venerdì 27 luglio 2018

Halaesa torna alla luce

Halaesa, pavimentazione appena tornata alla luce
(Foto: repubblica.it)
Messina e Oxford, insieme, per riportare alla luce il santuario del dio Apollo a Tusa. Per il secondo anno consecutivo, si è svolta una campagna di scavi della missione italo-inglese nell’area che custodisce i resti del più importante santuario dell’antica città di Halaesa dove sono state ritrovate anche le tracce di un teatro antico del quale è stata data recentemente notizia, grazie alla collaborazione con gli archeologi francesi stavolta. 
Molto fortunati e molto fieri di annunciarvi che la Sicilia conta un teatro antico in più”, lo hanno annunciato sulla pagina Facebook, gli studiosi francesi: è qui a Tusa/Halaesa, "E alla fine l’abbiamo trovato”. In Sicilia dal 12 luglio, la missione archeologica francese ha scovato quel che cercava: “Una grande porzione lunga più di 50 metri e larga due metri", nella quale emerge "un profilo regolare con dei gradini, un sedile in pietra coperto da una fascia destra e in basso, lo spazio orizzontale dell’orchestra circondata da un pavimento”. Secondo gli archeologi francesi, quindi, l’Isola ha un nuovo teatro antico, a Tusa. Cittadina nel Messinese che fa gola agli archeolog.
"Siamo in presenza di un esempio di proficua sinergia tra università francesi, inglesi e siciliane, istituzioni e governo regionale ed amministrazioni locali - dice il sindaco di Tusa Luigi Micelifinalizzata alla crescita e allo sviluppo del territorio, attraverso lo studio e la valorizzazione delle risorse archeologiche e culturali".
Halaesa, infatti, era una città siculo-greca di grande bellezza che prendeva il nome dal fiume Alesa, oggi torrente Tusa. Qui si trovava un santuario dedicato al dio Apollo che sovrastava la costa e la foce del fiume e che venne individuato negli anni Cinquanta ma, da allora, coperto da vegetazione e caduto nel dimenticatoio. Da giugno a luglio, il sito è stato protagonista di sei settimane di lavoro per gli archeologi delle Università di Messina, diretti da Lorenzo Campagna, e di Oxford, guidati da Jonathan Prag, in collaborazione con il museo delle Tradizioni silvo-pastorali di Mistretta e la soprintendenza messinese. In campo 48 tra archeologi, dottorandi e studenti dei due Atenei e di altre università italiane e straniere coordinati da Alessio Toscano Raffa del Cnr-Ibam di Catania e ospitati nei locali dell’ex Collegio messi a disposizione dal Comune di Tusa. Le attività hanno consentito di ricostruire la planimetria del grande complesso religioso in cui troneggiava un podio lungo 50 metri e alto 4 metri; individuati anche altri due edifici sacri mentre è ipotizzata la presenza di almeno altri due templi di dimensioni minori, che saranno oggetto di indagine nella campagna del 2019. Al centro del santuario ci sono le tracce del suo edificio più importante e grande con una pavimentazione a mosaico bianco, colonne e decorazioni architettoniche. Al suo interno dovevano esserci diverse statue di cui sono stati rinvenuti alcuni frammenti nel corso dello scavo e a cui appartiene anche una statua di divinità femminile custodita nell’antiquarium di Tusa.

Fonte:
palermo.repubblica.it

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