giovedì 2 giugno 2011

Dioniso, misterioso dio dell'ebbrezza

Dioniso, Museo Nazionale
del Bargello a Firenze
Dioniso, il Fufluns degli Etruschi e il Bacco dei Romani, era una divinità di origine tracia, entrata piuttosto tardi nel pantheon greco, come ben descrive la sua tormentata vicenda.
Dapprincipio i greci credevano, in effetti, un'energia naturale che, grazie al calore e all'umidità, faceva crescere i frutti e le piante. Questa energia venne, in seguito, identificata con una divinità benevola i cui attribuiti vennero, poi, trasferiti all'estraneo Dioniso, quando questo dio venne definitivamente accettato nel consesso olimpico.
Dapprincipio Dioniso venne identificato nella pianta della vite e dell'edera. Tra gli oggetti che gli appartenevano, infatti, vi era il tirso, un bastone con attorcigliani pampini ed edera ma anche il kantharos, una coppa per bere con due alte anse che si estendono oltre l'orlo.
Le notizie sulla nascita di Dioniso sono piuttosto contorte e talvolta contrastanti. Suo padre è indiscutibilmente il re degli dèi, Zeus, ma sua madre viene a volte identificata con Demetra - sorella di Zeus - oppure con Io o con Lete o, addirittura con Persefone. Soprattutto in quest'ultimo caso, l'attribuzione della maternità a Persefone sembra derivi da alcune leggende orfiche, dove la madre del dio è definita "la regina della morte". In questo caso, Dioniso avrebbe anche un fratello: Zagreo.
La versione, però, più nota, narra di Dioniso figlio di Semele, a sua volta figlia di Armonia e Cadmo, re di Tebe. Il nome stesso di Semele può significare "la sotterranea" e sembra fare riferimento ad un'altra divinità notturna, Selene, dea della luna, che si ricollega al grembo oscuro e fecondo che, dalle tenebre, genera la luce della nascita.
Non solo la madre, ma anche le versioni del concepimento di Dioniso sono controverse. Secondo alcune tradizioni Zeus, raccolto quanto rimaneva del piccolo Zagreo, figlio suo e di Persefone massacrato dai Titani, cucinò il cuore del fanciullo in un brodo da far bere all'amata Semele. Comunque sia Era non rimase all'oscuro dell'ennesimo tradimento del marito e pensò di vendicarsi su Semele, ispirando alle tre sorelle di costei un forte sentimento di invidia per la gravidanza ma anche per l'importanza del suo amante. Poi la regina degli dèi assunse l'aspetto di una vecchia, Beroe, che era stata la nutrice della piccola Semele e si presentò a costei, che era al settimo mese della gravidanza. Era, sotto le sembianze di Beroe, mise in guardia Semele consigliandole di fare una richiesta al suo amante: mostrarsi nella sua vera identità, smettendola di nascondersi e di ingannarla. Così, quando Zeus tornò da Semele, costei rivolse al suo amante la richiesta di mostrarsi nella sua vera identità. Il dio rifiutò, temendo le reazioni della moglie "ufficiale", ma dovette cedere sotto la minaccia di Semele di non condividere più con lui il talamo. Zeus apparve in tutto il suo splendore, tra folgori e fulmini e Semele, non sopportando il bagliore, venne incenerita.
Per impedire, però, che con lei bruciasse anche il figlio che portava in grembo, Gea, la Terra, fece crescere dell'edera fresca in corrispondenza del feto del bambino. Zeus, poi, incaricò Ermes di strappare il piccolo Dioniso dal corpo della madre e di portarglielo. Si incise, quindi, la coscia e vi cucì Dioniso per portare a termine la gravidanza interrotta. Proprio il nome Dioniso ricorda questa traumatica nascita. Il nome vuol dire "nato due volte", ma anche "il fanciullo della doppia porta" e "Zeus di Nisa" (dal luogo dove il dio sarebbe venuto al mondo).
Dioniso fu affidato alle cure di Ermes. Una volta cresciuto nemmeno Era poté disconoscere la paternità di Zeus nel giovane dio, ma volle comunque punirlo rendendo Dioniso pazzo. Il dio, allora, prese a vagare con il suo tutore Sileno e un pittoresco corteggio di satiri e baccanti finché raggiunse l'Egitto, dove si batté con i Titani, restituendo ad Ammone lo scettro che i Titani gli avevano sottratto. Dopo l'Egitto, Dioniso raggiunse l'India, sconfiggendo numerosi avversari e fondando altrettante città. Nel ritornare in Grecia, Dioniso si purificò dei delitti commessi durante la pazzia, sbarcò in Tracia ma venne respinto, con il suo seguito, da Licurgo, che finì per impazzire. Poi nell'Egeo noleggiò una nave da alcuni marinai diretti a Nasso. I marinai erano, in realtà, dei pirati e intendevano fare schiavo il giovane dio che, però, tramutò l'albero della nave in vite e se stesso in leone, popolando, nel contempo, la nave di fantasmi di animali feroci. I marinai si gettarono in mare tramutandosi in delfini e Dioniso poté attraccare all'isola di Nasso, dove incontrò Arianna, abbandonata da Teseo, che sposò. Sbarcato ad Argo, Perseo gli eresse un tempio purchè placasse le donne di quella città, fatte impazzire dallo stesso Dioniso come punizione per l'eccidio dei suoi seguaci. Fu quest'episodio a permettere al dio di entrare nell'Olimpo.
Era opinione diffusa, presso gli scrittori antichi, che il culto di Dioniso avesse avuto origine in Tracia e che da lì si sarebbe diffuso nelle altre regioni della Grecia, a partire dall'Attica e dalla Beozia. Altri scrittori, invece, affermavano che Dioniso avesse origine frigie. La popolazione frigia riteneva che Dioniso trascorresse l'inverno in catene oppure addormentato e si destasse in primavera. Proprio la relazione con la Frigia ha fatto pensare ad un collegamento del dio con la vegetazione, la fertilità e la vite. A volte il nome del dio è persino menzionate su tavolette di lineare B, anche se il suo culto non era conosciuto nella Grecia di Omero
Uno dei luoghi maggiormente legati al culto di Dioniso era il monte Parnaso, dove vi provvedevano organizzazioni cultuali ufficiali, composte da donne che ripetevano, in una forma più moderata, le tipiche manifestazioni del culto estatico. Particolarmente importanti erano le feste dedicate a Dioniso dalla città di Atene, che si svolgeano in estate e in autunno. Proprio queste feste originarono le prime forme di rappresentazioni teatrali dalle quali discende, soprattutto, il dramma satiresco.

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