sabato 8 agosto 2009

La peste nella storia antica


Non si sa quando, esattamente, la peste fece il suo ingresso nella storia. Se ne hanno tracce nel bacino del Mediterraneo molto prima della romanità. Omero menziona la peste nell'Iliade, durante la guerra di Troia.
Sicuramente la peste non era una novità quando, nel IV secolo d.C., comparve in modo devastante nella penisola italiana. In un caldo ottobre del 541, durante il regno dell'imperatore Giustiniano (527-565 d.C.), il porto di Pelusio, sulla foce orientale del delta del Nilo, fu sconvolto da una terribile notizia: era arrivata la peste. Le imbarcazioni che facevano quotidianamente scalo nel porto egiziano, avevano portato il triste carico di contagio e di morte.
Probabilmente la peste era partita dall'Etiopia, secondo quanto ci tramanda lo storico bizantino Egravio Scolastico, e si era diffusa a causa del numero elevato di ratti in città e nell'area portuale, che, a loro volta, erano stati contagiati da altri ratti infetti giunti con le imbarcazioni.
Da Pelusio la peste si diffuse in tutto l'Egitto, la Siria e la Palestina. Nella primavera del 542 sbarcò a Costantinopoli dove, in quattro mesi, avrebbe mietuto trecentomila persone, un terzo della popolazione della città. Lo storico bizantino Procopio narra, ma è notizia da accertarsi, che lo stesso imperatore Giustiniano ne fu colpito. Sicuramente, però, la peste prese proprio nome dall'imperatore.
Tra il periodo Tardo antico e l'alto Medioevo, numerose furono le epidemie, almeno diciotto colpirono il vicino Oriente ed undici l'Occidente. La peste del IV secolo, però, fu particolarmente virulenta, con ondate cicliche di nove-tredici anni. La terza ondata, quella che colpì in modo maggiore l'Italia, arrivò nel 570, forse veicolata dai porti di Marsiglia e Genova. Anche la quarta ondata (dal 580 al 582) e la quinta (dal 588 al 591) interessarono particolarmente l'Occidente, colpendo in modo virulento la Spagna, la Gallia e l'Italia. Gli effetti di quest'epidemia di peste finirono per sommarsi a quelli di una violenta epidemia di vaiolo, che, anch'essa nel 570, colpì gran parte dell'Europa continentale.
La descrizione più cruda degli effetti della peste del IV secolo, ce la dà Procopio che, al seguito di uno dei generali di Giustiniano, Belisario, viaggiò durante la pandemia per le regioni mediterranee: "...febbre violenta, buboni e pustole in ogni parte del corpo, delirio e morte anche per suicidio. Normalmente la malattia aveva un brusco peggioramento... Alcuni morivano improvvisamente, mentre altri rimanevano vivi in uno stato di violento delirio".
La peste colse la penisola italiana in un momento particolarmente critico, che seguiva la disgregazione dell'impero d'Occidente e l'arrivo di popolazioni dal nordest. La qualità della vita, nel nostro paese, era precipitosamente decaduta e tutti i servizi di pubblica utilità erano stati progressivamente smantellati, soprattutto le strutture igieniche e sanitarie. Inoltre la guerra greco-gotica aveva stremato e molto ridotta la popolazione. In alcune zone della penisola, la peste si andò a sommare, inoltre, ad un'altra terribile malattia: la lebbra.

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