Avevo riportato in questo post l'evento del ritorno delle dee a Morgantina. Questo luogo, in provincia di Enna, è soprannominato la "Pompei di Sicilia" e fu, un tempo, una città siculo-greca, nata come centro indigeno, ellenizzata tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C..
La città fu presa dal re dei Siculi Ducezio, alla metà del V secolo a.C. e ricostruita in epoca ellenistica grazie all'intervento di Siracusa. Scomparsa definitivamente nel I secolo a.C., non fu più ricostruita ed ha, pertanto, conservato il suo tessuto urbano.
Negli anni '50 del secolo scorso, gli archeologi hanno cominciato a riportare alla luce l'antica e dimenticata Morgantina che, oggi, ci restituisce un'immagine estremamente unitaria di una grande città ellenistica sorta al centro della Sicilia. Le sue strade sono regolari; le case ampie hanno mosaici pavimentali e pareti rivestite con intonaco dipinto. Una grande agorà a due livelli, compresa in grandi portici, mostra tracce di edifici pubblici e santuari urbani, di un teatro e di granai. Recentemente, poi, è stato riportato alla luce un edificio termale dalla tecnica costruttiva estremamente singolare, che anticipa le grandi soluzioni architettoniche della Siracusa ellenistica.
Tra la fine degli anni '70 e gli anni '80 del secolo scorso, Morgantina è stata depredata di alcuni dei suoi più preziosi tesori, finiti, attraverso il mercato dell'antiquariato, nelle collezioni di grandi musei americani.
All'inizio sono scomparsi dei frammenti di grandi statue in marmo (due teste con rispettive mani e piedi), raffiguranti le dee Demetra e Kore. Poi è stata la volta di un gruppo di quindici pezzi di vasellame da tavola in argento del III secolo a.C., acquistati dal Metropolitan Museum di New York. Nel 1988 appare, nel Paul Getty Museum di Malibu, una grande statua di divinità femminile che era stata trafugata dal santuario di Morgantina, un esempio eccezionale di scultura greca di fine V secolo a.C. raffigurante una divinità di cui si è ancora incerti sull'identità (si pensa ad Aphrodie, Demetra o Persephone).
Nel 2006 un protocollo d'intesa tra il Governo italiano, la Regione Siciliana ed i grandi musei americani, ha consentito il graduale rientro di questi preziosi tesori del patrimonio italiano e siciliano. Così, fino al 2011, si è aperta la "stagione delle dee", con appuntamenti estremamente interessanti per gli appassionati e gli studiosi dell'arte e della storia antiche. Da poco è stata inaugurata al Museo Archeologico di Aidone, in provincia di Enna, la mostra "Il ritorno delle dee. Gli acroliti di Morgantina". Nel corso di quest'anno sarà esposto, inoltre, il tesoro composto di pezzi d'argento che era stato anch'esso trafugato. Nel 2011, poi, rientrerà in Sicilia la grande dea. Il percorso trionfale di questi inestimabili reperti è stato accompagnato dalla riapertura, dopo un lungo restauro, della Villa romana del Casale a Piazza Armerina, che conserva dei mosaici unici al mondo.
Gli acroliti di Demetra e Kore sono statue eseguite con le estremità (teste, mani e piedi) realizzate in marmo, che in Sicilia, all'epoca, non era di facile reperimento. Queste estremità erano, poi, inserite in un corpo di terracotta o legno rivestito di stoffe. Gli acroliti di Morgantina sono datati, in genere, intorno al 530 a.C. e costituiscono il più antico esempio conosciuto di questa tecnica.
La città fu presa dal re dei Siculi Ducezio, alla metà del V secolo a.C. e ricostruita in epoca ellenistica grazie all'intervento di Siracusa. Scomparsa definitivamente nel I secolo a.C., non fu più ricostruita ed ha, pertanto, conservato il suo tessuto urbano.
Negli anni '50 del secolo scorso, gli archeologi hanno cominciato a riportare alla luce l'antica e dimenticata Morgantina che, oggi, ci restituisce un'immagine estremamente unitaria di una grande città ellenistica sorta al centro della Sicilia. Le sue strade sono regolari; le case ampie hanno mosaici pavimentali e pareti rivestite con intonaco dipinto. Una grande agorà a due livelli, compresa in grandi portici, mostra tracce di edifici pubblici e santuari urbani, di un teatro e di granai. Recentemente, poi, è stato riportato alla luce un edificio termale dalla tecnica costruttiva estremamente singolare, che anticipa le grandi soluzioni architettoniche della Siracusa ellenistica.
Tra la fine degli anni '70 e gli anni '80 del secolo scorso, Morgantina è stata depredata di alcuni dei suoi più preziosi tesori, finiti, attraverso il mercato dell'antiquariato, nelle collezioni di grandi musei americani.
All'inizio sono scomparsi dei frammenti di grandi statue in marmo (due teste con rispettive mani e piedi), raffiguranti le dee Demetra e Kore. Poi è stata la volta di un gruppo di quindici pezzi di vasellame da tavola in argento del III secolo a.C., acquistati dal Metropolitan Museum di New York. Nel 1988 appare, nel Paul Getty Museum di Malibu, una grande statua di divinità femminile che era stata trafugata dal santuario di Morgantina, un esempio eccezionale di scultura greca di fine V secolo a.C. raffigurante una divinità di cui si è ancora incerti sull'identità (si pensa ad Aphrodie, Demetra o Persephone).
Nel 2006 un protocollo d'intesa tra il Governo italiano, la Regione Siciliana ed i grandi musei americani, ha consentito il graduale rientro di questi preziosi tesori del patrimonio italiano e siciliano. Così, fino al 2011, si è aperta la "stagione delle dee", con appuntamenti estremamente interessanti per gli appassionati e gli studiosi dell'arte e della storia antiche. Da poco è stata inaugurata al Museo Archeologico di Aidone, in provincia di Enna, la mostra "Il ritorno delle dee. Gli acroliti di Morgantina". Nel corso di quest'anno sarà esposto, inoltre, il tesoro composto di pezzi d'argento che era stato anch'esso trafugato. Nel 2011, poi, rientrerà in Sicilia la grande dea. Il percorso trionfale di questi inestimabili reperti è stato accompagnato dalla riapertura, dopo un lungo restauro, della Villa romana del Casale a Piazza Armerina, che conserva dei mosaici unici al mondo.
Gli acroliti di Demetra e Kore sono statue eseguite con le estremità (teste, mani e piedi) realizzate in marmo, che in Sicilia, all'epoca, non era di facile reperimento. Queste estremità erano, poi, inserite in un corpo di terracotta o legno rivestito di stoffe. Gli acroliti di Morgantina sono datati, in genere, intorno al 530 a.C. e costituiscono il più antico esempio conosciuto di questa tecnica.
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