Scavi a Reggio Calabria, vicino le mura greche: resti di un podio (Foto: La Stampa) |
(Fonte: La Stampa) - Doveva sorgere un banale parcheggio interrato, invece in quell'area è stato scoperto un tesoro di 1900 anni fa. I resti di una città rimasta sotterranea e sconosciuta per secoli. Vestigia misteriose di una tra le tante civiltà che hanno partecipato alla costruzione della storia di Reggio Calabria.
Gli ultimi scavi hanno fatto affiorare diversi reperti archeologici di età romana, a pochi metri da quelle mura greche che ricordano il passato ancora più remoto dell'antica Reghion. Gli uomini dimenticano, la terra ricorda. E conserva.
A diversi metri dalla superficie, i tecnici hanno trovato il podio di un edificio romano che potrebbe essere stato un monumento funerario o un tempio. Gli esperti del ministero dei Beni culturali non hanno ancora sciolto il dubbio. Ma hanno comunque colto al volo l'importanza della scoperta e disposto quattro saggi esplorativi al fine di fare una mappatura completa di tutti i resti presenti nel sottosuolo. Il parcheggio può attendere. Perché adesso Comune e Mibact hanno intenzione di valorizzare appieno i reperti venuti alla luce. Il primo passo sarà quello di proseguire le indagini archeologiche, che potrebbero far affiorare altri segni della storia; il secondo riguarda la progettazione di "un ambizioso piano di musealizzazione, valorizzazione e fruizione in situ di quanto emerso", come spiegato in una nota diffusa ieri dall'ex Soprintendenza per i beni archeologici calabresi.
Non è un mistero: sotto i palazzi della modernità giacciono le rovine di tante altre città. Fondata nell'VIII secolo a.C., Reggio è stata uno dei principali centri della Magna Grecia, un'alleata di Roma e tra le più grandi metropoli dell'impero bizantino. Senza contare le dominazioni di normanni, svevi e angioini. E infatti prima di approvare il progetto del parcheggio, erano stati prescritti tre saggi esplorativi allo scopo di determinare la consistenza e la natura dei reperti del sottosuolo.
I lavori di piazza Garibaldi, iniziati il 18 aprile scorso al limite dell'area dove dovrebbe essere costruito il parcheggio, in un primo momento avevano fatto emergere "un consistente nucleo di malta di calce". Poi la scoperta di "una massiccia costruzione che affiora a 2,30 metri dall'attuale piano stradale e che si sviluppa in altezza per poco meno di 2 metri". E' il podio di un edificio di età romana, probabilmente risalente al I secolo d.C., il cui nucleo centrale è stato realizzato in conglomerato cementizio con rivestimento in mattoni. La struttura presenta diversi fori utilizzati come agganci di perni per il fissaggio di lastre di rivestimento in marmo colorato. La base del podio è costituita da una cornice in calcare durissimo e sagomato, delimitata a sua volta da altri blocchi di calcare. L'antico edificio ha una larghezza di 13 metri. La lunghezza non è stata accertata perché una parte del podio prosegue in una zona del terreno non ancora interessata agli scavi. Le prime indagini hanno restituito numerosi materiali, tra cui alcune anfore, grazie ai quali è stato possibile stabilire la datazione del monumento, da inquadrare in età romana imperiale.
La struttura forse era situata in un'area al di fuori delle mura della città antica, ma non è ancora chiaro se fosse una tomba o un santuario.
Il secondo saggio, effettuato nell'estremità occidentale di piazza Garibaldi, ha consentito il rinvenimento di un tratto di una canaletta di scolo dell'acqua, visibile per circa 6,5 metri di lunghezza. Pochi giorni fa è iniziata la terza esplorazione del terreno, ma al momento non sono emerse stratigrafie significative. Un quarto saggio dovrebbe essere avviato a breve.
Il 12 maggio scorso si è svolto un incontro tra l'assessore ai Lavori pubblici del Comune, Angela Marcianò, il Dirigente Marcello Romano e il soprintendente all'Archeologia della Calabria, Salvatore Patamia, nel corso del quale sono state stabilite le linee guida per il prosieguo delle indagini nell'area.
