sabato 6 dicembre 2014

Il recupero delle barche solari di Khufu

La prima barca solare trovata nella piana di Giza
(Foto: Weekly.ahram.org.eg)
In questi giorni decine di egittologi, restauratori ed operai stanno rimuovendo, pezzo per pezzo, le travi in legno della seconda barca solare del faraone Khufu, che 4500 anni fa doveva traghettare l'anima del defunto nel mondo dell'aldilà.
I restauratori stanno pulendo il legno dei remi e delle travi mentre gli egittologi sono impegnati a salvare le diverse parti della barca solare. Quest'ultima è stata scoperta nel 1954, insieme alla prima barca, in due pozzi situati uno accanto all'altro, dagli archeologi Kamal Al-Mallakh e Zaki Nour. All'interno delle imbarcazione c'erano stuoie, corde, strumenti in selce ed alcuni pezzi di intonaco bianco con 12 remi.
L'imbarcazione funeraria è stata rimossa pezzo per pezzo sotto la supervisione del restauratore Ahmed Youssef, che ha trascorso più di 20 anni a ripristinare e ricostruire la barca solare, come in un grande puzzle. La barca, ora completamente ricostruita con gli elementi originari, è in mostra al Museo della Barca Solare di Khufu nella piana di Giza.
Uno dei remi dell'imbarcazione solare
(Foto: Weekly.aharam.org.eg)
I legni di cedro dello scafo sono legati insieme con corda di canapa con una tecnica ancora utilizzata, fino a qualche anno fa, sulle rive del Mar Rosso, del Golfo Persico e dell'Oceano Indiano. Le protomi della barca sono in forma di steli di papiro, quelli della poppa sono piegati. L'imbarcazione ha una cabina che potrebbe essere stato un santuario, racchiuso all'interno di una struttura. Vi era anche un alloggio per il capitano. A spingere il vascello vi erano 10 remi e due timoni. Non c'erano né alberi né vela e l'imbarcazione mostra di essere stata progettata per muoversi essenzialmente sul fiume.
Sulle pareti della fossa dove è stata trovata la barca sacra, sono stati trovati marchi ed iscrizioni dei diversi costruttori, tra i quali 18 cartigli che contengono il nome del figlio di Khufu, Djedefre. Questo ha suggerito agli egittologhi che alcune parti della complessa sepoltura di Khufu sono stati completati solo dopo la morte del faraone. Un egittologo ha ipotizzato che i due pozzi che contenevano le imbarcazioni funerarie siano state costruite da Djedefre come gesto di pietà connesso con l'istituzione del culto divino locale di suo padre.
Archeologi ed operai all'interno della fossa che
contiene la seconda imbarcazione solare
(Foto: Weekly.aharam.org.eg)
La fossa dove giaceva la seconda imbarcazione è rimasta sigillata fino al 1987, quando è stata esaminata dalla America Geographic Society in collaborazione con l'Ufficio egiziano dei monumenti storici. Lo spazio vuoto al di sopra dell'imbarcazione è stato accuratamente fotografato e misurato, prima di sigillare nuovamente la fossa. Si pensava di "congelare" l'imbarcazione, all'interno, così come era stato fatto nell'antichità, ma, purtroppo, l'aria è trapelata dall'esterno portando alla proliferazione di alcuni insetti che hanno distrutto parte delle travi di legno.
Youssef ha scritto nel suo diario di scavo che diverse parti della seconda barca erano andate perdute e che le travi in legno erano state seriamente danneggiate e che era troppo rischioso rimuovere quanto era rimasto dal pozzo. Queste annotazioni hanno provocato l'annullamento del progetto di salvataggio della seconda imbarcazione. Nel frattempo anche la prima barca ha dovuto subire dei danni da parte dell'acqua che è penetrata all'interno del Museo che la custodiva. Per fortuna i danni, abbastanza contenuti, sono stati immediatamente riparati.
Uno degli elementi della seconda imbarcazione solare in laboratorio
(Foto: Weekly.aharam.org.eg)
Nel 2009 un team scientifico giapponese della Waseda University, guidato da Sakuji Yoshimura, si è offerto di rimuovere la barca dal pozzo, di restaurarla e riassemblarne i pezzi per permetterne l'esposizione al pubblico. Gli archeologi giapponesi hanno ripulito la fossa in cui si trovava la barca dagli insetti ed ha inserito una telecamera attraverso un foro nel soffitto di calcare della fossa, per poter studiare le condizioni in cui si trovava la barca e i modi più opportuni per ripararla.
Proprio durante queste operazioni preventive di studio sono stati individuati dei cartigli con il nome di Khufu incisi su uno dei blocchi e accanto compariva il nome di Djedefre. Questo avvalora la tesi secondo la quale questa seconda imbarcazione è stata costruita durante il regno di Khufu. I lavori di restauro vero e proprio sono iniziati nel 2011.
Le travi della barca, una volta estratte, hanno dimostrato di essere in pessime condizioni di conservazione. Alcune si erano letteralmente polverizzate. L'alto tasso di umidità causato dalla fuoriuscita di acqua dal vicino museo aveva avuto un impatto decisamente negativo, in tal senso. I restauratori hanno rimosso le travi pezzo per pezzo e le hanno rivestite in situ con una soluzione chimica speciale per proteggerle dall'atmosfera esterna alla fossa. In laboratorio le assi sono state sottoposte ad un trattamento di consolidamento ed è stata creata una documentazione in 3D di ogni parte dell'imbarcazione.
Yoshimura ha affermato che i lavori di recupero, documentazione e restauro dureranno fino al 2018, quando sarà possibile iniziare la ricostruzione della barca.

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