Il culto dell'Arcangelo Michele fu introdotto dall'Oriente ed approdò, per la prima volta in un luogo vicino Roma, lungo la Salaria, dove esisteva ed era nota una basilica del V secolo, dedicata a Michele, al VII miglio della stessa via.
Il documento più antico attestante un culto di S. Michele Arcangelo è rintracciabile nel "Martirologio Geronimiano" risalente al V secolo. In esso si attesta al 29 settembre a Roma, sulla via Salaria, al VI miglio, l'esistenza della basilica dedicata all'Arcangelo. Da parte sua il "Liber Pontificalis" aggiunge che papa Simmaco (498-514) "ampliò la basilica dell'Arcangelo Michele, vi realizzò una scalinata e la fornì di acqua". Una seconda menzione della basilica sulla Salaria è nel "Sacramentum Leoniano", risalente alla metà del VI secolo, mentre nel "Gelasiano Antico", del secolo successivo, il riferimento è carente del correlato geografico.
Nel VII secolo l'itinerario "De Locis", a proposito della via Salaria, attesta al VII miglio di questa via la "chiesa di San Michele", inserendola nell'elenco delle chiese visitate regolarmente dai pellegrini. Nel secondo quarto del IX secolo le fonti riferiscono, invece, della festa dedicata a San Michele Arcangelo, celebrata il 29 settembre al santuario garganico e alla chiesa istituita a Castel Sant'Angelo. Gli indizi archeologici lasciano pensare che, in questo periodo, la chiesa sulla Salaria fosse in stato di abbandono ed, in seguito, quasi completamente occultata dalla vegetazione al punto che, nel corso dei secoli successivi, si è persa memoria della sua esatta dislocazione.
Nel 1996, in occasione di lavori di consolidamento di un villino, ora sede di una congregazione religiosa di Suore, la basilica è stata ritrovata dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.
Da quel che appare da ciò che resta, la chiesa di San Michele Arcangelo sulla via Salaria era organizzata con tre lunghi ambienti paralleli. Quello centrale è molto più ampio di quelli laterali. Le navate erano divise da due file di colonne. E' stata individuata quella che è, probabilmente, la fondazione dell'abside. La struttura rettangolare in mezzo alla navata centrale è, probabilmente, l'alloggiamento del recinto presbiteriale, forse un altare in medio, ipotesi avvalorata dalla mancanza di contatti con l'abside.
Il modulo di costruzione della basilica si è basato sulla tradizione orientale, il piede bizantino (lunghezza 30,8 centimetri), piuttosto che sul piede romano (29,5 centimetri). I dati di scavo confermano che la fondazione della basilica risale effettivamente al V secolo. Al 380-450 risale la datazione del mosaico rinvenuto nella navata centrale, al IV-V secolo, invece, risale una lastra di marmo con incisa una croce monogrammatica, entrambi, però, rinvenuti fuori contesto.
Nel 1939 sono stati ritrovati tre frammenti altomedioevali, di cui due attualmente murati a breve distanza ed appartenenti all'arredo della chiesa. Quattro sepolture, realizzate in materiale lapideo di spoglio stanno, forse, ad indicare che l'edificio visse, verosimilmente, fino al basso medioevo, in quanto questo tipo di tomba è databile dopo il VI-VII secolo.
Il documento più antico attestante un culto di S. Michele Arcangelo è rintracciabile nel "Martirologio Geronimiano" risalente al V secolo. In esso si attesta al 29 settembre a Roma, sulla via Salaria, al VI miglio, l'esistenza della basilica dedicata all'Arcangelo. Da parte sua il "Liber Pontificalis" aggiunge che papa Simmaco (498-514) "ampliò la basilica dell'Arcangelo Michele, vi realizzò una scalinata e la fornì di acqua". Una seconda menzione della basilica sulla Salaria è nel "Sacramentum Leoniano", risalente alla metà del VI secolo, mentre nel "Gelasiano Antico", del secolo successivo, il riferimento è carente del correlato geografico.
Nel VII secolo l'itinerario "De Locis", a proposito della via Salaria, attesta al VII miglio di questa via la "chiesa di San Michele", inserendola nell'elenco delle chiese visitate regolarmente dai pellegrini. Nel secondo quarto del IX secolo le fonti riferiscono, invece, della festa dedicata a San Michele Arcangelo, celebrata il 29 settembre al santuario garganico e alla chiesa istituita a Castel Sant'Angelo. Gli indizi archeologici lasciano pensare che, in questo periodo, la chiesa sulla Salaria fosse in stato di abbandono ed, in seguito, quasi completamente occultata dalla vegetazione al punto che, nel corso dei secoli successivi, si è persa memoria della sua esatta dislocazione.
Nel 1996, in occasione di lavori di consolidamento di un villino, ora sede di una congregazione religiosa di Suore, la basilica è stata ritrovata dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.
Da quel che appare da ciò che resta, la chiesa di San Michele Arcangelo sulla via Salaria era organizzata con tre lunghi ambienti paralleli. Quello centrale è molto più ampio di quelli laterali. Le navate erano divise da due file di colonne. E' stata individuata quella che è, probabilmente, la fondazione dell'abside. La struttura rettangolare in mezzo alla navata centrale è, probabilmente, l'alloggiamento del recinto presbiteriale, forse un altare in medio, ipotesi avvalorata dalla mancanza di contatti con l'abside.
Il modulo di costruzione della basilica si è basato sulla tradizione orientale, il piede bizantino (lunghezza 30,8 centimetri), piuttosto che sul piede romano (29,5 centimetri). I dati di scavo confermano che la fondazione della basilica risale effettivamente al V secolo. Al 380-450 risale la datazione del mosaico rinvenuto nella navata centrale, al IV-V secolo, invece, risale una lastra di marmo con incisa una croce monogrammatica, entrambi, però, rinvenuti fuori contesto.
Nel 1939 sono stati ritrovati tre frammenti altomedioevali, di cui due attualmente murati a breve distanza ed appartenenti all'arredo della chiesa. Quattro sepolture, realizzate in materiale lapideo di spoglio stanno, forse, ad indicare che l'edificio visse, verosimilmente, fino al basso medioevo, in quanto questo tipo di tomba è databile dopo il VI-VII secolo.
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