Il grandioso complesso legato all'imperatore Massenzio, sull'Appia antica, è fatto comunemente risalire al IV secolo, in particolare agli anni che vanno dal 308 al 312 d.C., quando l'imperatore acquistò la proprietà degli immobili precedentemente posseduti dalla famiglia degli Annii. Il complesso fu, immediatamente, articolato in tre elementi funzionali distinti architettonicamente: il mausoleo imperiale, il circo ed il palazzo imperiale.
Il circo fu con sicurezza attribuito a Massenzio grazie al rinvenimento, durante gli scavi del 1825, di un'iscrizione con la dedica a Romolo, figlio dell'imperatore, morto prematuramente nel 309 d.C.. Il palazzo imperiale nacque dalla rielaborazione di un impianto più antico, di tipo residenziale, che sorgeva a 200 metri dalla via Appia. Indagini archeologiche eseguite negli anni Sessanta del 1900, hanno permesso di tracciare con più accuratezza la storia della villa rustica prima che si trasformasse in residenza imperiale. La costruzione apparteneva, con certezza, al periodo tardorepubblicano. Lo si è dedotto anche grazie al ritrovamento delle strutture di un criptoportico, lunghe 115 metri. L'approvvigionamento idrico era assicurato tramite l'escavazione di pozzi che, nelle fasi successive, risultano rimpiazzati da cisterne.
Al I secolo d.C. si colloca, con buona approssimazione, la costruzione di due ambienti destinati, con tutta probabilità, a ninfei e di una grande cisterna d'acqua nel settore orientali. Durante la media età imperiale venne creata una scenografia piuttosto elaborata che fronteggiava la via Appia e vennero innalzati due torriioni circolari ai lati del criptoportico.
Nell'ultima fase costruttiva si ebbe una trasformazione radicale del complesso, soprattutto sotto il profilo dell'organizzazione degli spazi abitativi. E' in questo momento storico che si passò dalla villa rustica al palazzo imperiale. Il complesso edilizio venne, dunque, dotato di una sala absidata ed ambienti annessi ed il palazzo venne strutturato in stretta connessione con il circo. Quest'ultimo fu edificato in opera listata, per una lunghezza complessiva di 490 metri ed una larghezza di 92. Sul lato che guarda l'Appia furono collocati i dodici carceres, dai quali partivano i carri, ai lati di un ampio arco di ingresso. Alle due estremità di questa facciata sorgevano due torri di pianta quadrata divise in tre piani. Le gradinate, che potevano ospitare fino a 10.000 persone, poggiavano su una volta oggi in parte crollata. La tribuna dove si trovava il pulvinar, il luogo dal quale Massenzio assiteva alle corse, era collocata a nord ed è costituita da un ambiente rettangolare, collegato con un vano circolare di raccordo con i vani del palazzo. Da ricordare che le fazioni che correvano nel circo romano erano, solitamente, quattro: l'Albata (bianca), la Russata (rossa), la Pràsina (verde) e la Vèneta (azzurra). La corsa aveva inizio quando il magistrato preposto dava il via lasciando cadere la mappula
La spina del circo è lunga circa 296 metri ed era, un tempo, limitata da metae semicircolari. Al centro è ancora visibile la massicciata sulla quale si elevava l'obelisco detto di Domiziano, forse trasportato qui dall'Iseo di Campo Marzio, che papa Innocenzo X fece trasportare, nel 1648, sulla fontana del Bernini a piazza Navona (la cuspide è ai Musei Vaticani).
Una rilevanza non secondaria, nel complesso imperiale di Massenzio, ha il Mausoleo di Romolo, un edificio rotondo a due piani e avancorpo rettangolare. La camera funeraria vera e propria era composta da un vano circolare circondato da un corridoio anulare coperto con volta a botte, arricchito di nicchie per sarcofagi lungo il muro perimetrale. Attualmente l'edificio è inglobato in un altro più moderno, un casolare anteriore al 1763. Un tempo era circondato, invece, da un vasto quadriportico.
Dal I al II secolo d.C., in quest'area, si era sviluppata una necropoli con edifici a camera allineati in file parallele, lungo stradine secondarie. Alcune di queste costruzioni sono tuttora visibili nel settore antistante il circo di Massenzio, tra questo ed il Mausoleo di Romolo. L'edificio meglio conservato, tra queste strutture, è un colombario ipogeo di pianta quadrata, dotato di una scala in mattoni che permetteva di superare il dislivello tra il piano interno e la quota esterna. L'ipogeo risale alla prima metà del II secolo d.C. e venne utilizzato almeno fino al III secolo, quando uno dei fruitori, divenuto cristiano, si fece realizzare, nella camera funeraria, un ampio sepolcro a cassa in muratura, decorato con scene tratte dal ciclo di Giona.
Alla morte dell'imperatore la proprietà comprendente il palazzo imperiale passò, con tutta probabilità, a Costantino. In seguito divenne possesso della vicina chiesa di S. Sebastiano, poi dei conti di Tuscolo, dei Cenci e dei Torlonia. Di tutti gli edifici del complesso imperiale il palazzo è quello che si è conservato peggio. Ne rimangono solo le parti absidali di tre grandi ambienti: quello centrale, conosiciuto come Tempio di Venere e Cupido, è il centro dell'intera costruzione, proabilmente l'aula palatina destinata alle udienze, quella che fu costruita per prima quando la villa rustica divenne proprietà imperiale.
