domenica 18 dicembre 2011

Il misterioso tempio di Giove Dolicheno

Giove Dolicheno
Durante i lavori di urbanizzazione del quartiere Aventino, a Roma, nei primi decenni del '900, gli scavi per la realizzazione di una fognatura al di sotto di via S. Domenico portò alla scoperta, ad una profondità di 4 metri, di iscrizioni e marmi figurati tra i quali una statuetta di Giove Dolicheno, una divinità di origine orientale.
Questi ritrovamenti indussero gli studiosi a pensare che potesse esserci, sotto il manto stradale, quel che rimaneva di un luogo sacro alla divinità orientale, la cui presena era attestata dai Cataloghi Regionari, elenchi di monumenti noti nell'antichità. Gli scavi successivi portarono alla luce un'area che non fu possibile liberare per intero, dal momento che le strutture murarie proseguivano sotto gli edifici moderni costruiti negli anni Venti del secolo scorso.
Nell'area di scavo fu evidente che ci si trovava in un campo libero pertinente un complesso abitativo tardo-repubblicano, ancora utilizzato nel II secolo d.C.. La domus cadde in disuso quando l'area a cielo aperto - probabilmente un cortile o un giardino - fu destinata, all'inizio dell'impero di Antonino Pio, al culto di Giove Dolicheno. In proposito, a confortare le tesi archeologiche, vennero ritrovati bolli laterizi del muro che recingeva l'area, alcuni materiali lapidei e un'iscrizione che riporta la data del 150 d.C. nonchè un piccolo frammento di dedica in marmo che reca il nome di Antonino Pio (138-161 d.C.).
L'area in questione venne coperta da un tetto nella seconda metà del II secolo d.C. e presentava tre ambienti comunicanti tra loro. Non si conosce dove fosse collocato l'ingresso del santuario, probabilmente si trovava nella parte non scavata, sotto i villini costruiti negli anni Venti. Qui esistevano anche altri ambienti destinati, probabilmente, al culto di Mitra. Sono stati ritrovati, infatti, due rilievi mitriaci del II secolo d.C.. Il santuario, attualmente, non è visitabile.
L'area comprendeva tre ambienti divisi da muri. Il primo era una sorta di vestibolo con una nicchia decorata da mosaici, marmi e tre nicchiette. Nel muro di questo vestibolo è stata ritrovata una moneta dell'imperatore Gordiano Pio (238-244 d.C.). L'ambiente attiguo, pavimentato con un mosaico bianco e nero, forse era la sala principale. All'interno vi sono due brevi tratti di altrettanti banconi in muratura. In un angolo della sala che, probabilmente, serviva da cenatorium o triclinium, sono stati ritrovati - ancora in situ - i resti di un altare con una dedica a Giove Dolicheno da parte di Annius Iulianus e Annius Victor. Il triclinium era importante, nel santuario di Giove Dolicheno, dal momento che il culto prevedeva, probabilmente, il sacrificio del toro e il banchetto rituale, una cerimonia molto simile a quella che si svolgeva nel mitraismo. Un terzo ambiente appariva pavimentato in mattoni bipedali e aveva un'importanza secondaria. Tutti gli ambienti avevano i muri perimetrali rasati.
Le numerose iscrizioni ritrovate comprendo quelle dedicate dal collegium Herculis metretariorum. I metretarii erano una corporazione professionale che aveva il compito di controllare le misure dei liquidi (metreta, misura fondamentale in Attica per i liquidi). I metretarii erano devoti ad Ercole e avevano la loro sede alle pendici dell'Aventino. La corporazione aveva dedicato a Giove Dolicheno due are con le immagini del sole e della luna. Queste are sono state trovate inserite nelle murature più tarde del santuario e sono datate al 150 d.C..
Tra le statue e i frammenti di queste sono state ritrovate quelle di Onfale, regina di Lidia, che aveva tenuto prigioniero Ercole; quella di Ercole viincitore con i pomi delle Esperidi; quella di Artemide con Ifigenia; una statuetta di Silvano, che presiedeva alle foreste, una del Genio del luogo, una di Venere, un'erma diionisiaca ed alcune statue di Giove Dolicheno.
Il Dolocenum venne costruito, con tutta probabilità, agli inizi dell'impero di Antonino Pio in un'area - l'Aventino - che gravitava sull'Emporium che era il porto fluviale romano, frequentato da genti provenienti da tutto l'impero romano. Il periodo di massimo splendore del santuario è ascrivibile all'epoca dei Severi (Caracalla, Eliogabalo, Alessandro Severo), quando i culti orientali incontrarono una notevole fortuna fra i Romani.
Gli scavi hanno permesso di recuperare una statua di Giove Dolicheno di 1,60 metri di altezza, rappresentato con i caratteri tipici di una divinità orientale: aspetto guerriero (gli abiti indossati sono quelli tipici dei militari romani), berretto frigio, bipenne, fulmini e toro. Giove Dolicheno era originario dell'area Ittita, il suo precursore era il Baal siriaco proveniente da Dolichè (città che, nel II millennio a.C., faceva parte della sfera di influenza ittita), nella Commagene. Il culto venne portato a Roma intorno al 71 d.C., dopo l'annessione della Siria da parte di Vespasiano e fu molto in voga tra i militari. Il Baal siriaco incontro il Giove Ottimo Massimo romano dando luogo ad una divinità sincretica, Giove Dolicheno, appunto.
I fedeli di Giove Dolicheno erano detti colitores o fratres. Una categoria importantissima erano i patroni che, con tutta probabilità, finanziavano sia il tempio che la comunità. Quelli tra costoro che avevano funzioni cultuali erano detti candidati. Tra le cariche più elevate della gerarchia sacerdotale vi era il pater candidatorum, che presiedeva all'iniziazione dei candidati. Vi erano anche altre cariche, minori rispetto alla precedente: lo scriba (o segretario, che registrava atti e donazioni alla comunità), il curator tempuli (che si preoccupava dei problemi organizzativi), i lectiarii dei (che avevano il compito di trasportare, mediante la lectica, le immagini della divinità durante le processioni). Le donne non potevano partecipare alla liturgia ma potevano dedicare degli ex voto: ne sono stati ritrovati numerosissimi nell'Austria meridionale.
Del rito non si conoscono, purtroppo, particolari. Sicuramente vi erano delle processioni rituali e dei momenti cultuali, comprendenti un banchetto, ma non si conosce la composizione dei pasti.

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