L'abbazia di Santa Maria in Falleri si trova all'interno della cinta muraria dell'antica città di Falerii Novi, fondata nel 241 a.C. per deportarvi gli abitanti della distrutta Falerii Veteres, attuale Civita Castellana. Tra il X e l'XI secolo gli abitanti di Falerii Novi si trasferirono a Civita Castellana ed i Benedettini decisero di costruire a Falerii Novi una loro abbazia. Alcuni storici ritengono che la chiesa esistesse già e che i Benedettini si limitarono a restaurarla ed ampliarla. Altri attribuiscono la costruzione dell'abbazia ai Cosmati, commissionati in tal senso dai Cistercensi provenienti da Saint Suplice.
Nel 1355 Falleri fu affidata da papa Innocenzo IV al monastero di S. Lorenzo al Verano perchè fosse riformata. Nel 1392 l'abbazia e i suoi terreni passarono all'ospedale di S. Spirito in Sassia, la chiesa, in particolare, divenne commenda. Nel 1571 l'edificio religioso era già in rovina. Nel 1649 l'abbazia e il suo territorio entrarono nella proprietà della Camera Apostolica e nel 1786 papa Pio VI la concesse in enfiteusi al comune di Fabrica che ne divenne, in seguito, il proprietari. Oggi la chiesa è in rovina e gli ambienti monastici sono ridotti a casa colonica. Nel 1798, però, il culto venne interrotto a causa del saccheggio che la chiesa subì da parte delle truppe napoleoniche. A metà del XIX secolo, chiesa e monastero divennero proprietà privata. Nel 1910 l'edificio di culto, il monastero continuò a rimanere privato, entrò a far parte del demanio statale. Nel 1933 fu avviato un primo restauro ma furono gli ultimi decenni del secolo scorso a vedere la maggior parte di interventi di conservazione sul tetto (crollato nel 1829), sulla pavimentazione e sulla parte superiore della facciata. La struttura religiosa poté essere restituita al culto.
L'edificio religioso è costruito in tufo e marmo ed ha una pianta a T. L'abside è poco aggettante sul transetto. Il corpo centrale è composto da tre navate separate da un alternarsi di pilastri cruciformi con altri quadrati e con colonne, poste in opera al posto dei pilastri quadrati dai Cistercensi.
L'abside è affiancata da due cappelle per lato, anch'esse circolari. Nella parete sinistra si aprono finestre di luce ridotta mentre le absidi possiedono delle monofore. Il transetto è voltato a botte mentre sulla copertura originaria del corpo centrale, crollati, gli studiosi formulano diverse ipotesi: volte a botte o a crociera per la navata principale, tetto a faldo o volte per quelli laterali.
La facciata aveva tre oculi circolari in corrispondenza delle navate e un portico distrutto per porre il portale cosmatesco. A destra della chiesa, due rampe di scale in pietra permettono di accedere al piano superiore degli edifici abbaziali. Il portale è composto da due coppie di colonnine e di lesene e tre archivolti a tutto sesto che chiudono su una lunetta marmorea fregiata di una croce greca. Su due dei conci marmorei che rivestono il portale si leggono due iscrizioni. L'epigrafe di destra menziona, con tutta probabilità, il committente dell'opera, un certo Quintavalle. L'iscrizione di sinistra ricorda gli artefici del portale stesso, Lorenzo ed il figlio Jacopo, esponenti della famiglia dei Cosmati, che si ispirarono alla vicina porta di Falerii Novi e alle rovine della città romana, tuttora in parte visibili.
Nel 1355 Falleri fu affidata da papa Innocenzo IV al monastero di S. Lorenzo al Verano perchè fosse riformata. Nel 1392 l'abbazia e i suoi terreni passarono all'ospedale di S. Spirito in Sassia, la chiesa, in particolare, divenne commenda. Nel 1571 l'edificio religioso era già in rovina. Nel 1649 l'abbazia e il suo territorio entrarono nella proprietà della Camera Apostolica e nel 1786 papa Pio VI la concesse in enfiteusi al comune di Fabrica che ne divenne, in seguito, il proprietari. Oggi la chiesa è in rovina e gli ambienti monastici sono ridotti a casa colonica. Nel 1798, però, il culto venne interrotto a causa del saccheggio che la chiesa subì da parte delle truppe napoleoniche. A metà del XIX secolo, chiesa e monastero divennero proprietà privata. Nel 1910 l'edificio di culto, il monastero continuò a rimanere privato, entrò a far parte del demanio statale. Nel 1933 fu avviato un primo restauro ma furono gli ultimi decenni del secolo scorso a vedere la maggior parte di interventi di conservazione sul tetto (crollato nel 1829), sulla pavimentazione e sulla parte superiore della facciata. La struttura religiosa poté essere restituita al culto.
L'edificio religioso è costruito in tufo e marmo ed ha una pianta a T. L'abside è poco aggettante sul transetto. Il corpo centrale è composto da tre navate separate da un alternarsi di pilastri cruciformi con altri quadrati e con colonne, poste in opera al posto dei pilastri quadrati dai Cistercensi.
L'abside è affiancata da due cappelle per lato, anch'esse circolari. Nella parete sinistra si aprono finestre di luce ridotta mentre le absidi possiedono delle monofore. Il transetto è voltato a botte mentre sulla copertura originaria del corpo centrale, crollati, gli studiosi formulano diverse ipotesi: volte a botte o a crociera per la navata principale, tetto a faldo o volte per quelli laterali.
La facciata aveva tre oculi circolari in corrispondenza delle navate e un portico distrutto per porre il portale cosmatesco. A destra della chiesa, due rampe di scale in pietra permettono di accedere al piano superiore degli edifici abbaziali. Il portale è composto da due coppie di colonnine e di lesene e tre archivolti a tutto sesto che chiudono su una lunetta marmorea fregiata di una croce greca. Su due dei conci marmorei che rivestono il portale si leggono due iscrizioni. L'epigrafe di destra menziona, con tutta probabilità, il committente dell'opera, un certo Quintavalle. L'iscrizione di sinistra ricorda gli artefici del portale stesso, Lorenzo ed il figlio Jacopo, esponenti della famiglia dei Cosmati, che si ispirarono alla vicina porta di Falerii Novi e alle rovine della città romana, tuttora in parte visibili.
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