Nell'Alaska centrale sono stati ritrovati i più antichi resti di un individuo cremato di tutta l'America settentrionale sub-artica. I resti appartenevano a un bambino o a una bambina morto all'età di tre anni e posto in una casa risalente a 11.500 anni fa. Quest'ultima, affermano i ricercatori, è una fonte di informazione sugli usi e le abitudini degli americani dell'Era glaciale.
Gli studiosi, inoltre, sperano di estrarre dallo scheletro del bambino Dna sufficiente per stabilire l'identità di coloro che vivevano nell'attuale Alaska che, al tempo, collegava le Americhe all'Asia. Il bambino venne deposto in una fossa ricavata dal focolare posto all'interno dell'abitazione. Sui suoi resti venne, in seguito, acceso il fuoco. I frammenti di legno carbonizzato hanno permesso di datare il sito. Una volta cremato il corpo del piccolo, i cacciatori-raccoglitori della sua comunità ricoprirono con della terra la fossa di 45 centimetri in cui giaceva il bambino. Non sono stati rinvenuti manufatti sopra al livello di riempimento.
La presenza di resti di salmoni, pernici, scoiattoli e altri animali, indicano che il luogo in cui è stato trovato il piccolo scheletro fu utilizzato per diverso tempo, prima di fungere da sepoltura. Il pavimento era stato scavato nella terra e, probabilmente, vi erano stati installati dei pali che sorreggevano le mura e un tetto.
Analisi preliminari dei denti del piccolo defunto sembrano confermare un legame biologico sia con i Nativi Americani che con popolazioni asiatiche nordorientali. Il che ha portato a rafforzare l'ipotesi che i primi americani siano arrivati dalla Siberia servendosi dello scomparso ponte di terra che attraversava, un tempo, lo Stretto di Bering
Gli studiosi, inoltre, sperano di estrarre dallo scheletro del bambino Dna sufficiente per stabilire l'identità di coloro che vivevano nell'attuale Alaska che, al tempo, collegava le Americhe all'Asia. Il bambino venne deposto in una fossa ricavata dal focolare posto all'interno dell'abitazione. Sui suoi resti venne, in seguito, acceso il fuoco. I frammenti di legno carbonizzato hanno permesso di datare il sito. Una volta cremato il corpo del piccolo, i cacciatori-raccoglitori della sua comunità ricoprirono con della terra la fossa di 45 centimetri in cui giaceva il bambino. Non sono stati rinvenuti manufatti sopra al livello di riempimento.
La presenza di resti di salmoni, pernici, scoiattoli e altri animali, indicano che il luogo in cui è stato trovato il piccolo scheletro fu utilizzato per diverso tempo, prima di fungere da sepoltura. Il pavimento era stato scavato nella terra e, probabilmente, vi erano stati installati dei pali che sorreggevano le mura e un tetto.
Analisi preliminari dei denti del piccolo defunto sembrano confermare un legame biologico sia con i Nativi Americani che con popolazioni asiatiche nordorientali. Il che ha portato a rafforzare l'ipotesi che i primi americani siano arrivati dalla Siberia servendosi dello scomparso ponte di terra che attraversava, un tempo, lo Stretto di Bering
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