I resti dei menhir di Samugheo |
Nel comune di Samugheo, nel centro della Sardegna, sono stati scoperti ben 300 frammenti di menhir in trachite durante una campagna archeologica da poco iniziata. I resti erano inglobati in un muretto a secco, realizzato tra gli anni 40 e 50 del secolo scorso, quando non era ancora noto il valore di queste grandi pietre. I menhir risalgono al III millennio a.C., durante l'Età del Rame.
Già in passato era stato ritrovato un menhir nella stessa zona di Samugheo e proprio questa scoperta ha dato il via alle indagini archeologiche che hanno interessato anche una vicina tomba dei giganti. Lo scavo è stato condotto dalla Soprintendenza delle province di Cagliari e Oristano sotto la supervisione di E. Usai, con l'ausilio dell'archeologo e direttore del museo di Villanovaforru, M. Perri.
I menhir ritrovati, purtroppo, sono frammentati e solo alcuni si conservano integri con un'altezza massima di 1,20 metri. Il recupero di questi manufatti è molto importante soprattutto per rilevare le decorazioni di superficie, dove ricorrenti sono le raffigurazioni di volti umani, di U capovolta e fregi a spina di pesce e a reticolo. Un altro motivo ricorrente e quello del pugnale. L'archeologo Perri ha sottolineato che questi segni sono comuni ai menhir dell'arco alpino e della Lunigiana, dal che si può dedurre che la Sardegna era in contatto con queste aree.
Già in passato era stato ritrovato un menhir nella stessa zona di Samugheo e proprio questa scoperta ha dato il via alle indagini archeologiche che hanno interessato anche una vicina tomba dei giganti. Lo scavo è stato condotto dalla Soprintendenza delle province di Cagliari e Oristano sotto la supervisione di E. Usai, con l'ausilio dell'archeologo e direttore del museo di Villanovaforru, M. Perri.
I menhir ritrovati, purtroppo, sono frammentati e solo alcuni si conservano integri con un'altezza massima di 1,20 metri. Il recupero di questi manufatti è molto importante soprattutto per rilevare le decorazioni di superficie, dove ricorrenti sono le raffigurazioni di volti umani, di U capovolta e fregi a spina di pesce e a reticolo. Un altro motivo ricorrente e quello del pugnale. L'archeologo Perri ha sottolineato che questi segni sono comuni ai menhir dell'arco alpino e della Lunigiana, dal che si può dedurre che la Sardegna era in contatto con queste aree.
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