venerdì 9 novembre 2012

Il favoloso tesoro dei Geti

Un braccialetto facente parte del tesoro dei Geti
Gli archeologi bulgari hanno trovato un tesoro d'oro nella tomba Svestari, nell'antica Tracia. A capo della missione archeologica, l'archeologa Diana Gergova, dell'Istituto Nazionale di Archeologia presso l'Accademia Bulgara delle scienze.
Nel corso degli scavi sono stati ritrovati dei frammenti di una cassa lignea contenente ossa carbonizzate frammiste a cenere e ad una serie di oggetti d'oro molto ben conservati, risalenti alla fine del IV - inizio III secolo a.C.. Gli oggetti comprendono quattro spirali d'oro, braccialetti dalla testa di serpente, una testa di cavallo finemente incisa e lavorata ed una serie di complesse applicazioni, una delle quali a forma di testa di divinità femminile ornata con perline. Nel loro complesso gli oggetti ritrovati pesano 1,5 chilogrammi, ma si spera in altri ritrovamenti.
Applicazione con testa di divinità
Nella cassa di legno sono stati ritrovati anche un anello, dei bottoni e delle perline. La professoressa Gergova ha spiegato che il tesoro sembrava essere stato avvolto in un tessuto fatto di fili d'oro. Probabilmente si tratta del corredo di una sepoltura rituale. Del corredo in questione facevano parte anche decine di statuette di figure femminili e applicazioni che erano parte di una sontuosa bardatura per cavallo.
La tomba che conteneva questo incredibile tesoro è la più grande tra le 150 comprese nel complesso funerario dell'area ed è quel che rimane della popolazione dei Geti, di origine indoeuropea, stanziati in quella che i Romani (soprattutto Plinio) chiameranno Dacia ed appartenenti alla più vasta famiglia dei Traci. L'area in cui è stato scoperto il tesoro è quella in cui, nel 1982, venne riportata alla luce la tomba di Svestari, inclusa nel 1985 nell'elenco dei Patrimoni dell'Umanità dell'Unesco a causa delle sue decorazioni architettoniche uniche al mondo: le pareti dipinte e le cariatidi policrome per metà donne e per metà vegetali che custodiscono ancora l'antica sepoltura.
Testa di cavallo facente parte del tesoro dei Geti
La cultura dei Geti, purtroppo, è conosciuta attualmente solo attraverso le loro sepolture. Questa popolazione non lasciò traccia alcuna della loro cultura. Fu Erodoto a descrivere, per primo, questa misteriosa popolazione come gente "giusta e valorosa". I Geti furono sottomessi da Alessandro il Macedone nel 334 a.C. e finirono per essere completamente assorbiti dalle vicine civiltà, più forti e sviluppate.
I Geti, secondo Erodoto, credevano nell'immortalità dell'anima e consideravano la morte un semplice cambio di paese. Tra le divinità che adoravano vi era Zalmoxis, che si raggiungeva una volta defunti. Una certa importanza era attribuita anche Gebeleixis. Erano nomadi e pastori e la loro civiltà iniziò con il II secolo a.C. culminando nei due secoli precedenti la conquista romana (106 d.C.). La cultura materiale è espressa soprattutto da oggetti in ferro ed in ceramica. I Geti vivevano in insediamenti fortificati situati su alture, accanto ai quali sorgevano i santuari delle loro divinità. Queste fortezze erano prevalentemente dislocate sulle Alpi Transilvaniche occidentali. La fortezza principale fu identificata con Sarmizegetusa ed era attorniata da poderose cittadelle che la proteggevano.

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