La V edizione del Corso di Introduzione all'Archeologia Subacquea, organizzato al Castello di Donnafugata, in provincia di Ragusa, ha portato un'inaspettata sorpresa.
La parte pratica del corso è stata effettuata all'interno dell'area del "Palamento", presso Punta Secca (Ragusa), dove gli studiosi hanno sempre pensato ci fosse un porto tardo romano-bizantino, legato al vicino abitato di Kaukana. All'interno dello specchio d'acqua, infatti, sono stati già individuati due relitti che non sono, però, ancora stati scientificamente indagati.
Il corso prevedeva il rilievo di uno dei due relitti visibili ed il prelevamento di campioni lignei per la datazione al Carbonio 14. Durante una fase definita "ricognizione a pettine", la corsista Barbara Ferrari, di Massa Carrara, ha individuato una "protuberanza" che fuoriusciva dalla sabbia, dalla forma anomala, che, più tardi, si è rivelato essere il busto di una statua.
Dal momento che il trafugamento del reperto sembrava cosa assai probabile, data la sua vicinanza alla spiaggia affollata di bagnanti, si è proceduto al suo recupero ed all'affidamento al locale Museo Archeologico Regionale di Camarina, in attesa di procedere al restauro.
Per quanto riguarda la datazione, ci sono molti interrogativi, visto che il reperto è stato ritrovato in una località ricca di testimonianze risalenti al IV-VII secolo d.C.. Il dorso maschile, infatti, presenta una fisionomia decisamente classica.
La parte pratica del corso è stata effettuata all'interno dell'area del "Palamento", presso Punta Secca (Ragusa), dove gli studiosi hanno sempre pensato ci fosse un porto tardo romano-bizantino, legato al vicino abitato di Kaukana. All'interno dello specchio d'acqua, infatti, sono stati già individuati due relitti che non sono, però, ancora stati scientificamente indagati.
Il corso prevedeva il rilievo di uno dei due relitti visibili ed il prelevamento di campioni lignei per la datazione al Carbonio 14. Durante una fase definita "ricognizione a pettine", la corsista Barbara Ferrari, di Massa Carrara, ha individuato una "protuberanza" che fuoriusciva dalla sabbia, dalla forma anomala, che, più tardi, si è rivelato essere il busto di una statua.
Dal momento che il trafugamento del reperto sembrava cosa assai probabile, data la sua vicinanza alla spiaggia affollata di bagnanti, si è proceduto al suo recupero ed all'affidamento al locale Museo Archeologico Regionale di Camarina, in attesa di procedere al restauro.
Per quanto riguarda la datazione, ci sono molti interrogativi, visto che il reperto è stato ritrovato in una località ricca di testimonianze risalenti al IV-VII secolo d.C.. Il dorso maschile, infatti, presenta una fisionomia decisamente classica.
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