"Siamo seduti su un tesoro, basta scavare tre metri e spunta fuori una meraviglia nascosta", ha commentato il sindaco Giuseppe Falcomatà. All'orizzonte c'è la sfida più dura: trovare i soldi per una vasta campagna di scavi e, soprattutto, individuare il modo migliore per valorizzare le nuove scoperte. E riportare nel tempo attuale le tante Reggio del passato.
Gli ultimi scavi hanno fatto affiorare diversi reperti archeologici di età romana, a pochi metri da quelle mura greche che ricordano il passato ancora più remoto dell'antica Reghion. Gli uomini dimenticano, la terra ricorda. E conserva.
A diversi metri dalla superficie, i tecnici hanno trovato il podio di un edificio romano che potrebbe essere stato un monumento funerario o un tempio. Gli esperti del ministero dei Beni culturali non hanno ancora sciolto il dubbio. Ma hanno comunque colto al volo l'importanza della scoperta e disposto quattro saggi esplorativi al fine di fare una mappatura completa di tutti i resti presenti nel sottosuolo. Il parcheggio può attendere. Perché adesso Comune e Mibact hanno intenzione di valorizzare appieno i reperti venuti alla luce. Il primo passo sarà quello di proseguire le indagini archeologiche, che potrebbero far affiorare altri segni della storia; il secondo riguarda la progettazione di "un ambizioso piano di musealizzazione, valorizzazione e fruizione in situ di quanto emerso", come spiegato in una nota diffusa ieri dall'ex Soprintendenza per i beni archeologici calabresi.
Non è un mistero: sotto i palazzi della modernità giacciono le rovine di tante altre città. Fondata nell'VIII secolo a.C., Reggio è stata uno dei principali centri della Magna Grecia, un'alleata di Roma e tra le più grandi metropoli dell'impero bizantino. Senza contare le dominazioni di normanni, svevi e angioini. E infatti prima di approvare il progetto del parcheggio, erano stati prescritti tre saggi esplorativi allo scopo di determinare la consistenza e la natura dei reperti del sottosuolo.
I lavori di piazza Garibaldi, iniziati il 18 aprile scorso al limite dell'area dove dovrebbe essere costruito il parcheggio, in un primo momento avevano fatto emergere "un consistente nucleo di malta di calce". Poi la scoperta di "una massiccia costruzione che affiora a 2,30 metri dall'attuale piano stradale e che si sviluppa in altezza per poco meno di 2 metri". E' il podio di un edificio di età romana, probabilmente risalente al I secolo d.C., il cui nucleo centrale è stato realizzato in conglomerato cementizio con rivestimento in mattoni. La struttura presenta diversi fori utilizzati come agganci di perni per il fissaggio di lastre di rivestimento in marmo colorato. La base del podio è costituita da una cornice in calcare durissimo e sagomato, delimitata a sua volta da altri blocchi di calcare. L'antico edificio ha una larghezza di 13 metri. La lunghezza non è stata accertata perché una parte del podio prosegue in una zona del terreno non ancora interessata agli scavi. Le prime indagini hanno restituito numerosi materiali, tra cui alcune anfore, grazie ai quali è stato possibile stabilire la datazione del monumento, da inquadrare in età romana imperiale.
La struttura forse era situata in un'area al di fuori delle mura della città antica, ma non è ancora chiaro se fosse una tomba o un santuario.
Il secondo saggio, effettuato nell'estremità occidentale di piazza Garibaldi, ha consentito il rinvenimento di un tratto di una canaletta di scolo dell'acqua, visibile per circa 6,5 metri di lunghezza. Pochi giorni fa è iniziata la terza esplorazione del terreno, ma al momento non sono emerse stratigrafie significative. Un quarto saggio dovrebbe essere avviato a breve.
Il 12 maggio scorso si è svolto un incontro tra l'assessore ai Lavori pubblici del Comune, Angela Marcianò, il Dirigente Marcello Romano e il soprintendente all'Archeologia della Calabria, Salvatore Patamia, nel corso del quale sono state stabilite le linee guida per il prosieguo delle indagini nell'area.
"Siamo seduti su un tesoro, basta scavare tre metri e spunta fuori una meraviglia nascosta", ha commentato il sindaco Giuseppe Falcomatà. All'orizzonte c'è la sfida più dura: trovare i soldi per una vasta campagna di scavi e, soprattutto, individuare il modo migliore per valorizzare le nuove scoperte. E riportare nel tempo attuale le tante Reggio del passato.
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