Durante gli ultimi scavi archeologici a Marsala, nell'area di Capo Boeo, sono stati rinvenuti un impianto termale perfettamente conservato, inglobato in fortificazioni di più di due metri di altezza, una porta monumentale di accesso alla città antica dal porto e un altro tratto del decumano maggiore. Quest'ultimo è stato in uso fino al IV secolo d.C. e corrisponde all'attuale via XI Maggio, nel centro urbano di Marsala.
A condurre gli scavi la Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani, con l'archeologa Rossella Giglio. L'estensione del decumano finora messo in luce è di circa 110 metri, l'intera larghezza dell'arteria stradale è stata stimata in 9,20 metri. I canoni del decoro architettonico della strada romana prevedevano, oltre al lastricato di calcare compatto bianco, anche delle canalette di scolo laterali, realizzate con mattoncini posti a spina di pesce. Un gigantesco collettore fognario attraversava il decumano in corrispondenza dell'incrocio, ad angolo retto, con un altro asse stradale.
Le ricerche condotte nel corso del '900 in aree private del centro urbano di Marsala, avevano già fornito dati relativi all'assetto urbano e alla necropoli. Già negli anni novanta del 1900 le scoperte della dottoressa Giglio hanno permesso di ampliare le conoscenze sulle testimonianze funerarie monumentali, con il ritrovamento dell'ipogeo dipinto di Crispia Salvia, che presenta una vivace decorazione policroma. Inoltre è stato identificato un intricato dedalo sotterraneo pertinente delle catacombe paleocristiane.
L'antico centro di Lilibeo, attuale Marsala, occupava tutta l'area urbana della città moderna. Nel 1999 è stata scoperta una piccola necropoli del V-VI secolo d.C. proprio su Capo Boeo. Ai margini del decumano massimo sono stati riportati alla luce degli isolati, con resti pertinenti strutture abitative (muri e pavimenti, soprattutto). Sulla pavimentazione stradale sono state rimesse in luce molte tombe, di cui due sono considerati dei casi unici: due tombe dipinte con iscrizioni in greco del VI-VII secolo d.C., racchiuse all'inizio e alla fine da piccole croci.
Nel 2005, durante lavori di restauro nell'area della chiesa di S. Giovanni Battista al Boeo, che ingloba, nella parte sotterranea la cosiddetta "Grotta della Sibilla", gli scavi condotti dalla dottoressa Giglio hanno riportato alla luce rilevanti strutture e una statua marmorea, frammentaria, che raffigura Venere del tipo Callipige (dalle belle natiche). La statua è stata in mostra a Bonn nel 2008 per poi rientrare a Marsala per essere definitivamente esposta nel Museo Archeologico "Baglio Anselmi".
Il complesso di culto, il primo ritrovato a Lilibeo, attivo fino al III-IV secolo d.C., è articolato in tre corpi di fabbrica rettangolari, delimitati da una strada, il cui tracciato è inserito nella maglia regolare del reticolo viario cittadino. L'aula centrale del complesso, che presenta un pavimento in mosaico a decorazione geometrica policroma, ha una pianta rettangolare con podio per statua, nei pressi del quale sono stati ritrovati numerosi frammenti di statue in marmo ed iscrizioni che, in parte, si riferiscono al culto di Iside. L'elemento più importante, tra i rinvenimenti, è la statua femminile di Venere, che è stata spezzata in antico, ed altri frammenti (due piedi, la mano sinistra e elementi del panneggio).
Sono, nel frattempo, in corso di studio le testimonianze epigrafiche, tra cui una in lingua latina, che fa riferimento alla costruzione di un tempio di Ercole.
A condurre gli scavi la Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani, con l'archeologa Rossella Giglio. L'estensione del decumano finora messo in luce è di circa 110 metri, l'intera larghezza dell'arteria stradale è stata stimata in 9,20 metri. I canoni del decoro architettonico della strada romana prevedevano, oltre al lastricato di calcare compatto bianco, anche delle canalette di scolo laterali, realizzate con mattoncini posti a spina di pesce. Un gigantesco collettore fognario attraversava il decumano in corrispondenza dell'incrocio, ad angolo retto, con un altro asse stradale.
Le ricerche condotte nel corso del '900 in aree private del centro urbano di Marsala, avevano già fornito dati relativi all'assetto urbano e alla necropoli. Già negli anni novanta del 1900 le scoperte della dottoressa Giglio hanno permesso di ampliare le conoscenze sulle testimonianze funerarie monumentali, con il ritrovamento dell'ipogeo dipinto di Crispia Salvia, che presenta una vivace decorazione policroma. Inoltre è stato identificato un intricato dedalo sotterraneo pertinente delle catacombe paleocristiane.
L'antico centro di Lilibeo, attuale Marsala, occupava tutta l'area urbana della città moderna. Nel 1999 è stata scoperta una piccola necropoli del V-VI secolo d.C. proprio su Capo Boeo. Ai margini del decumano massimo sono stati riportati alla luce degli isolati, con resti pertinenti strutture abitative (muri e pavimenti, soprattutto). Sulla pavimentazione stradale sono state rimesse in luce molte tombe, di cui due sono considerati dei casi unici: due tombe dipinte con iscrizioni in greco del VI-VII secolo d.C., racchiuse all'inizio e alla fine da piccole croci.
Nel 2005, durante lavori di restauro nell'area della chiesa di S. Giovanni Battista al Boeo, che ingloba, nella parte sotterranea la cosiddetta "Grotta della Sibilla", gli scavi condotti dalla dottoressa Giglio hanno riportato alla luce rilevanti strutture e una statua marmorea, frammentaria, che raffigura Venere del tipo Callipige (dalle belle natiche). La statua è stata in mostra a Bonn nel 2008 per poi rientrare a Marsala per essere definitivamente esposta nel Museo Archeologico "Baglio Anselmi".
Il complesso di culto, il primo ritrovato a Lilibeo, attivo fino al III-IV secolo d.C., è articolato in tre corpi di fabbrica rettangolari, delimitati da una strada, il cui tracciato è inserito nella maglia regolare del reticolo viario cittadino. L'aula centrale del complesso, che presenta un pavimento in mosaico a decorazione geometrica policroma, ha una pianta rettangolare con podio per statua, nei pressi del quale sono stati ritrovati numerosi frammenti di statue in marmo ed iscrizioni che, in parte, si riferiscono al culto di Iside. L'elemento più importante, tra i rinvenimenti, è la statua femminile di Venere, che è stata spezzata in antico, ed altri frammenti (due piedi, la mano sinistra e elementi del panneggio).
Sono, nel frattempo, in corso di studio le testimonianze epigrafiche, tra cui una in lingua latina, che fa riferimento alla costruzione di un tempio di Ercole.
Nessun commento:
Posta un commento