domenica 6 febbraio 2011

La misteriosa terra dei Colchi


Uno tra i miti più affascinanti tramandatici dai Greci antichi è, senza dubbio, quello degli Argonauti. Il mito narra di Giasone, giovane e avvenente principe della Tessaglia, partito per la Colchide (che si trovava sulle sponde orientali del Mar Nero) alla ricerca del Vello d'Oro.
La Colchide è veramente esistita, nell'antichità fu un vero e proprio calderone di civiltà. Oggi la regione appartiene alla Georgia occidentale. Negli ultimi venti anni, gli scavi archeologici in questa regione hanno restituito i resti umani più antichi d'Europa e d'Asia: quelli dell'Homo Georgicus, databili a 1.800.000 anni fa. Questa scoperta ha fatto pensare agli studiosi che il popolamento dell'Europa potesse aver avuto origine proprio dall'antica Colchide.
Tremila anni fa furono i Micenei a interessarsi della Colchide: la regione entrò a far parte della sfera d'influenza di Iolco, in Tessaglia, nella Grecia centro-orientale. I Colchi sono menzionati anche nelle iscrizioni assire e urartee e da molti autori antichi come Ecateo di Mileto, Erodoto e Arriano.
Tra i centri più importanti della regione c'era Vani, identificata, da alcuni studiosi, con la città di re Eete, che prosperò fino al I secolo a.C., quando venne distrutta. Fu proprio a Vani che si recò Giasone per cercare il famoso Vello. Il sito della città antica è a 40 chilometri di Kuaisi ed ha restituito molti reperti importanti, tra i quali monili d'oro, ornamenti e resti monumentali di sepolcri ed edifici.
L'antichità dei contatti tra Colchi e Greci è rintracciabile nei miti di Giasone e di Prometeo. Nel VI secolo a.C. i Greci fondarono, nella Colchide, le città di Phasis (oggi Poti) e Dioskourias (oggi Sukhumi), porti commerciali di notevole importanza.
Alla fine del IV secolo la Colchide divenne una regione ellenistica. Nel corso della sua storia la regione fu, comunque, al centro degli interessi di grandi imperi e il teatro di numerosi eventi bellici. Proprio come tremila anni fa, quando proprio in Colchide apparvero gli Argonauti, provenienti dal mar Mediterraneo. Duemila anni fa, invece, fu Pompeo Magno, alla testa di un esercito di 60.000 soldati e più di 3.000 cavalieri, a traversare la Colchide fino al Mar Caspio: doveva sconfiggere Mitridate. Nell'attraversare la Colchide, Pompeo sconfisse popolazioni come Albani e Iberi. Del passaggio del generale romano, come del regno di Albani e Iberi, non sono rimaste tracce evidenti, se si escludono i resti di un ponte in pietra che Pompeo fece erigere sul fiume Mtkvari, nei pressi dell'antica capitale della Georgia.
I Romani tennero in molta considerazione la Colchide e le regioni vicine come l'Iberia, che rappresentava un importante crocevia dei traffici con l'Oriente. Qui, inoltre, i Romani avevano la possibilità di controllare le popolazioni nomadi che minacciavano la regione.
Gli scavi archeologici che hanno interessato l'antica Colchide hanno permesso di mettere in luce monumenti che rispecchiano la penetrazione dell'ellenismo nell'antica società dei Colchi. Gemme, pietre dure e materiali di oreficeria attestano i reciproci rapporti e scambi culturali tra la Colchide, l'Iberia, l'Albania e Roma.
Dione Cassio fa menzione di un viaggio a Roma del re di Iberia Farasmane II con la sua famiglia e del suo incontro con l'imperatore Adriano che gli concedette di allargare il suo territorio, di sacrificare in Campidoglio ed eresse a Farasmane una statua equestre in Campo Marzio.
In Iberia è stato scavato il quartiere di Mtskheta, antica capitale del regno, chiamato Armazis Khevi e qui sono stati ritrovati i resti di costruzioni e tombe con ricchi corredi funerari. Nel villaggio poco lontano di Dzalisi, l'antica Zalissa, ricordata anche da Tolomeo, geografo del II secolo d.C., sono state riportate alla luce delle terme romane, decorate con splendidi mosaici nei quali spicca la figura di Dioniso ritratto con Arianna. E' stata ritrovata anche una piscina di grandi dimensioni proprio accanto alle terme.
Nel I-II secolo d.C. Roma impiantò delle fortezze a guardia della sponda del Caucaso, sino a Sebastopolis per combattere i pirati, compito, questo, della classis Pontica, la flotta che pattugliava il Mar Nero meridionale e orientale. All'interno le fortificazioni furono, invece, piuttosto rade. A sud di Bitumi, città sul Mar Nero, è possibile tuttora vedere il complesso della fortezza romana di Gonio, antica Apsaros, integra pur nelle ricostruzioni di epoche successive, con diciotto torri, un teatro e un impianto termale.
Ai margini della Colchide, invece, sono stati individuati i resti di Idessa, l'antica Phrixos, una piccola città fortificata menzionata da Strabone. Nella provincia di Aspindza è stata fatta un'importante scoperta archeologica: una vasta necropoli all'interno di una vallata nascosta.
La regione di Samtskhe, nella parte meridionale dell'attuale Georgia, è una terra storicamente preziosa. Qui abitava l'antica tribù georgiana dei Metskhebi, conosciuta anche dalla Bibbia. Proprio dalla regione di Samtskhe, sconfitto il re d'Armenia Tigrane (66 a.C.), fece il suo ingresso in Colchide Pompeo che, con tutta probabilità, si accampò nei pressi delle rive del fiume Mtdvari. Sulle due rive di questo corso d'acqua si estendeva la città più importante della regione: Sosangheti, uno dei nodi principali dei traffici commerciali verso la Persia. La città, all'arrivo del generale romano, vantava già 500 anni di vita. Sosangheti fu completamente distrutta da Pompeo, che la diede, poi, alle fiamme. Tracce di questo devastante incendio sono state ritrovate durante gli scavi dell'antica città. Attorno al territorio di Sosangheti sono state individuate centinaia di sepolture, di diversa forma e fattura, nonchè mura ciclopiche risalenti all'Età del Bronzo. I primi scavi archeologici sono stati iniziati nel 2009 ed hanno permesso di rilevare, oltre la straordinaria vastità dell'area sepolcrale, anche il vasto arco temporale delle sepolture, che abbraccia un periodo compreso tra il IV-III millennio a.C. e il II-III secolo a.C.. Sono stati estratti ricchi corredi funerari e una scultura in legno di carattere votivo che rappresenta le corna di un toro, risalente all'Età del Bronzo.
La prosecuzione della campagna di scavo permetterà di dare un volto e un nome alle popolazioni che abitavano, un tempo questa regione e a far luce sui tanti misteri che avvolgono questa bellissima terra che sembra essere stata dimenticata.

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