La KV 5 è tra le sepolture più importanti nonché la più grande della Valle dei Re, in Egitto. In questa tomba comune sono sepolti i figli di Ramses II. La tomba fu scoperta nel 1825 da James Burton, ma gli scavi iniziarono nel 1987 ed ha riportato alla luce ben 120 camere funerarie. Nei suoi più di 80 anni di vita il faraone, secondo alcuni, avrebbe avuto ben 100 figli e moltissime mogli.
L'antica società egizia era generalmente monogama, anche se la poligamia era tollerata, soprattutto nelle classi abbienti, che possedevano i mezzi necessari per mantenere mogli e figli numerosi. La prima prova documentale riferentesi alla poligamia negli ambienti reali ci viene restituita dalla XIII Dinastia (1781-1650 a.C.), quando compare il titolo di Grande Sposa Reale. La donna che portava questo titolo era considerata la moglie principale del faraone, il che porta a pensare che vi fossero altre mogli, oltre a lei. La pratica pare fosse, però, di più antica data e risalisse all'epoca protodinastica, quando, per garantirsi una maggiore possibilità di discendenza, i faraoni avevano necessità di avere più di una moglie. Pepi I (VI Dinastia) ebbe sette mogli.
Le mogli, la prole e le nutrici di quest'ultima formavano quello che era chiamato l'harem del faraone che, contrariamente all'immaginario collettivo su di esse era un luogo in cui la prole e le mogli del sovrano erano particolarmente curati. Nel papiro Bulaq, un rendiconto delle spese sostenute dalla corte reale, risalente alla XIII Dinastia, si trova una descrizione della struttura dell'harem. Il papiro riporta che le spose del faraone erano alloggiate in stanze attigue a quella del sovrano. Gli harem erano soprattutto presenti nelle città dove i faraoni avevano l'abitudine di risiedere più o meno temporaneamente: Menfi, Tebe, Amarna, Mer-Wer.
Nell'Antico Regno l'harem era chiamato khener, che vuol dire "circolo di musicanti e danzatrici" ed era un utilissimo strumento politico, soprattutto di alleanze matrimoniali. Qui venivano ospitate le principesse dei regni confinanti con l'Egitto che sarebbero diventate spose del faraone. Qui le spose allevavano, oltre ai loro figli, anche i figli dei funzionari di corte e dei sovrani stranieri che, in tal modo, dimostravano la loro fedeltà al faraone.
Nel Nuovo Regno l'harem si chiama per-khener ed aveva a capo la Grande Sposa Reale ed era una vera e propria istituzione che possedeva beni, terre, bestiame, botteghe e persone di servizio nonchè delle "succursali" in quelle oasi in cui il sovrano si recava più frequentemente. Nell'harem lavoravano sia scribi che amministratori che, talvolta potevano arrivare a ricoprire cariche piuttosto importanti, come Capo dell'harem reale, Guardiano delle porte o Scriba della porta dell'harem. Ben presto l'harem divenne un potente centro economico, grazie alla produzione di beni, al bestiame e alla terra che possedeva. Al suo interno si producevano soprattutto tessuti e filati. Con il faraone Horemheb, però, il potere economico dell'harem fu notevolmente ridimensionato.
Uno degli harem che gli studiosi conoscono meglio è quello di Mer-Wer, all'ingresso dell'oasi di Al-Fayyum, a 130 chilometri da Il Cairo. La pianta dell'harem mostra chiaramente un muro di cinta che abbraccia un blocco di abitazioni costruite in mattoni crudi, alcuni magazzini e un tempio. L'harem fu scavato dall'archeologo britannico Flinders Petrie (1858-1942), che vi trovò le prove della residenza temporanea di una principessa ittita, Maathorneferura: una lista di indumenti personali della principessa. Probabilmente si tratta di un harem utilizzato a mò di casa di riposto per spose del faraone piuttosto avanti con l'età.
