Un gruppo di archeologi della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e dell'Università di Napoli "Suor Orsola Benincasa", ha scoperto, nell'ambito del progetto ArCoLibia (Archeologia Costiera della Libia), tra le città di Derna e Bomba, non lontano di Tobruk, i resti di una vera e propria città sommersa. Questi giacevano ad una profondità compresa tra uno e tre metri.
Finora è visibile solo un ampio settore del tracciato urbano, gran parte dell'antica città si è inabissata per via di un forte bradisismo negativo. I resti ritrovati dagli archeologi risalgono all'età romana imperiale (II secolo d.C.).
La città sorgeva in un'insenatura riparata, che le consentiva di offrire ancoraggio alle navi che navigavano lungo la costa della Cirenaica, costantemente flagellata da venti e piena di isolotti affioranti. I ruderi, oltre che nelle profondità marine, sono visibili anche sulla terraferma. Per un certo periodo la città basò la sua ricchezza sulla lavorazione della preziosa sostanza estratta dal murex, il mollusco ben conosciuto dai Fenici, che aveva il potere, dopo una particolare lavorazione, di colorare i tessuti di un rosso chiamato porpora. Sono state trovate, infatti, grandissime quantità di murex sia in terra che in mare e sono state anche individuate delle vasche di macerazione rivestite di cocciopesto e colme di sedimenti e di murex.
Pare che le vasche siano state abbandonate all'improvviso, quando ancora i molluschi dovevano terminare il processo di macerazione. Probabilmente questa fretta fu dovuta ad un evento distruttivo: alcuni muri superficiali sembrano quasi essere stati spostati di peso. La data del disastro, secondo gli studiosi, è da fissare al 365 d.C., quando un tragico terremoto sconvolse tutta la Cirenaica.
Le ricerche sott'acqua hanno anche permesso di individuare una parte della necropoli, in cui, grazie all'azione del mare, sono emersi degli scheletri. Una delle tombe, ritrovata sulla battigia, conservava un ricco corredo che non fa che confermarela prosperità del centro urbano nei periodo II-III secolo d.C.
Finora è visibile solo un ampio settore del tracciato urbano, gran parte dell'antica città si è inabissata per via di un forte bradisismo negativo. I resti ritrovati dagli archeologi risalgono all'età romana imperiale (II secolo d.C.).
La città sorgeva in un'insenatura riparata, che le consentiva di offrire ancoraggio alle navi che navigavano lungo la costa della Cirenaica, costantemente flagellata da venti e piena di isolotti affioranti. I ruderi, oltre che nelle profondità marine, sono visibili anche sulla terraferma. Per un certo periodo la città basò la sua ricchezza sulla lavorazione della preziosa sostanza estratta dal murex, il mollusco ben conosciuto dai Fenici, che aveva il potere, dopo una particolare lavorazione, di colorare i tessuti di un rosso chiamato porpora. Sono state trovate, infatti, grandissime quantità di murex sia in terra che in mare e sono state anche individuate delle vasche di macerazione rivestite di cocciopesto e colme di sedimenti e di murex.
Pare che le vasche siano state abbandonate all'improvviso, quando ancora i molluschi dovevano terminare il processo di macerazione. Probabilmente questa fretta fu dovuta ad un evento distruttivo: alcuni muri superficiali sembrano quasi essere stati spostati di peso. La data del disastro, secondo gli studiosi, è da fissare al 365 d.C., quando un tragico terremoto sconvolse tutta la Cirenaica.
Le ricerche sott'acqua hanno anche permesso di individuare una parte della necropoli, in cui, grazie all'azione del mare, sono emersi degli scheletri. Una delle tombe, ritrovata sulla battigia, conservava un ricco corredo che non fa che confermarela prosperità del centro urbano nei periodo II-III secolo d.C.
Nessun commento:
Posta un commento