Crecchio, uno degli elmi in bronzo trovati nella necropoli appena scoperta (Foto: SAPAB Abruzzo) |
A Crecchio, in provincia di Chieti, borgo medioevale abruzzese, è riemersa la più importante necropoli mai ritrovata tra quelle riferibili ai Frentani, antico popolo italico di lingua osca, che anticamente abitò l'attuale Abruzzo sudorientale e il basso Molise. Lo scavo è stato condotto dalla Soprintendenza archeologica Belle Arti e Paesaggio dell'Abruzzo, con il supporto della sede locale dell'Archeoclub d'Italia e dell'Amministrazione Comunale.
Gli archeologi hanno riportato alla luce 100 sepolture italiche databili ad un periodo compreso tra il VI e il IV secolo a.C., epoca, quest'ultima, a cui sono riferibili alcune delle più ricche deposizioni. Il ritrovamento è avvenuto in contrada S. Maria Cardetola, già in passato sede di ritrovamenti archeologici tra i quali quello di una statuetta raffigurante una dea madre e risalente al Paleolitico Superiore; di frammenti di ossidiana e selci lavorate; di una stele con iscrizione in lingua osca nonché di ceramiche e fondi di capanne dell'Età del Ferro. Gli scavi sono iniziati nell'autunno del 2015.
Molti degli oggetti riportati alla luce appartengono ad un grande deposito votivo contenente, tra l'altro, vasellame a vernice nera, numerose statuine in terracotta raffiguranti animali, sacerdotesse e divinità femminili, lastre fittili raffiguranti un misterioso volto femminile affiancato da una fiaccola, a testimonianza di un antico culto italico probabilmente riferibile ad una dea della terra, forse Kerres o Kardea, che nel II secolo a.C. i Frentani veneravano sotto i tipici attributi iconografici greci delle dee Demetra e Persefone.
Tra i reperti di eccezionale valore ci sono due elmi in bronzo, uno di tipo Montefortino e uno di tipo Negau, il primo dei quali è ben conservato. E' stata ritrovata anche, in una sepoltura, una singolare fascia di bronzo che si allargava sulla fronte del defunto a formare una falera circolare. Si tratta di un rinvenimento unico nel suo genere, finora senza confronti in Abruzzo o nelle regioni vicine, segno dell'alto ruolo sociale del defunto, forse un magistrato o un sacerdote.
Alcune tombe maschili hanno restituito elementi più rari che evidenziano l'evoluzione della tecnica militare in Italia durante e dopo le guerre sannitiche: punte di giavellotto strette e lunghe che sembrano richiamare il pilum romano o il saunion dei Sanniti, due spade corte antesignane, forse, del gladium romano. Sempre nei corredi maschili erano presenti otto preziosi cinturoni in bronzo, elemento di identificazione etnica e di piena cittadinanza che i guerrieri sannitici portavano con orgoglio. Ben tre cinturoni appartengono ad infanti, un tipo di rinvenimento eccezionale, considerato che in tutta Italia non si conoscono più di 15 cinturoni infantili.
La tradizione del banchetto è testimoniata dalla presenza di set completi per la cottura della carne, comprendenti coltelli, spiedi di varia dimensione e alari. Interessante è la documentazione sul consumo del vino, testimoniata attraverso la deposizione di coppe e, più raramente, di grandi olle con attingitoi, posti all'interno delle sepolture e destinati alla mescita del vino. Alla degustazione di quest'ultimo è legata anche la presenza di rarissimi colini in bronzo utilizzati per passare un vino sicuramente più pastoso di quello che conosciamo oggi, e delle grattuge usate per aromatizzare il vino con spezie e formaggi.
Numerosi sono i vasi in bronzo, quali i calderoni ed una rara patera con gancio ad omega, connessi ad usi raffinati della tavola e forse preziosi elementi importati dalla Magna Grecia o dal Tirreno, così come di importazione sono numerosi vasi in ceramica depurata e dipinta che trovano interessanti confronti con la Daunia.
L'abbinamento di sepolture ad incinerazione, pratica quasi sconosciuta tra gli Italici in Abruzzo, con simboli stranieri come lo strigile greco, potrebbe dimostrare l'arrivo in quest'area di nuove ideologie eroiche ed atletiche, a testimonianza di importanti cambiamenti culturali avvenuti dopo le guerre sannitiche con l'aprirsi di questi territori al mondo mediterraneo. A tal proposito di particolare interesse è il rinvenimento di tre tombe a camera con preziosi corredi e dromos discendente, come in tanti altri ipogei nel resto del Mediterraneo ellenistico, dalla Puglia al Medio Oriente.
