domenica 11 maggio 2025

Tarquinia, uno scandinavo tra gli etruschi

Cerveteri, tomba dei rilievi, fine IV sec. a. C.
(Foto: wikimedia.com)

Sensazionale scoperta quella dell'Università degli Studi di Milano a capo di un progetto di scavi che coinvolge atenei da tutto il mondo. Scoperta su cui ora gli esperti si stanno interrogando, non avendo precedenti. La notizia ha fatto il giro del mondo, essendo stata pubblicata in un articolo recentemente redatto dal gruppo di ricerca nella prestigiosa rivista Nature-Scientific Reports. A entrare nel dettaglio sono stati gli studiosi durante l'incontro dal titolo "Alla scoperta degli allevatori etruschi: nuove tecniche di indagine al complesso monumentale di Tarquinia". Ad organizzarlo la cattedra di Etruscologia dell'Università degli Studi di Milano in partnership con la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l'Etruria Meridionale, con il patrocinio del Comune di Tarquinia.
Si è parlato, durante la conferenza, di sacrifici di ovini, suini e bovini ma anche di anomale sepolture di individui alla Civita di Tarquinia. In particolare gli archeologi hanno approfondito gli studi su sei di questi corpi e dall'analisi delle ossa hanno accertato che uno di essi proveniva dalla Scandinavia.
I ricercatori hanno individuato le piante che erano coltivate, come era il clima, il cibo consumato dagli umani e dagli animali che vivevano, in passato, nel territorio controllato da Tarquinia. Ornella Prato, del Museo di Storia Naturale di Londra, si è soffermata sulle modalità di studio delle ossa rinvenute: "La nostra è un'indagine a tutto campo su una delle maggiori città etrusche. - Ha detto. - Ricerca mirata ad indagare l'intero arco della storia di Tarquinia, dalle origini, alla sua fioritura, fino alle soglie della romanizzazione. Lo studio ha permesso di gettare luce sulla provenienza degli animali, mostrando lo sfruttamento intensivo dei suini, la qualità della lana delle pecore e la produzione di latte e di formaggio".

Fonte:
ilmessaggero.it/viterbo

Canosa, memorie dalla Daunia: il frammento ritrovato

Canosa, un frammento di pittura murale dell'antica
Daunia (Foto: ilgiornaledellarte.com)

Si deve ai Carabinieri Tpc il merito di aver ritrovato un importante e raro frammento di pittura murale dell'antica Daunia esposto in anteprima nell'ultima tappa della mostra "Forme e colori dall'Italia preromana. Canosa di Puglia" (fino al 18 maggi, a cura di Massimo Osanna e Luca Mercuri) nella prima ala fruibile del nuovo Museo Archeologico Nazionale di Canosa.
Il repertorio è stato recuperato a maggio 2023 in un maxisequestro nel deposito londinese di un noto trafficante d'arte. Le analisi condotte dall'Istituto Centrale per il Restauro di Roma ne confermavano l'autenticità, evidenziando gli interventi ricostruttivi rispetto alle porzioni originali. Lo studio della vivace policromia ha confermato, inoltre, la presenza di pigmenti antichi come il blu egiziano, il cinabro e l'ocra, mescolati con particolari sostanze per ottenere diverse tonalità di viola. Il dipinto, che rappresenta un corteo funebre, conta cinque figure maschili e undici femminili (tra donne e bambine) realizzate su un fondo beige chiaro, identificabili da iscrizioni con caratteri apulo-messapici. L'uso dei colori, con una predominanza di toni rosa e viola, proprio come nei coevi vasi plastici dauni, è straordinario e contribuisce a definire forme e dettagli delle figure.
Nella ricostruzione proposta, il dipinto indicherebbe il viaggio nell'aldilà del giovane Artau. A lui il dio Hermes indica con la mano destra la via per un futuro ultraterreno in cui ad accoglierlo ci sono Dama Dameiza e Bodau Etareu, forse i suoi antenati. Lo circonda un corteo di familiari diviso in tre gruppi: un nucleo composto da un uomo, una donna e tre bambine, un gruppo di cinque donne e poi un uomo e una donna, forse una coppia. Un'altra lettura suggerisce che il defunto possa essere Bodau, alla sinistra di Hermes, la figura che il dio sfiora con la mano destra. Tutti, ad eccezione delle due bambine più piccole, hanno la mano tesa verso Hermes. Le donne, inoltre, sollevano un "flabellum" costituito da una foglia cuoriforme a stelo lungo.
Il tema espresso è quello della "deductio ad Inferos", ben attestato nelle pitture funerarie della Daunia tra IV e III secolo a.C. Le iscrizioni, sebbene non facilmente leggibili, identificano quasi tutti i personaggi con un nome proprio e un'apposizione nominale, forse un patronimico. L'analisi congiunta degli elementi tecnici e iconografici ha condotto gli specialisti ad ipotizzare che il dipinto facesse parte della facciata di un ipogeo canosino o arpano databile al III secolo a.C. L'originalità del repertorio, l'eccezionale stato di conservazione, la presenza delle iscrizioni nella lingua degli antichi Dauni, seppure nella consueta assenza di dati sul rinvenimento da scavi clandestini costituiscono una preziosa testimonianza dell'abilità artigianale, delle pratiche funerarie e della diffusione della scrittura in ambito locale.

