sabato 11 giugno 2011

Un tempio per l'Apollo dei girovaghi

Acrolito di Apollo Aleo
Nei pressi di Punta Alice, che limita il Golfo di Taranto, si trova quel che rimane di un tempio di 46 metri x 19. Si tratta di resti perimetrali e del basamento del tempio di Apollo Aleo, eretto in un momento in cui i coloni greci avevano avviato proficui scambi sociali e commerciali con i Bruzi (o Bretii).
Il tempio si trova non lontano dalla località marina di Cirò, identificata dagli archeologi con l'antica Krimisa, entrata a far parte della sfera d'influenza della potente Crotone, distante 35 chilometri. Il tempio fu scavato nel 1924 da Paolo Orsi ed è stato datato al VI secolo a.C.. Fu attivo per almeno altri due secoli dopo la sua costruzione. La prima fase, in stile dorico, era relativa ad un edificio più piccolo, con un elevato di legno e una cella bipartita da un colonnato. L'adyton aveva quattro colonne. La seconda fase, che si  ebbe una volta che i Greci conquistarono Krimisa, vide l'ingrandimento dell'edificio con l'erezione di otto colonne sul lato breve e 19 sul lato lungo.
Lo scavo ha permesso di recuperare l'acrolito (testa, mani e piedi in pietra, marmo o avorio mentre il resto del corpo era plasmato nel legno ricoperto da stoffe) di Apollo Aleo, realizzato da un artista greco tra il 440 e il 430 a.C., rinvenuto nel naos del tempio. Purtroppo l'opera è frammentaria, si posseggono solo la testa, i piedi e la mano sinistra. Il manufatto fu interrato in età ellenistica, forse a causa di un momento di instabilità e di probabile distruzione del santuario. L'epiteto Aleo deriva dal greco alaios, che vuol dire "errante, vagabondo" e dal verbo alàomai, che vuol dire "girare, vagare, errare". Questi termini rimandano al lungo girovagare dell'eroe greco Filottete, considerato il fondatore di Petelia e Krimisa e che la leggenda vuole sia stato sepolto proprio in quest'ultima città.
Tra gli altri reperti recuperati vi sono una calotta in bronzo per una statua, forse, di Apollo arciere, con la chioma di ciocche cinte da una corona d'alloro (470-460 a.C.) e frammenti di epigrafi in caratteri greci ionici ma di lingua osca, del III secolo a.C. che mostrano la continuità d'uso del santuario.
L'acrolito di Apollo Aleo, databile al 430-420 a.C., è stato realizzato in marmo greco a grana media, con sfumature di azzurro. Doveva avere una parrucca che, si pensa, fosse in lamine d'oro o stucco dorato. Gli archeologi pensano che l'Apollo qui raffigurato fosse più verosimilmente l'Apollo citaredo, coperto da una lunga veste e seduto su uno sgabello nell'atto di suonare la cetra con la mano sinistra. Il materiale in cui fu forgiato l'acrolito era costituito dagli ex voto dei fedeli. Tutte le parti della statua furono accuratamente sepolte all'interno del sacello, protetti da due strati di terra e un misto di sabbia e detriti di calcare.
Le fonti antiche narrano che Filottete, tornato dalla guerra di Troia, a causa di una ribellione scoppiata nella natìa Tessaglia, riprese il mare e sbarcò sulle coste ioniche, dove fondò questo tempio dedicato ad Apollo per ricordare la conclusione delle sue peripezie. Le prime tracce della presenza umana sul posto risalgono al Neolitico. La zona si cominciò a monumentalizzare tra il VII e il VI secolo a.C., quando venne costruito il tempio di Apollo. Dopo il 510 a.C. (vittoria su Sibari), Krimisa entrò nella sfera d'influenza di Crotone. Un'altra area sacra cominciò a strutturarsi nel V secolo a.C., in località Bivio Alice, dedicata a Kore-Persephone.

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