Maathorneferura, in particolare, fu la moglie di Ramses II, figlia del vecchio nemico del faraone, Hattusili III. Fu lei la prima delle spose straniere del prolifico e longevo faraone ad essere onorata con il titolo di Grande Sposa Reale. Lo testimonia la stele del matrimonio, posta nel muro meridionale esterno del tempio di Abu Simbel
L'antica società egizia era generalmente monogama, anche se la poligamia era tollerata, soprattutto nelle classi abbienti, che possedevano i mezzi necessari per mantenere mogli e figli numerosi. La prima prova documentale riferentesi alla poligamia negli ambienti reali ci viene restituita dalla XIII Dinastia (1781-1650 a.C.), quando compare il titolo di Grande Sposa Reale. La donna che portava questo titolo era considerata la moglie principale del faraone, il che porta a pensare che vi fossero altre mogli, oltre a lei. La pratica pare fosse, però, di più antica data e risalisse all'epoca protodinastica, quando, per garantirsi una maggiore possibilità di discendenza, i faraoni avevano necessità di avere più di una moglie. Pepi I (VI Dinastia) ebbe sette mogli.
Le mogli, la prole e le nutrici di quest'ultima formavano quello che era chiamato l'harem del faraone che, contrariamente all'immaginario collettivo su di esse era un luogo in cui la prole e le mogli del sovrano erano particolarmente curati. Nel papiro Bulaq, un rendiconto delle spese sostenute dalla corte reale, risalente alla XIII Dinastia, si trova una descrizione della struttura dell'harem. Il papiro riporta che le spose del faraone erano alloggiate in stanze attigue a quella del sovrano. Gli harem erano soprattutto presenti nelle città dove i faraoni avevano l'abitudine di risiedere più o meno temporaneamente: Menfi, Tebe, Amarna, Mer-Wer.
Nell'Antico Regno l'harem era chiamato khener, che vuol dire "circolo di musicanti e danzatrici" ed era un utilissimo strumento politico, soprattutto di alleanze matrimoniali. Qui venivano ospitate le principesse dei regni confinanti con l'Egitto che sarebbero diventate spose del faraone. Qui le spose allevavano, oltre ai loro figli, anche i figli dei funzionari di corte e dei sovrani stranieri che, in tal modo, dimostravano la loro fedeltà al faraone.
Nel Nuovo Regno l'harem si chiama per-khener ed aveva a capo la Grande Sposa Reale ed era una vera e propria istituzione che possedeva beni, terre, bestiame, botteghe e persone di servizio nonchè delle "succursali" in quelle oasi in cui il sovrano si recava più frequentemente. Nell'harem lavoravano sia scribi che amministratori che, talvolta potevano arrivare a ricoprire cariche piuttosto importanti, come Capo dell'harem reale, Guardiano delle porte o Scriba della porta dell'harem. Ben presto l'harem divenne un potente centro economico, grazie alla produzione di beni, al bestiame e alla terra che possedeva. Al suo interno si producevano soprattutto tessuti e filati. Con il faraone Horemheb, però, il potere economico dell'harem fu notevolmente ridimensionato.
Uno degli harem che gli studiosi conoscono meglio è quello di Mer-Wer, all'ingresso dell'oasi di Al-Fayyum, a 130 chilometri da Il Cairo. La pianta dell'harem mostra chiaramente un muro di cinta che abbraccia un blocco di abitazioni costruite in mattoni crudi, alcuni magazzini e un tempio. L'harem fu scavato dall'archeologo britannico Flinders Petrie (1858-1942), che vi trovò le prove della residenza temporanea di una principessa ittita, Maathorneferura: una lista di indumenti personali della principessa. Probabilmente si tratta di un harem utilizzato a mò di casa di riposto per spose del faraone piuttosto avanti con l'età.
Maathorneferura, in particolare, fu la moglie di Ramses II, figlia del vecchio nemico del faraone, Hattusili III. Fu lei la prima delle spose straniere del prolifico e longevo faraone ad essere onorata con il titolo di Grande Sposa Reale. Lo testimonia la stele del matrimonio, posta nel muro meridionale esterno del tempio di Abu Simbel
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