cui resti furono collocati nella coppa, al momento della morte aveva circa 40 anni anni e che, nonostante fosse stato sepolto in terra britannica, aveva probabilmente origini europee. Un uomo del continente, insomma, un campione giunto da Roma e morto, forse, durante uno spettacolo nell'anfiteatro di Colchester, dove la coppa è stata rinvenuta.
Colchester fu il primo insediamento romano di rilievo in Britannia, dopo che la regione venne conquistata dall'imperatore Claudio. Questi, proprio a Colchester, ebbe un'accoglienza trionfale nel 43 d.C.
Il vaso/coppa è l'unica prova di un combattimento tra gladiatori in un'arena romana della Gran Bretagna. Il vaso ha una qualità talmente elevata che in un primo tempo non si pensava potesse provenire dalla Gran Bretagna. Le ultime analisi sul reperto, invece, hanno escluso questa ipotesi.
La cittadina romana disponeva di due teatri ed aveva sicuramente anche un'arena per i combattimenti, la cui dimensione era simile a quella di Verona o più piccola. Quest'arena ancora non è stata portata alla luce.
Il vaso rinvenuto venne realizzato intorno al 175 d.C. ed è decorato con tre scene principali: due uomini che combattono tra di loro; due uomini che ingaggiano una lotta con un orso; un cane che insegue due cervi ed una lepre. Il contenitore ceramico mostra le immagini di tre tipi di intrattenimento comunemente offerti negli anfiteatri romani.
Studi recentissimi hanno permesso di stabilire che il vaso non fu importato, ma realizzato con argilla locale che un'iscrizione contenente quattro nomi di gladiatori, vergata sulla parte superiore del contenitore, non fu "graffiata" dopo la cottura dell'opera, come si riteneva, ma venne realizzata sull'argilla fresca. L'iscrizione, pertanto, è strettamente collegata alle immagini.
Questo significa che il legame tra il contenitore ed i resti mortali in esso contenuti è strettissimo e che, molto probabilmente, il vaso non è stato adattato per un riuso. Forse fu realizzato per la morte di uno dei quattro gladiatori, il cui nome appare sulla ceramica, un dono da parte di colleghi o, forse era una sorta di trofeo, poi utilizzato per contenere le ceneri di uno dei quattro gladiatori.
I quattro nomi incisi sono quelli dei protagonisti dei combattimenti nell'arena: Secundus e Mario si battono contro un orso; Memnone e Valentino sono il secutor ed il reziario. Siamo di fronte a quella che poteva essere considerata una piccola squadra. Accanto al nome di Memnone c'è l'abbreviazione SAC e il numero romano VIIII, a indicare che Memnone, un secutor, aveva combattuto ben nove volte. Accanto a Valentino c'è la parola LEGIONI(S) e il numero XXX, ad indicare che Valentino aveva probabilmente militato nella 30a legione dell'esercito romano, voluta da Traiano nel 105 d.C. per la guerra contro i Daci.

Fonte:
stilearte.it

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