E' stato un italiano, Lorenzo Nigro, a scoprire l'edificio in mattoni più antico del mondo. Il muro si trova a Gerico e risale a quindicimila anni fa circa, ossia al periodo neolitico pre-ceramico, prima che si fabbricassero oggetti in terracotta.
"E' il muro di una torre circolare costruito con mattoni crudi, paglia e fango", ha rivelato Nigro ad uno dei convegni tenutosi durante la Borsa Mediterranea del Turismo a Paestum. "E' il primo caso di architettura modulare, con i mattoni montati a corsi alterni, che hanno la forma di un filone di pane e sono tenuti insieme da una malta di cenere e fango".
Quello di Gerico non era un edificio abitativo. La torre ed il muro cui era collegata furono costruiti a scopi difensivi. L'enigma, non ancora risolto, è contro chi si doveva difendere l'antica popolazione di Gerico. Sempre nei dintorni del muro in mattoni è stato ritrovato un teschio sepolto ritualmente 9000 anni fa e, in un giacimento funerario un pò meno antico, altri teschi separati dai corpi, modellati e raggruppati in un rituale del quale non si conoscono ancora le modalità ma che, probabilmente, riguarda il culto degli antenati. Una sorta di divinizzazione dei defunti, un culto che, per la prima volta nel neolitico, si discosta dal culto della Dea Madre. Accanto al teschio era stata deposta una pietruzza che aveva la valenza di una rudimentale moneta. "Quel sassolino - ha raccontato Nigro. - ci ha fatto pensare alla monetina che nell'antichità classica si lasciava nella bocca del defunto, perchè potesse pagare il traghettatore nel mondo dell'oltretomba".
La prima frequentazione umana documentata del sito di Gerico risale a dodicimila anni fa, attorno alla sorgente di Ain es-Sultan, la biblica sorgente di Eliseo. La comunità che abitò questi luoghi fu una delle prime a sostenersi grazie ai proventi dell'agricoltura.
Gli scavi hanno prodotto risultati eccezionali, confermando Gerico come primo insediamento umano costruito dall'uomo. Nel corso dei millenni successivi la città prese il nome di Ruha, datole dai Cananei (in biblico Yeriho, mentre l'attuale nome arabo è Ariha), nome rivelato, ha spiegato Nigro, da un'iscrizione in geroglifico.
Anche quest'anno la città di Gerico è stata scavata dalla missione di scavo archeologico dell'Università di Roma "La Sapienza", che ha acquisito ulteriori conoscenze sulla città durante l'Età del Bronzo (3000-1550 a.C.) e della doppia cinta muraria del Bronzo antico (2700-2350 a.C.), sulla quale vi sono tracce evidenti di una violentissima distruzione.
"E' il muro di una torre circolare costruito con mattoni crudi, paglia e fango", ha rivelato Nigro ad uno dei convegni tenutosi durante la Borsa Mediterranea del Turismo a Paestum. "E' il primo caso di architettura modulare, con i mattoni montati a corsi alterni, che hanno la forma di un filone di pane e sono tenuti insieme da una malta di cenere e fango".
Quello di Gerico non era un edificio abitativo. La torre ed il muro cui era collegata furono costruiti a scopi difensivi. L'enigma, non ancora risolto, è contro chi si doveva difendere l'antica popolazione di Gerico. Sempre nei dintorni del muro in mattoni è stato ritrovato un teschio sepolto ritualmente 9000 anni fa e, in un giacimento funerario un pò meno antico, altri teschi separati dai corpi, modellati e raggruppati in un rituale del quale non si conoscono ancora le modalità ma che, probabilmente, riguarda il culto degli antenati. Una sorta di divinizzazione dei defunti, un culto che, per la prima volta nel neolitico, si discosta dal culto della Dea Madre. Accanto al teschio era stata deposta una pietruzza che aveva la valenza di una rudimentale moneta. "Quel sassolino - ha raccontato Nigro. - ci ha fatto pensare alla monetina che nell'antichità classica si lasciava nella bocca del defunto, perchè potesse pagare il traghettatore nel mondo dell'oltretomba".
La prima frequentazione umana documentata del sito di Gerico risale a dodicimila anni fa, attorno alla sorgente di Ain es-Sultan, la biblica sorgente di Eliseo. La comunità che abitò questi luoghi fu una delle prime a sostenersi grazie ai proventi dell'agricoltura.
Gli scavi hanno prodotto risultati eccezionali, confermando Gerico come primo insediamento umano costruito dall'uomo. Nel corso dei millenni successivi la città prese il nome di Ruha, datole dai Cananei (in biblico Yeriho, mentre l'attuale nome arabo è Ariha), nome rivelato, ha spiegato Nigro, da un'iscrizione in geroglifico.
Anche quest'anno la città di Gerico è stata scavata dalla missione di scavo archeologico dell'Università di Roma "La Sapienza", che ha acquisito ulteriori conoscenze sulla città durante l'Età del Bronzo (3000-1550 a.C.) e della doppia cinta muraria del Bronzo antico (2700-2350 a.C.), sulla quale vi sono tracce evidenti di una violentissima distruzione.
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