martedì 22 dicembre 2009

Misteriosi Elimi


Non si conosce molto dell'origine della popolazione degli Elimi, stanziati nella parte occidentale della Sicilia. Ellanico di Mitilene, storico del V secolo a.C. riportato da Dionigi di Alicarnasso, racconta che due spedizioni di Italici ripararono in Sicilia prima ancora della guerra di Troia: una formata da Elimi, cacciati dagli Entri, e l'altra - che arriva in Sicilia cinque anni dopo, erano gli Ausoni, cacciati dagli Iapigi.
Tucidite, invece, racconta che, mentre avveniva la conquista di Troia, alcuni Troiani sfuggiti agli Achei, ripararono in Sicilia e si stabilirono in un territorio ai confini con quello dei Sicani formando, successivamente, la popolazione degli Elimi e fondando le città di Erice e Segesta.
Nuovi studi portano a pensare che gli Elimi derivarono, in qualche modo, dai Sicani ed ebbero origine nel corso dell'VIII secolo a.C.. Non è, comunque, ancora possibile delimitare in via definitiva il territorio sul quale gli Elimi erano stanziati.
Le tradizioni riguardanti la fondazione del sito archeologico di Rocca d'Entella parlano delle origini troiane, attribuite prima ad Egeste, figlio del dio fluviale Krimisos e di una troiana e, più tardi, al principe troiano Elimo, figlio naturale di Anchise e, pertanto, fratello di Enea. Le tracce materiali, invece, parlano di un centro già attivo nell'Eneolitico e di una fase di urbanizzazione più tarda. Entella assunse un ruolo particolare all'interno della civiltà artigianale, in quanto si specializzò nella produzione della ceramica - incisa, impressa e dipinta - che rapidamente si diffuse nella Sicilia centro-occidentale dalla preistoria all'età classica.
L'Entella elima compare, dal punto di vista letterario, in occasione di una tragedia che colpì la sua popolazione. Mercenari italici di origine campana, assoldati, nel 410 a.C., dai Cartaginesi prima e dai Siracusani poi, dopo il congedo del 405, si insediarono in varie città della Sicilia. Un gruppo di costoro, giunto ad Entella nel 404 a.C., eliminò l'intero corpo civico della città massacrando la popolazione maschile e sposando le donne di Entella. Costoro si mostrarono a lungo fedeli ai punici, come racconta lo storico Eforo. Nel 365 a.C., però, Entella sostenne il tiranno siracusano Dioniso I e, successivamente, cambiò spesso fronte. Venne, poi, distrutta dai Cartaginesi nel 262 a.C., periodo in cui furono redatti i "Decreti di Entella", documenti in lingua greca incisi su tavole di bronzo che fanno riferimento alle richieste di aiuto della comunità di Entella alle comunità vicine per la ricostruzione della città.
Dopo il primo conflitto punico, Entella passò ai Romani, godendo di un periodo di prosperità. Dal II secolo d.C. la città cadde in rovina e venne abbandonata fino al ripopolamento da parte di Arabi provenienti dalla Tunisia (IX secolo d.C.). La città divenne capitale dell'emirato di Ibn-Abbad durante le rivolte contro Federico II nel 1246. Entella venne distrutta, in seguito, dalle truppe imperiali.
Le mura di Entella erano lunghe circa 2800 metri. Le indagini archeologiche hanno rivelato un muro di fortificazione con un bastione circolare di età tardo-arcaica, riutilizzato in età medioevale a scopo abitativo e funerario. La porta delle mura arcaiche fu riutilizzata dall'età ellenistica fino all'età medioevale, quando fu inserita su di essa una torre.
Nell'area pubblica della città si riconosco due fasi edilizie: la prima degli inizi del V secolo a.C., che vide la realizzazione di un edificio di culto con altare interno, protetto da un grande muro a blocchi parallelepipedi. La seconda fase è rappresentata da un granaio, costruito alla fine del IV secolo a.C. e distrutto da un incendio che lo rese inutilizzabile, cinquant'anni dopo la sua costruzione. Nelle fondazioni del granaio sono state ritrovate una serie di statuette raffiguranti portatrici di porcellino e di fiaccola.
Le necropoli di Entella, invece, si svilupparono fuori dalle mura della città, lungo le vie di accesso alla stessa. Sinora ne è stata indagata solo una, in cui una tomba a pozzetto ellittico senza corredo, ha restituito un'anfora indigena con decorazione impressa. Della seconda necropoli restano solo tombe saccheggiate ed un cippo tardo-arcaico con parte di un'iscrizione greca in caratteri selinuntini. Anche questa necropoli è stata utilizzata in età arcaica fino all'età tardo-ellenistica ed al Medioevo. La presenza di Campani ad Entella è rappresentata da due tombe contigue, una maschile ed una femminile, databili al IV secolo a.C.. Il corredo includeva oggetti di origine italica: un cinturone di bronzo e tre fibule di ferro, di cui una ornata con corallo.

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