lunedì 28 settembre 2009

Vita da...gatto


Nella cultura egizia, l'adorazione degli animali era una parte essenziale del culto e della cultura. Molte erano le specie venerate in quanto manifestazioni della divinità. Tra di esse riveste un ruolo senza dubbio particolare il gatto.
Il gatto era sacro alla dea Bastet, dea della gioia, dell'amore, della danza e della musica. Le caratteristiche del gatto che colpivano gli Egizi erano, senza dubbio, la possibilità di vedere al buio, le abitudini notturne, il carattere mutevole, l'agilità, l'astuzia, il distacco.
In Egitto vi sono due specie indigene: il Felis chaus, presente solo nel paese e in Asia Sudorientale, ed il Felis silvestris libica, una specie africana selvatica.
In antico egizio il termine per indicare il gatto era onomatopeico del suo verso, "miu", ed è attestato dall'Antico Regno (2575-2135 a.C.) in poi come componente di nomi propri. Dalla XII Dinastia i gatti vengono raffigurati sugli affreschi delle tombe private, in scene di caccia, in prossimità di acquitrini o seduti sulla sedia del padrone. I resti più antichi sono stati ritrovati a Mostaggedda (presso l'attuale Assiut).
L'apoteosi del gatto è raggiunta nei testi funerari del Nuovo Regno (1550-1075 a.C.), dove, nell'Anduat (uno dei testi che accompagnano i defunti nel loro viaggio nell'aldilà) il gatto è un demone che decapita i prigionieri legati. Nella "Litania di Ra" il gatto è la personificazione del dio solo stesso ed uccide il serpente Apopi con un coltello ai piedi dell'albero sacro.
Dal 1100 a.C. in poi il culto degli animali sacri va sempre più diffondendosi. Un gran numero di gatti, sacri a Bastet, vengono allevati nei templi per divenire ex voto, mummificati e sepolti nelle gallerie sotterranee di Bubasti, 80 chilometri a nordest del Cairo, centro principale del culto. La mummificazione permette al gatto di trasformarsi in un Osiride, dio dell'oltretomba, un essere divino al quale è concessa l'immortalità.
Erodoto, nelle sue "Storie", dà una descrizione delle vivaci feste che si svolgevano in onore della dea Bastet, caratterizzate da danze, atteggiamenti licenziosi, grande consumo di vino e dal suono ossessivo dei sistri.
Le mummie di gatto sono così numerose che, nel XIX secolo, furono spedite in Inghilterra ed in Francia per essere utilizzate come fertilizzante.
Gli esami condotti sulle mummie di questi animali hanno rivelato aspetti interessanti. Innanzitutto gli animali hanno pochi mesi di vita, non raggiungono i due anni e presentano traumi all'altezza del collo o della testa che indicano il modo in cui sono stati soppressi.

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