sabato 4 agosto 2018

Pompei, emerge la coloratissima Casa di Giove

Pompei, la Casa di Giove appena scavata (Foto: napoli.repubblica.it)
Torna alla luce, con i suoi affreschi e ampie tracce di vita quotidiana, grazie ai lavori del cantiere della Regio V degli scavi di Pompei, la Casa di Giove. La casa fu già in parte scavata tra '700 ed '800 e piuttosto compromessa in più punti da cunicoli e trincee, tuttora visibili, con i quali era in uso praticare gli scavi in epoca borbonica.
Il nome della casa deriva da un quadretto raffigurante Giove rinvenuto nell'Ottocento. Lo scavo sta facendo emergere una dimora con atrio centrale, circondato da stanze decorate, ingresso lungo il vicolo dei balconi, anche esso di recente scoperto e sul fondo uno spazio aperto colonnato su cui si affacciano altri tre ambienti.
Gli ambienti di rappresentanza attorno all'atrio hanno svelato una ricca decorazione in primo stile, con riquadri di stucco (crustae) imitanti lastre marmoree dipinte di vivaci colori (rosso, nero, giallo, verde) e conservata in alcuni punti della parte superiore, una ricca cornice di stucco con modanature dentellate. E' molto probabile che la casa abbia volutamente mantenuto, negli spazi di rappresentanza, questa più antica decorazione in primo stile che, in altre dimore pompeiane, era stata frequentemente sostituita da decorazioni più moderne.
Pompei, il "quadretto" con scena idilliaco-sacrale scoperto nella Casa
di Giove (Foto: tgcom24.mediaset.it)
Tracce di incendio sono state invece ritrovate in un ambiente della domus confinante con la adiacente Casa delle Nozze d'Argento, già in buona parte indagato in passato. In un angolo di questo ambiente, preziosissimi per gli studi, ci sono i resti carbonizzati di un letto con le stoffe che lo ricoprivano.
Un quadretto idillico-sacrale, che raffigura una scena di sacrificio nei pressi di un santuario agreste, è emerso in un ambiente poco distante dalla Casa di Giove, in quella che attualmente è identificata come Casa a nord del giardino. Si tratta di una tra le prime scene figurate di una certa complessità, assieme al quadro dell'Adone ferito con Venere e amorini, già emerso in un'alcova poco distante.
Il padrone di casa, il senatore M. Nonius Balbus, aveva avuto una splendida carriera: pretore e proconsole della provincia di Creta e di Cirene, tribuno della plebe nel 32 a.C. e partigiano di Ottaviano, il futuro Augusto, M. Nonio Balbo, potente e ricco, era diventato un mecenate per la città di Ercolano finanziando restauri e costruendo anche molti edifici pubblici. Un personaggio importante, notissimo e popolare, come afferma il direttore del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna. Così importante che quando morì gli furono tributati grandi onori, ebbe una grande tomba con un'ara funeraria rivolta verso il mare e gli furono dedicate almeno dieci statue.
"I nuovi scavi - sottolinea Osanna - sono partiti proprio da quelli più antichi, in particolare quelli settecenteschi, decisamente brutali, fatti scavando una sorta di pozzo in profondità nel terreno e poi da lì una serie di cunicoli che finivano per smembrare gli ambienti, distruggendo muri e dipinti per portare via tutto quello che appariva più di valore".
La casa è una rarità per la colonia romana, dove al momento sono poche le case con testimonianze ben conservate di quel periodo dell'arte, risalente al II secolo a.C. e un miracolo di conservazione, come afferma Osanna. Nell'atrio supercolorato con gli stucchi che occhieggiano ai marmi, anche un misterioso graffito che sembra prendere in giro il proprietario chiamandolo "Balbo l'Ateniese". Il segno è incerto, inciso forse con una pietra. Osanna pensa ad uno scherzo di un servitore o di un bambino. Il riferimento, però, è davvero interessante, spiega, perché l'appellativo di Balbus Ateniensis sembra indicare proprio Marcus Nonius Balbus.

Fonti:
napoli.repubblica.it
tgcom24.mediaset.it

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