Il circo fu con sicurezza attribuito a Massenzio grazie al rinvenimento, durante gli scavi del 1825, di un'iscrizione con la dedica a Romolo, figlio dell'imperatore, morto prematuramente nel 309 d.C.. Il palazzo imperiale nacque dalla rielaborazione di un impianto più antico, di tipo residenziale, che sorgeva a 200 metri dalla via Appia. Indagini archeologiche eseguite negli anni Sessanta del 1900, hanno permesso di tracciare con più accuratezza la storia della villa rustica prima che si trasformasse in residenza imperiale. La costruzione apparteneva, con certezza, al periodo tardorepubblicano. Lo si è dedotto anche grazie al ritrovamento delle strutture di un criptoportico, lunghe 115 metri. L'approvvigionamento idrico era assicurato tramite l'escavazione di pozzi che, nelle fasi successive, risultano rimpiazzati da cisterne.
Al I secolo d.C. si colloca, con buona approssimazione, la costruzione di due ambienti destinati, con tutta probabilità, a ninfei e di una grande cisterna d'acqua nel settore orientali. Durante la media età imperiale venne creata una scenografia piuttosto elaborata che fronteggiava la via Appia e vennero innalzati due torriioni circolari ai lati del criptoportico.
Nell'ultima fase costruttiva si ebbe una trasformazione radicale del complesso, soprattutto sotto il profilo dell'organizzazione degli spazi abitativi. E' in questo momento storico che si passò dalla villa rustica al palazzo imperiale. Il complesso edilizio venne, dunque, dotato di una sala absidata ed ambienti annessi ed il palazzo venne strutturato in stretta connessione con il circo. Quest'ultimo fu edificato in opera listata, per una lunghezza complessiva di 490 metri ed una larghezza di 92. Sul lato che guarda l'Appia furono collocati i dodici carceres, dai quali partivano i carri, ai lati di un ampio arco di ingresso. Alle due estremità di questa facciata sorgevano due torri di pianta quadrata divise in tre piani. Le gradinate, che potevano ospitare fino a 10.000 persone, poggiavano su una volta oggi in parte crollata. La tribuna dove si trovava il pulvinar, il luogo dal quale Massenzio assiteva alle corse, era collocata a nord ed è costituita da un ambiente rettangolare, collegato con un vano circolare di raccordo con i vani del palazzo. Da ricordare che le fazioni che correvano nel circo romano erano, solitamente, quattro: l'Albata (bianca), la Russata (rossa), la Pràsina (verde) e la Vèneta (azzurra). La corsa aveva inizio quando il magistrato preposto dava il via lasciando cadere la mappula
La spina del circo è lunga circa 296 metri ed era, un tempo, limitata da metae semicircolari. Al centro è ancora visibile la massicciata sulla quale si elevava l'obelisco detto di Domiziano, forse trasportato qui dall'Iseo di Campo Marzio, che papa Innocenzo X fece trasportare, nel 1648, sulla fontana del Bernini a piazza Navona (la cuspide è ai Musei Vaticani).
Una rilevanza non secondaria, nel complesso imperiale di Massenzio, ha il Mausoleo di Romolo, un edificio rotondo a due piani e avancorpo rettangolare. La camera funeraria vera e propria era composta da un vano circolare circondato da un corridoio anulare coperto con volta a botte, arricchito di nicchie per sarcofagi lungo il muro perimetrale. Attualmente l'edificio è inglobato in un altro più moderno, un casolare anteriore al 1763. Un tempo era circondato, invece, da un vasto quadriportico.
Dal I al II secolo d.C., in quest'area, si era sviluppata una necropoli con edifici a camera allineati in file parallele, lungo stradine secondarie. Alcune di queste costruzioni sono tuttora visibili nel settore antistante il circo di Massenzio, tra questo ed il Mausoleo di Romolo. L'edificio meglio conservato, tra queste strutture, è un colombario ipogeo di pianta quadrata, dotato di una scala in mattoni che permetteva di superare il dislivello tra il piano interno e la quota esterna. L'ipogeo risale alla prima metà del II secolo d.C. e venne utilizzato almeno fino al III secolo, quando uno dei fruitori, divenuto cristiano, si fece realizzare, nella camera funeraria, un ampio sepolcro a cassa in muratura, decorato con scene tratte dal ciclo di Giona.
Alla morte dell'imperatore la proprietà comprendente il palazzo imperiale passò, con tutta probabilità, a Costantino. In seguito divenne possesso della vicina chiesa di S. Sebastiano, poi dei conti di Tuscolo, dei Cenci e dei Torlonia. Di tutti gli edifici del complesso imperiale il palazzo è quello che si è conservato peggio. Ne rimangono solo le parti absidali di tre grandi ambienti: quello centrale, conosiciuto come Tempio di Venere e Cupido, è il centro dell'intera costruzione, proabilmente l'aula palatina destinata alle udienze, quella che fu costruita per prima quando la villa rustica divenne proprietà imperiale.
1 commento:
Happy New year to you, too!
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