Moneta rappresentante le sorgenti dell'Aqua Traiana |
Recentemente è stata individuata la sorgente di uno dei più importanti acquedotti dell'antica Roma, l'acquedotto Traiano. Persino i papi ebbero cura di quest'acquedotto, dal momento che serviva il complesso della basilica di S. Pietro.
L'Aqua Traiana fu il penultimo acquedotto degli undici dai quali era fornita Roma. Fu fatto costruire da Traiano a sue spese e inaugurato nel 109 d.C.. Il suo percorso era di 32 chilometri, da Bracciano fino al Gianicolo. Riforniva di acqua il Trastevere che, fin dall'età imperiale, aveva avuto uno sviluppo estremamente rapido ma era rimasto privo dell'apporto dei grandi acquedotti.
Dal III secolo d.C. l'Aqua Traiana, con un impiato che era un vero e proprio modello preindustriale, sfruttò il balzo di quota del Gianicolo per fornire forza idraulica ad una catena di mulini che macinavano il grano lungo quella pendice. Nel 537 l'acquedotto venne tagliato da Vitige, ma fu restaurato dal generale bizantino Belisario. Furono i Longobardi a troncarlo di nuovo, nel 752 e il papa Adriano I lo restaurò nel 772.
Paolo V, nel 1606, per riornire d'acqua i Palazzi Vaticani, si risolse a restaurare nuovamente l'Aqua Traiana, rifacendo molti archi sul percorso. Dal nome di questo papa l'acquedotto prese il nome di Aqua Paola e nel 1612 andò ad alimentare il fontanone del Gianicolo.
Aqua Traiana e Aqua Paola vennero sempre indicate come un unico acquedotto anche se la loro origine - il caput aquae - era differente. Già al tempo di Onorio I (625-638) i canali di captazione erano parzialmente sconosciuti. La condotta costruita da Paolo V attingeva - come l'attuale - al bacino lacustre che si trova nei pressi di Anguillara, con problemi di potabilità.
I Romani captavano l'acqua dalle sorgive purissime alla base del cratere divenuto bacino lacustre. L'acqua era, poi, intercettata da diverse vene e portata con condotte separate. L'origine dell'Aqua Traiana è rimasta sconosciuta fino ai nostri giorni, quando è stata rivelata da due cittadini britannici, Edward J. e Michael O'Neill, in modo piuttosto avventuroso. Costoro vennero indirizzati dall'architetto Giuseppe Curatolo, studioso dell'acquedotto Odescalchi di Bracciano, alle sorgenti della Madonna della Fiora, che alimentano la cittadina. In una zona selvaggia sul fosso della Fiora, tra i comuni di Manziana e Bracciano, una grande grotta accoglieva la Madonna. Si trattava di poco più di un rudere sommerso dalla vegetazione, dove un tempo esisteva una piccola chiesa con campanile. La grotta è artificiale, in splendida opera in laterizio antico e si completa, ai lati, con ambienti absidati. La costruzione venne restaurata dagli Odescalchi agli inizi del Settecento e le acque vennero dirottate per alimentare la cittadina di Bracciano.
La scomparsa della piccola chiesa, l'interro delle grotte e la fornitura di acqua a Bracciano avevano provocato la perdita storica delle notizie sull'Aqua Traiana, pur avendo l'acquedotto subito restauri e risistemazioni in epoca medioevale e rinascimentale.
Il complesso della Madonna della Fiora è, in realtà, un magnifico ninfeo di età traianea costruito alle sorgenti dell'acquedotto. La grande aula cenrale si affaccia sulla valle sottostante; una nicchia, sul fondo, doveva avere ospitato, anticamente, l'immagine di una divinità. Ai lati, sprofondati, due ambienti absidali alti 8-9 metri, in opera laterizia, che contenevano l'afflusso delle sorgenti. Oggi questi ambienti sono percorribili, anche se accedervi non è facile.
Il ninfeo di Traiano appare, oggi, come un ambiente sotterraneo, ma in antico non era così. Sicuramente un tempo la costruzione era abbellita da staute e giochi d'acqua. Per celebrare quest'opera d'ingegno di arte Traiano fece coniare alcune monete, sulle quali figura l'immagine, semisdraiata, del dio del fiume sotto una grande volta coronata da un arco con antefisse e colonne. Il dio del fiume aveva una canna nella mano destra mentre il braccio sinistro poggia su un'urna dalla quale sgorga l'acqua.
Antiche fonti medioevali attestano che nei pressi dell'antico ninfeo di Traiano esistesse una chiesetta dedicata a Maria già nel XIII secolo, anche se la venerazione è sicuramente più antica, come dimostrano lacerti di pitture difficilmente godibili, di tradizione paleocristiana.
In età rinascimentale il ninfeo venne ristrutturato con l'arco centrale d'ingresso, la creazione di lucernari e, sul fondo, un'edicola di culto pagano che accolse il tabernacolo cristiano sormontato dall'immagine della Madonna.
