lunedì 2 maggio 2011

Codici veri, codici falsi




Molto scalpore ha suscitato, ultimamente, l'annuncio della scoperta di 70 libri di metallo, rinvenuti in una grotta in Giordania ed acclamati come i più antichi documenti cristiani. I testi sono stati datati a pochi decenni dopo la morte del Cristo e sono stati ribattezzati, da alcuni studiosi, "codici di piombo".
Ultimamente, però, si vanno facendo sempre più forti i dubbi sull'autenticità di questi libri dalle pagine in piombo, non più grandi di una carta di credito. Un traduttore dall'aramaico, Steve Caruso, dopo aver completato l'analisi dei manufatti, ha affermato che questi testi hanno aspetti piuttosto controversi.
Innanzi tutto ha rilevato nei testi, insieme a forme lessicali antiche, anche forme di aramaico più moderne, come il palmireno e il nabateo, risalenti ad un periodo compreso tra il II e il III secolo d.C.. Dunque i cosiddetti "codici di piombo" non possono essere stati redatti all'inizio dell'era cristiana. Le analisi, inoltre, hanno rivelato che i testi più antichi sono stati scritti da qualcuno che non aveva propriamente consapevolezza di quello che stava facendo. Steve Caruso afferma di aver notato incongruenze nel modo in cui è stato materialmente redatto lo scritto, facendo riferimento proprio ai "tratti" della scrittura per cui diversi caratteri appaiono capovolti, il che indicherebbe che i testi sono stati copiati in fretta e non sono originali.
Per una visione completa delle confutazioni si può dare un'occhiata qui.

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