Numerose le sepolture femminili trovate a Crecchio, caratterizzate da preziosi corredi contenenti fibule in ferro o in bronzo poste sulle spalle della defunta, dalle quali pendono preziosi oggetti di importazione. Tra gli altri oggetti spiccano i pendenti in bronzo di varia forma, ambra gialla e rossa proveniente dal Baltico, dischi in avorio provenienti dal Nord Africa, collane e stole di perle in pasta vitrea blu di chiara produzione punica e, soprattutto, in una sepoltura è stato ritrovato un grosso e raro passante fenicio del tipo a maschera virile. Altre sepolture femminili hanno restituito rare decorazioni in oro, probabilmente cucite su fasce di stoffa e numerose fibule in argento forse di provenienza tarantina.
Le tombe finora rinvenute erano collocate ad una profondità variabile da uno a quattro metri, riempite di pietre e terreno per un peso che, in alcuni casi, arrivava ad una tonnellata. Fortunatamente non erano state precedentemente individuate dai tombaroli.
Fonti:
famedisud.it
rete8.it
Gli archeologi hanno riportato alla luce 100 sepolture italiche databili ad un periodo compreso tra il VI e il IV secolo a.C., epoca, quest'ultima, a cui sono riferibili alcune delle più ricche deposizioni. Il ritrovamento è avvenuto in contrada S. Maria Cardetola, già in passato sede di ritrovamenti archeologici tra i quali quello di una statuetta raffigurante una dea madre e risalente al Paleolitico Superiore; di frammenti di ossidiana e selci lavorate; di una stele con iscrizione in lingua osca nonché di ceramiche e fondi di capanne dell'Età del Ferro. Gli scavi sono iniziati nell'autunno del 2015.
Abruzzo, vaso in bronzo dalla necropoli di Crecchio (Foto: SAPAB Abruzzo) |
Tra i reperti di eccezionale valore ci sono due elmi in bronzo, uno di tipo Montefortino e uno di tipo Negau, il primo dei quali è ben conservato. E' stata ritrovata anche, in una sepoltura, una singolare fascia di bronzo che si allargava sulla fronte del defunto a formare una falera circolare. Si tratta di un rinvenimento unico nel suo genere, finora senza confronti in Abruzzo o nelle regioni vicine, segno dell'alto ruolo sociale del defunto, forse un magistrato o un sacerdote.
Vaso in ceramica a figure nere dalla necropoli di Crecchio (Foto: SAPAB Abruzzo) |
La tradizione del banchetto è testimoniata dalla presenza di set completi per la cottura della carne, comprendenti coltelli, spiedi di varia dimensione e alari. Interessante è la documentazione sul consumo del vino, testimoniata attraverso la deposizione di coppe e, più raramente, di grandi olle con attingitoi, posti all'interno delle sepolture e destinati alla mescita del vino. Alla degustazione di quest'ultimo è legata anche la presenza di rarissimi colini in bronzo utilizzati per passare un vino sicuramente più pastoso di quello che conosciamo oggi, e delle grattuge usate per aromatizzare il vino con spezie e formaggi.
Sepoltura maschile con elmo e cinturone dalla necropoli di Crecchio (Foto: SAPAB Abruzzo) |
L'abbinamento di sepolture ad incinerazione, pratica quasi sconosciuta tra gli Italici in Abruzzo, con simboli stranieri come lo strigile greco, potrebbe dimostrare l'arrivo in quest'area di nuove ideologie eroiche ed atletiche, a testimonianza di importanti cambiamenti culturali avvenuti dopo le guerre sannitiche con l'aprirsi di questi territori al mondo mediterraneo. A tal proposito di particolare interesse è il rinvenimento di tre tombe a camera con preziosi corredi e dromos discendente, come in tanti altri ipogei nel resto del Mediterraneo ellenistico, dalla Puglia al Medio Oriente.
Numerose le sepolture femminili trovate a Crecchio, caratterizzate da preziosi corredi contenenti fibule in ferro o in bronzo poste sulle spalle della defunta, dalle quali pendono preziosi oggetti di importazione. Tra gli altri oggetti spiccano i pendenti in bronzo di varia forma, ambra gialla e rossa proveniente dal Baltico, dischi in avorio provenienti dal Nord Africa, collane e stole di perle in pasta vitrea blu di chiara produzione punica e, soprattutto, in una sepoltura è stato ritrovato un grosso e raro passante fenicio del tipo a maschera virile. Altre sepolture femminili hanno restituito rare decorazioni in oro, probabilmente cucite su fasce di stoffa e numerose fibule in argento forse di provenienza tarantina.
Le tombe finora rinvenute erano collocate ad una profondità variabile da uno a quattro metri, riempite di pietre e terreno per un peso che, in alcuni casi, arrivava ad una tonnellata. Fortunatamente non erano state precedentemente individuate dai tombaroli.
Fonti:
famedisud.it
rete8.it
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