giovedì 12 novembre 2009

I misteri di Pavlopetri


Pavlopetri è una città sommersa di tremila anni fa, della quale sono perfettamente conservati e visibili quindici edifici, cinque strade, due cimiteri e trentasette tombe. Le acque sono quelle del Mediterraneo, che lambiscono la propaggine più meridionale del Peloponneso.
La città fu fotografata, per la prima volta, nel 1968 da studiosi dell'Istituto di Oceanografia dell'Università di Cambridge e poi mai esplorata, almeno fino all'estate scorsa. Archeologi inglesi, infatti, si sono tuffati nel bu dell'Egeo, al largo delle coste della Laconia ed hanno ripreso immagini di quello che è considerato il primo porto del Mediterraneo. Gli studiosi hanno potuto constatare che Pavlopetri è più grande di quanto si credesse quarant'anni fa e, soprattutto, è più antica.
Nel 1968 gli archeologi avevano datato Pavlopetri al periodo Miceneo, 1600-1000 a.C., ora gli archeologi inglesi hanno avuto la certezza che l'abitato urbano risalirebbe al tardo Neolitico, vale a dire al 2800-1100 a.C.. La quasi certezza proverrebbe da alcune ceramiche risalenti a 5000 anni fa. Non solo, le nuove ricerche hanno permesso di scoprire nuovi edifici per una superficie di 150 metri quadri, tra i quali ve n'è uno che potrebbe essere il primo esempio di cripta con pilastri della Grecia continentale. Vi è anche un megaron, ampia stanza tipica dei palazzi micenei, due tombe in pietra dall'aspetto imponente ed un pithos, una giara funeraria dell'età del Bronzo.

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