L'Aqua Traiana fu il penultimo acquedotto degli undici dai quali era fornita Roma. Fu fatto costruire da Traiano a sue spese e inaugurato nel 109 d.C.. Il suo percorso era di 32 chilometri, da Bracciano fino al Gianicolo. Riforniva di acqua il Trastevere che, fin dall'età imperiale, aveva avuto uno sviluppo estremamente rapido ma era rimasto privo dell'apporto dei grandi acquedotti.
Dal III secolo d.C. l'Aqua Traiana, con un impiato che era un vero e proprio modello preindustriale, sfruttò il balzo di quota del Gianicolo per fornire forza idraulica ad una catena di mulini che macinavano il grano lungo quella pendice. Nel 537 l'acquedotto venne tagliato da Vitige, ma fu restaurato dal generale bizantino Belisario. Furono i Longobardi a troncarlo di nuovo, nel 752 e il papa Adriano I lo restaurò nel 772.
Paolo V, nel 1606, per riornire d'acqua i Palazzi Vaticani, si risolse a restaurare nuovamente l'Aqua Traiana, rifacendo molti archi sul percorso. Dal nome di questo papa l'acquedotto prese il nome di Aqua Paola e nel 1612 andò ad alimentare il fontanone del Gianicolo.
Aqua Traiana e Aqua Paola vennero sempre indicate come un unico acquedotto anche se la loro origine - il caput aquae - era differente. Già al tempo di Onorio I (625-638) i canali di captazione erano parzialmente sconosciuti. La condotta costruita da Paolo V attingeva - come l'attuale - al bacino lacustre che si trova nei pressi di Anguillara, con problemi di potabilità.
I Romani captavano l'acqua dalle sorgive purissime alla base del cratere divenuto bacino lacustre. L'acqua era, poi, intercettata da diverse vene e portata con condotte separate. L'origine dell'Aqua Traiana è rimasta sconosciuta fino ai nostri giorni, quando è stata rivelata da due cittadini britannici, Edward J. e Michael O'Neill, in modo piuttosto avventuroso. Costoro vennero indirizzati dall'architetto Giuseppe Curatolo, studioso dell'acquedotto Odescalchi di Bracciano, alle sorgenti della Madonna della Fiora, che alimentano la cittadina. In una zona selvaggia sul fosso della Fiora, tra i comuni di Manziana e Bracciano, una grande grotta accoglieva la Madonna. Si trattava di poco più di un rudere sommerso dalla vegetazione, dove un tempo esisteva una piccola chiesa con campanile. La grotta è artificiale, in splendida opera in laterizio antico e si completa, ai lati, con ambienti absidati. La costruzione venne restaurata dagli Odescalchi agli inizi del Settecento e le acque vennero dirottate per alimentare la cittadina di Bracciano.
La scomparsa della piccola chiesa, l'interro delle grotte e la fornitura di acqua a Bracciano avevano provocato la perdita storica delle notizie sull'Aqua Traiana, pur avendo l'acquedotto subito restauri e risistemazioni in epoca medioevale e rinascimentale.
Il complesso della Madonna della Fiora è, in realtà, un magnifico ninfeo di età traianea costruito alle sorgenti dell'acquedotto. La grande aula cenrale si affaccia sulla valle sottostante; una nicchia, sul fondo, doveva avere ospitato, anticamente, l'immagine di una divinità. Ai lati, sprofondati, due ambienti absidali alti 8-9 metri, in opera laterizia, che contenevano l'afflusso delle sorgenti. Oggi questi ambienti sono percorribili, anche se accedervi non è facile.
Il ninfeo di Traiano appare, oggi, come un ambiente sotterraneo, ma in antico non era così. Sicuramente un tempo la costruzione era abbellita da staute e giochi d'acqua. Per celebrare quest'opera d'ingegno di arte Traiano fece coniare alcune monete, sulle quali figura l'immagine, semisdraiata, del dio del fiume sotto una grande volta coronata da un arco con antefisse e colonne. Il dio del fiume aveva una canna nella mano destra mentre il braccio sinistro poggia su un'urna dalla quale sgorga l'acqua.
Antiche fonti medioevali attestano che nei pressi dell'antico ninfeo di Traiano esistesse una chiesetta dedicata a Maria già nel XIII secolo, anche se la venerazione è sicuramente più antica, come dimostrano lacerti di pitture difficilmente godibili, di tradizione paleocristiana.
In età rinascimentale il ninfeo venne ristrutturato con l'arco centrale d'ingresso, la creazione di lucernari e, sul fondo, un'edicola di culto pagano che accolse il tabernacolo cristiano sormontato dall'immagine della Madonna.
2 commenti:
Bel Blog - Complimenti !
C'è pure un pò di novità. Vedi il seguente:
Lettera al Ministro Ornaghi:
http://www.lagone.it/cultura-pericolo-ninfeo-santa-fiora
Televideo Rai: http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=11519
Intervista da Sara Pulvirenti: http://www.agoravox.it/Segni-particolari-cacciatore-di.html
Articolo da Rabun Taylor ad Archaeology Magazine...
in italiano: http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=456
video in inglese: http://www.archaeology.org/1203/features/rome_aqueduct_video.html
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