domenica 4 agosto 2013

La vita segreta di piazzale Ostiense

Le scarpe dei primi decenni del '900 riemerse durante
i saggi di scavo a piazzale Ostiense (Foto: Il Messaggero)
Roma, piazzale Ostiense, non lontano dalla struttura della Piramide Cestia, sono emerse, recentemente, decine e decine di scarpe di cuoio, scarpe di uomini, di donne, di bambini. Il deposito di scarpe risale alla prima metà del '900 ed è riemerso tra le macerie che riempivano gli ambienti di quella che gli archeologi hanno individuato essere la cripta della chiesa di San Salvatore de Porta, sulla via Ostiense, meta dei pellegrini del IV secolo d.C., distrutta nel 1849.
A permettere questa serie di scoperte nelle scoperte è stato un cantiere dell'Italgas per la sostituzione di tubature logore a piazzale Ostiense. Le scarpe sono tutte in cuoio, persino i tacchi delle calzature da donna sono dello stesso materiale e fanno pensare a manufatti dei primi decenni del secolo scorso.
Dopo le prime indagini, però, a calamitare l'attenzione degli studiosi sono stati i resti di quella che è stata riconosciuta come la via tecta di San Paolo, citata più volte dalle fonti e mai, finora, identificata con certezza. Si tratta della Porticus della via Ostiense, risalente al IV-V secolo d.C., utilizzata dai fedeli che si recavano in pellegrinaggio alla basilica di San Paolo. La Porticus era un porticato monumentale con un solenne colonnato, descritto dallo storico Procopio di Cesarea (VI secolo d.C.) come lungo ben 3 chilometri, dalla porta delle Mura Aureliane fino al "tempio dell'apostolo Paolo".
Il cantiere archeologico sulla via Ostiense
(Foto: Il Messaggero)
Dal saggio effettuato a piazzale Ostiense è emerso un grande pilastro di mattoni impostato su un imponente blocco di travertino. Accanto, una serie di strutture fanno pensare ad ambienti sotterranei della cripta della chiesa di S. Salvatore de Porta, a navata unica absidata e rivolta verso la via Ostiense.
Nel 1866 l'archeologo De Rossi poteva ancora vedere e documentare i resti diruti della chiesa, demolita in seguito alle guerre del 1849. Nella vigna accanto alla chiesa era stata trovata un'iscrizione appartenente alla chiesa, che ne riportava il nome e il riferimento all'altare superiore, il che faceva intuire che doveva esservi anche una cripta.
Ma il saggio di scavo lungo la via Ostiense ha fatto riemergere anche murature in laterizio pertinenti alle botteghe che si trovavano lungo la Porticus e che dovevano servire ai bisogni dei pellegrini che visitavano il "tempio dell'Apostolo Paolo".
Oltre a queste importantissime scoperte, sempre a piazzale Ostiense è emersa una macina pompeiana di oltre un metro di altezza, con la tipica forma a clessidra. Ora l'area di scavo è stata triplicata e gli archeologi si sono posti l'obiettivo di far luce su un sito che ha avuto un'importanza notevole nella storia di Roma. Lo scavo è condotto dalla Dottoressa Francesca Mattei Pavoni.
Il ritrovamento della macina pompeiana fa pensare ad un'attività produttiva forse a larga scala o forse solamente di uso domestico, una bottega o un magazzino connesso alla Porticus di San Paolo. La macina fu utilizzata dal IV secolo a.C. al Medioevo e gli archeologi non escludono che potesse essere collocata negli ambienti della chiesa di San Salvatore de Porta. I documenti relativi a questa chiesa parlano di una cappella con una stanza per sagrestia e sopra una camera da letto. Qui la tradizione vuole che da una scala sarebbe scesa la nobile Plautilla per portare a San Paolo il suo velo, con il quale l'apostolo si sarebbe dovuto bendare durante la decapitazione.

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