Fonte:
ilgiornaledellarte.com

venerdì 9 maggio 2025

Svizzera, trovato un antico sito di età romana

Svizzera, scavo di un seminterrato nel sito di Kaiseraugust
(Foto: Freigelegter Keller/Kanton Argovia)

Nel nord della Svizzera, a Kaiseraugst, vicino al confine con la Germania, gli archeologi hanno portato alla luce un'antica strada romana ed una rara statuetta in bronzo raffigurante una pantera. La scoperta offre uno spaccato della vita quotidiana ad Augusta Raurica, fondata quasi 2000 anni fa.
Gli scavi sono stati effettuati tra maggio 2024 e marzo 2025, in vista di un progetto di costruzione di abitazioni residenziali e di un garage.
Il sito si trova all'interno della città bassa di Augusta Raurica, un insediamento romano fondato nel 44 a.C. vicino all'odierna Basilea e noto come una delle città romane meglio conservate a nord delle Alpi. Gli archeologi hanno anche identificato tombe di epoca romana successiva, parte di una necropoli più ampia.
Il tratto di strada tornato alla luce è largo quasi quattro metri. Nel corso del tempo la strada è stata riparata ed ampliata. Era fiancheggiata da fossati di drenaggio ed ombreggiata da camminamenti colonnati su entrambi i lati ed offriva una chiara immagine delle infrastrutture e della pianificazione urbana romana.
Nelle vicinanze, gli archeologi hanno scoperto diversi edifici, tra i quali una grande struttura in pietra con un seminterrato ed una casa parzialmente scavata. Questi spazi sotterranei erano ben conservati ed hanno restituito numerosi manufatti.
I ricercatori hanno trovato diversi fosse e pozzi rivestiti in pietra nei cortili delle abitazioni e stanno tuttora indagando sul loro uso, se come depositi o come latrine. Hanno documentato anche numerose sepolture di neonati situate all'interno delle case e nei cortili. In epoca romana i neonati venivano comunemente sepolti in casa, piuttosto che nelle necropoli pubbliche.
Il sito fu occupato dalla fine del I secolo fino al III secolo d.C., con tracce di un successivo utilizzo romano confermato dalle numerose monete ed oggetti rinvenuti. Tra le scoperte più sorprendenti vi sono una statuetta in bronzo raffigurante una pantera, un altare votivo ricavato da pietra tenera ed una fusaiola in vetro colorato realizzata utilizzando la tecnica del mosaico.

Fonte:
greekreporter.com


I misteri dei papiri di Ercolano...

Lettere greche sul rotolo di Ercolano conservato presso la
Biblioteca Bodleiana di Oxford (illus. Vesuvio Challenge)

Un rotolo carbonizzato, recuperato in una villa romana sepolta sotto la cenere durante l'eruzione del Vesuvio, è stato identificato come l'influente opera di un antico filosofo greco.
I ricercatori hanno scoperto il titolo e l'autore sul papiro di Ercolano dopo averlo sottoposto ai raggi X ed averlo virtualmente scartato al computer: è la prima volta che dettagli così importanti vengono ricavati con questo approccio.
Tracce di inchiostro visibili nelle immagini radiografiche hanno rivelato che il testo faceva parte di un'opera in più volumi, "Dei Vizi", scritta dal filosofo epicureo Filodemo nel I secolo a.C. Il rotolo è uno dei tre provenienti da Ercolano e conservati presso la Biblioteca Bodleiana di Oxford. Il rotolo è uno delle centinaia di reperti rinvenuti nella biblioteca di una lussuosa villa romana che si ritiene appartenesse al suocero di Giulio Cesare.
Gli scavi del XVIII secolo hanno portato alla luce molti degli antichi rotoli, la maggior parte dei quali è conservata presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. Ma i documenti sono così gravemente danneggiati che si sbriciolano quando i ricercatori cercano di srotolarli e l'inchiostro sul papiro carbonizzato è illeggibile.
Accanto a "Dei Vizi" e "Filodemo", un numero presente sul rotolo suggerirebbe che potrebbe trattarsi del primo volume dell'opera. "Dei Vizi" contiene almeno 10 libri, mentre altri trattano argomenti quali l'arroganza, l'avidità, l'adulazione e la gestione domestica.
I ricercatori stanno riscontrando tracce di inchiostro in molti dei nuovi rotoli scansionati, anche se non le hanno ancora convertite in testo.

Fonte:
theguardian.com


Tarquinia, uno scandinavo tra gli etruschi

Cerveteri, tomba dei rilievi, fine IV sec. a. C. (Foto: wikimedia.com) Sensazionale scoperta quella dell' Università degli Studi di Mila...