| Ragusa, i resti della nave lapidaria romana scoperti al largo della costa (Foto: quotidianodiragusta.it) |
E' stato recentemente individuato e parzialmente analizzato un antico relitto romano, una navis lapidaria risalente al II secolo d.C., a circa 2 chilometri dalla costa dell'antica Kamarina, nel comune di Ragusa.
Kamarina venne fondata agli inizi del VI secolo a.C. (598-597 a.C.) dai Greci di Siracusa, sul promontorio delimitato dai fiumi Ippari a nord e Oanis a sud. Lo scopo dell'insediamento era quello di creare un presidio lungo la rotta africana e frenare l'espansione verso sud di Gela, che una ventina di anni dopo, fonderà Akragas.
Divenuta rapidamente un importante centro agricolo e di riferimento per i fiorenti traffici commerciali dell'entroterra ibleo e anche dei Siculi, la colonia entrò presto in conflitto con la città-madre Siracusa, conflitto che durò a lungo. Secoli dopo, il suo porto, ormai sotto il dominio romano, visse ancora un periodo di floridezza, ma negli anni dell'impero perse importanza a favore del porto poco distante di Kaukana.
Il ritrovamento è il risultato del Kaukana Project, un'iniziativa di ricerca che vede la stretta collaborazione tra l'Università di Udine, la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e l'Institute of Nautical Archaeology del Texas. Il progetto, avviato sette anni fa su impulso dell'archeologo Sebastiano Tusa, si concentra nell'area costiera tra Kamarina, Kaukana e Ispica, un tempo nodo cruciale per i traffici nel Mediterraneo.
Il relitto ha rivelato un carico significativo pe la ricostruzione delle rotte commerciali romane. A bordo sono state rinvenute due colonne semilavorate di marmo numidico, blocchetti di arenaria e marmo grigio oltre a numerose anfore africane. La presenza del marmo proveniente dall'Africa già a partire dal I secolo a.C. conferma l'importanza degli scambi marittimi con le coste meridionali del Mediterraneo.
Attualmente le ricerche si stanno concentrando sull'analisi dettagliata dello scafo e sul prelievo di campioni per analisi paleobotaniche.
Kamarina venne fondata agli inizi del VI secolo a.C. (598-597 a.C.) dai Greci di Siracusa, sul promontorio delimitato dai fiumi Ippari a nord e Oanis a sud. Lo scopo dell'insediamento era quello di creare un presidio lungo la rotta africana e frenare l'espansione verso sud di Gela, che una ventina di anni dopo, fonderà Akragas.
Divenuta rapidamente un importante centro agricolo e di riferimento per i fiorenti traffici commerciali dell'entroterra ibleo e anche dei Siculi, la colonia entrò presto in conflitto con la città-madre Siracusa, conflitto che durò a lungo. Secoli dopo, il suo porto, ormai sotto il dominio romano, visse ancora un periodo di floridezza, ma negli anni dell'impero perse importanza a favore del porto poco distante di Kaukana.
Il ritrovamento è il risultato del Kaukana Project, un'iniziativa di ricerca che vede la stretta collaborazione tra l'Università di Udine, la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e l'Institute of Nautical Archaeology del Texas. Il progetto, avviato sette anni fa su impulso dell'archeologo Sebastiano Tusa, si concentra nell'area costiera tra Kamarina, Kaukana e Ispica, un tempo nodo cruciale per i traffici nel Mediterraneo.
Il relitto ha rivelato un carico significativo pe la ricostruzione delle rotte commerciali romane. A bordo sono state rinvenute due colonne semilavorate di marmo numidico, blocchetti di arenaria e marmo grigio oltre a numerose anfore africane. La presenza del marmo proveniente dall'Africa già a partire dal I secolo a.C. conferma l'importanza degli scambi marittimi con le coste meridionali del Mediterraneo.
Attualmente le ricerche si stanno concentrando sull'analisi dettagliata dello scafo e sul prelievo di campioni per analisi paleobotaniche.
Fonte:
ilgiornaledellarte.com
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