La sepoltura dei gemellini appena scavata (Foto: arezzonotizie.it) |
Quattro settimane di scavi e le prime entusiasmanti scoperte sono venute alla luce: una tomba infantile con due neonati, probabilmente due gemellini, sepolti insieme, e le mura di quello che, con ogni probabilità, sembra essere il Duomo vecchio. Procede la campagna archeologica a Colle del Pionta. Fortemente voluta dall'associazione Academo e dal suo presidente Mauro Mariottini e coordinata dalla Professoressa Alessandra Molinari dell'Università di Tor Vergata, che coordina un team di 10 archeologi, sta dando frutti di particolare interesse che a breve potranno scrivere nuove pagine nella storia di Arezzo.
L'area di scavo è proprio dietro all'oratorio di Santo Stefano, laddove gli studiosi presumono potesse trovarsi la tomba di San Donato. "Abbiamo trovato alcuni grandi muri che hanno una forma che riporta ad un edificio poligonale - spiega Molinari - Tutta la struttura sembra girare intorno alla cripta all'interno dell'oratorio di Santo Stefano. Sembra proprio che ci stiamo trovando di fronte al grande duomo di Maginardo".
Dunque sarebbe stato trovato il duomo vecchio, mancano solo le ultime conferme che potrebbero arrivare nei prossimi mesi, ma i dubbi ormai sembrano essersi dissolti. "Questa è una zona ad alto interesse - spiega Molinari - tanto è vero che anche in passato sono stati fatti grandi scavi, tra i quali quelli di Mario Salmi che per molto tempo ha cercato i resti del duomo vecchio. Per capire l'importanza di questa zona dobbiamo cercare di tornare indietro nel tempo con l'immaginazione: pensare ad un'area con antiche cave e ipogei dove furono sepolti in molti. Forse anche proprio San Donato".
E proprio una tomba infantile è stata ritrovata vicinissima a quello che gli archeologi ipotizzano fosse il sepolcro principale. I resti di due neonati sono stati trovati nella tomba, uno accanto all'altro: "Pensiamo che nella cripta dell'oratorio ci fosse la tomba di San Donato. E forse la tomba infantile ritrovata, risalente a prima dell'anno Mille, era lì affinché i defunti si riposassero vicino al santo. Nel passato forse era gradito farsi tumulare qui proprio per la vicinanza con la sepoltura di San Donato".
Il Colle del Pionta vanta origini antichissime, come attesta la presenza di fonti sacre e culti delle acque salutari riconducibili ai culti suburbani di origine preistorica. In seguito allo sviluppo della città, il colle divenne un sepolcreto utilizzato dalle famiglie aristocratiche aretine, funzione evidenziata dai reperti che vi sono stati rinvenuti. Ma è soltanto con il martirio del secondo vescovo di Arezzo, San Donato, nel 304, e con l'inizio del culto di quest'ultimo che il sito conosce la sua vera fioritura. Sul Colle del Pionta, dopo la pace costantiniana del 313, viene eretta una cappella oratorio ad opera del successore di Donato, Gelasio, attorno alla quale si sviluppa un importante centro culturale paragonabile ai principali centri spirituali dell'intero occidente dell'epoca. Molti sono i personaggi di spicco che visitano il Colle del Pionta: Pipino il breve (756), suo figlio Carlo Magno (800), Lotario I (836), Ottone I (970), Ottone II (981), Ottone III (996).
Alla primitiva chiesa paleocristiana del IV secolo, si affianca, nel 650-840, la cattedrale di Santa Maria e Santo Stefano che, come hanno dimostrato le esplorazioni effettuate, rivela la presenza in loco di Longobardi e poi Franchi, la canonica voluta da papa Pietro I (840), la sede vescovile e, infine, il grandioso complesso del tempio di San Donato, realizzato da Maginardo ad immagine di San Vitale in Ravenna, consacrato nel 1032. Questo complesso venne a costituire una vera e propria cittadella vescovile.
Le prime devastazioni furono opera degli stessi aretini nel 1110 e nel 1129, nel contesto degli scontri tra guelfi e ghibellini. Nel 1203 Innocenzo III, poi, fece trasferire, con bolla papale, la cattedrale, l'episcopato e la canonica dentro le mura della città, presso la chiesa di San Pier Maggiore, appartenete ai monaci benedettini dell'abbazia di Santa Flora e Lucilla.
Il termine Pionta deriva dal longobardo "biunda", che significa "recinto", in riferimento a terreni coltivati e allevamenti che includeva anche una vasta zona pianeggiante limitrofa al castrum vescovile. Successivamente il castrum prese il nome di Domus. Rimase il termine Pionta, ad indicare solo le zone marginali pianeggianti.
L'area di scavo è proprio dietro all'oratorio di Santo Stefano, laddove gli studiosi presumono potesse trovarsi la tomba di San Donato. "Abbiamo trovato alcuni grandi muri che hanno una forma che riporta ad un edificio poligonale - spiega Molinari - Tutta la struttura sembra girare intorno alla cripta all'interno dell'oratorio di Santo Stefano. Sembra proprio che ci stiamo trovando di fronte al grande duomo di Maginardo".
Il Colle del Pionta (Foto: arezzoperlastoria.it) |
E proprio una tomba infantile è stata ritrovata vicinissima a quello che gli archeologi ipotizzano fosse il sepolcro principale. I resti di due neonati sono stati trovati nella tomba, uno accanto all'altro: "Pensiamo che nella cripta dell'oratorio ci fosse la tomba di San Donato. E forse la tomba infantile ritrovata, risalente a prima dell'anno Mille, era lì affinché i defunti si riposassero vicino al santo. Nel passato forse era gradito farsi tumulare qui proprio per la vicinanza con la sepoltura di San Donato".
Duomo vecchio di S. Stefano e Santa Maria al Colle del Pionta, VIII sec. (Foto: arezzoperlastoria.it) |
Alla primitiva chiesa paleocristiana del IV secolo, si affianca, nel 650-840, la cattedrale di Santa Maria e Santo Stefano che, come hanno dimostrato le esplorazioni effettuate, rivela la presenza in loco di Longobardi e poi Franchi, la canonica voluta da papa Pietro I (840), la sede vescovile e, infine, il grandioso complesso del tempio di San Donato, realizzato da Maginardo ad immagine di San Vitale in Ravenna, consacrato nel 1032. Questo complesso venne a costituire una vera e propria cittadella vescovile.
Le prime devastazioni furono opera degli stessi aretini nel 1110 e nel 1129, nel contesto degli scontri tra guelfi e ghibellini. Nel 1203 Innocenzo III, poi, fece trasferire, con bolla papale, la cattedrale, l'episcopato e la canonica dentro le mura della città, presso la chiesa di San Pier Maggiore, appartenete ai monaci benedettini dell'abbazia di Santa Flora e Lucilla.
Il termine Pionta deriva dal longobardo "biunda", che significa "recinto", in riferimento a terreni coltivati e allevamenti che includeva anche una vasta zona pianeggiante limitrofa al castrum vescovile. Successivamente il castrum prese il nome di Domus. Rimase il termine Pionta, ad indicare solo le zone marginali pianeggianti.
Fonti:
arezzonotizie.it/attualità
arezzoperlastoria.it
arezzonotizie.it/attualità
arezzoperlastoria.it
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