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Chiesa del castello di Sarezzano |
Il Codex Purpureus Sarzanensis è un manufatto pregevole e molto antico, iscritto su un'altrettanto preziosa pergamena di pelle di pecora liscia e compatta, immersa in tintura di porpora. Il Codex è custodito in tre casse di legno nella Curia vescovile di Tortona.
Il Codex, che può considerarsi il primo esempio di libro, è composto da 72 pergamene che conservano scritta l'ultima pagina del Vangelo di Luca, i primi 13 capitoli del Vangelo di Giovanni ed una splendida copertina miniata, è considerato dagli studiosi un magnifico esempio di sperimentazione grafica.
La paleografia ha datato il manoscritto ad un periodo compreso tra la seconda metà del V e l'inizio del VI secolo d.C.. E' stato composto da due amanuensi che vi operarono sviluppando due differenti grafie, pur partendo entrambi dallo stesso modello grafico. Questa stesura evangelica, poi, è antecedente alla Vulgata di San Gerolamo, il che vuol dire che alcuni usi liturgici del Vangelo erano presenti già durante i primi anni del Cristianesimo in Italia del Nord. Il Codex fu, forse, composta nello scriptorium ambrosiano legato alla cattedrale di Milano.
Ma come è arrivato, il preziosissimo manoscritto, in quel di Tortona? L'unica certezza che hanno gli studiosi ed i ricercatori è quella del legame con San Ruffino, al quale la tradizione vuole fosse appartenuto il libro, e con l'antica chiesa del Castello di Sarezzano, dedicata ai santi Ruffino e Venanzio, che conservò la preziosa oipera per quasi un millennio nella cripta, accanto alle reliquie dei santi patroni.
Il Codex fu scoperto casualmente nel 1585 contemporaneamente alle sepolture di Ruffino e Venanzio, che stabilirono la loro ascetica dimora sulle colline di Tortona. Per molti secoli il Codex è stato identificato come il Libro dei Santi.
L'edificio che custodisce il manoscritto sorse nel periodo dell'incastellamento che, nell'area, va dal X all'XI secolo. Più volte rimaneggiato, ha conservato, inseriti in diversi punti della muratura esterna, fregi e decorazioni in arenaria grigia risalenti alla fine del 900, tra i quali il frammento di lapide sepolcrale con un'iscrizione altomedioevale, incastonato nella parete settentrionale dell'abside e databile ai primi decenni del VII secolo d.C., che getta un pò di luce sulla misteriosa figura di san Ruffino, collegandolo alle vicende di uno dei più importanti scritti della storia della cultura occidentale.
Il Codex, che può considerarsi il primo esempio di libro, è composto da 72 pergamene che conservano scritta l'ultima pagina del Vangelo di Luca, i primi 13 capitoli del Vangelo di Giovanni ed una splendida copertina miniata, è considerato dagli studiosi un magnifico esempio di sperimentazione grafica.
La paleografia ha datato il manoscritto ad un periodo compreso tra la seconda metà del V e l'inizio del VI secolo d.C.. E' stato composto da due amanuensi che vi operarono sviluppando due differenti grafie, pur partendo entrambi dallo stesso modello grafico. Questa stesura evangelica, poi, è antecedente alla Vulgata di San Gerolamo, il che vuol dire che alcuni usi liturgici del Vangelo erano presenti già durante i primi anni del Cristianesimo in Italia del Nord. Il Codex fu, forse, composta nello scriptorium ambrosiano legato alla cattedrale di Milano.
Ma come è arrivato, il preziosissimo manoscritto, in quel di Tortona? L'unica certezza che hanno gli studiosi ed i ricercatori è quella del legame con San Ruffino, al quale la tradizione vuole fosse appartenuto il libro, e con l'antica chiesa del Castello di Sarezzano, dedicata ai santi Ruffino e Venanzio, che conservò la preziosa oipera per quasi un millennio nella cripta, accanto alle reliquie dei santi patroni.
Il Codex fu scoperto casualmente nel 1585 contemporaneamente alle sepolture di Ruffino e Venanzio, che stabilirono la loro ascetica dimora sulle colline di Tortona. Per molti secoli il Codex è stato identificato come il Libro dei Santi.
L'edificio che custodisce il manoscritto sorse nel periodo dell'incastellamento che, nell'area, va dal X all'XI secolo. Più volte rimaneggiato, ha conservato, inseriti in diversi punti della muratura esterna, fregi e decorazioni in arenaria grigia risalenti alla fine del 900, tra i quali il frammento di lapide sepolcrale con un'iscrizione altomedioevale, incastonato nella parete settentrionale dell'abside e databile ai primi decenni del VII secolo d.C., che getta un pò di luce sulla misteriosa figura di san Ruffino, collegandolo alle vicende di uno dei più importanti scritti della storia della cultura occidentale.
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