Giordania, affresco raffigurante il sito di Capitolias con Dioniso e altre divinità (Foto: Julien Aliquot/HiSoMA 2018) |
E' stata portata alla luce, nel nord della Giordania, una tomba dipinta di epoca romana. Un documento straordinario dei riti religiosi, della politica e della storia sociale che è stato esaminato da tre storici ed epigrafisti che stanno cercando di darne una spiegazione ed un'interpretazione.
La tomba dipinta, che si trova nell'antica città di Capitolias, fondata alla fine del I secolo a.C., è stata scoperta grazie a dei lavori stradali. Si compone di due camere funerarie e contiene un sarcofago di basalto molto grande. E' in ottimo stato di conservazione, anche se porta i segni della visita di tombaroli. E' parte di una necropoli situata ad est di un imponente teatro recentemente portato alla luce.
Capitolias era una città facente parte della Decapoli, una regione che raggruppava città ellenizzate nella zona sudorientale del Vicino Oriente, tra Damasco ed Amman. Molte sono le cose notevoli in questa sepoltura di 52 mq di superficie, a cominciare dal numero impressionante di figure: quasi 260, tra le quali dèi, esseri umani e animali, dipinti sulle pareti della camera più grande. Altre sepolture romane della Decapoli presentano sontuose decorazioni a tema mitologico, ma nessuna di loro può essere paragonata alla scoperta attuale. Qui le figure compongono una narrazione disposta su entrambi i lati di un affresco centrale, rappresentante un sacrificio offerto da un officiante alle divinità tutelari di Capitolias e Cesarea Marittima, il capoluogo di provincia della Giudea.
Chi ha avuto la fortuna di entrare per primo nella tomba ha potuto vedere un vero e proprio banchetto di divinità sdraiate su triclini e un susseguirsi di vivande portate da esseri umani. A sinistra dell'ingresso un secondo affresco con un paesaggio campestre con contadini impegnati a lavorare la terra con l'aiuto di buoi, scene di raccolta di frutta e di vigne. Un altro pannello affrescato ritrae boscaioli che stanno abbattendo diverse specie di alberi aiutati dagli dèi. Si tratta di un soggetto molto raro nell'arte greco-romana.
Non meno rara, a destra dell'ingresso, è un grande affresco che illustra la costruzione di un bastione, con architetti ed operai che lavorano fianco a fianco, trasportando materiali a dorso di cammeli o asini, affiancati da tagliatori di pietra e muratori. Questa raffigurazione di un vero e proprio cantiere è seguita da un ultimo affresco, in cui un sacerdote offre un sacrificio in onore alla divinità tutelare della città.
Sul soffitto compaiono le più classiche scene con il Nilo e il mondo marino, in cui ninfe cavalcano animali acquatici affiancate da amorini. Al centro un medaglione con i segni dello Zodiaco e i pianeti che circondano una quadriga.
Ancora più particolari ed originali sono le iscrizioni che accompagnano le scene. Si tratta di circa 60 iscrizioni in inchiostro nero, una parte delle quali sono state già decifrate, scritte nella lingua locale, l'aramaico, scritto con lettere greche. Questa combinazione di due idiomi primari nell'antico Vicino Oriente è estremamente rara e aiuta ad identificare meglio la struttura e l'evoluzione dell'aramaico. Le iscrizioni sono molto simili alle bolle utilizzate oggi nei fumetti, poiché servivano a descrivere le attività dei personaggi che danno spiegazioni di ciò che stanno facendo.
Per quanto riguarda il significato di tutta questa composizione iconografica, i ricercatori sono inclini ad interpretarla come le diverse fasi della costruzione di Capitolias: la consultazione delle divinità sulla scelta del sito durante un banchetto, l'innalzamento di un muro, un rendimento di grazie alle divinità dopo la costruzione della città. In questo caso il defunto deposto nella tomba potrebbe essere la persona rappresentata mentre officia nella scena del sacrificio dell'affresco centrale, forse il fondatore stesso della città. Il suo nome non è stato ancora identificato, ma potrebbe essere inciso sull'architrave della porta e non essere stato ancora cancellato.
La tomba dipinta, che si trova nell'antica città di Capitolias, fondata alla fine del I secolo a.C., è stata scoperta grazie a dei lavori stradali. Si compone di due camere funerarie e contiene un sarcofago di basalto molto grande. E' in ottimo stato di conservazione, anche se porta i segni della visita di tombaroli. E' parte di una necropoli situata ad est di un imponente teatro recentemente portato alla luce.
Giordania, affresco raffigurante Zeus tra le Fortune di Capitolias e di Cesarea Marittima (Foto: Julien Aliquot/HiSoMA 2018) |
Chi ha avuto la fortuna di entrare per primo nella tomba ha potuto vedere un vero e proprio banchetto di divinità sdraiate su triclini e un susseguirsi di vivande portate da esseri umani. A sinistra dell'ingresso un secondo affresco con un paesaggio campestre con contadini impegnati a lavorare la terra con l'aiuto di buoi, scene di raccolta di frutta e di vigne. Un altro pannello affrescato ritrae boscaioli che stanno abbattendo diverse specie di alberi aiutati dagli dèi. Si tratta di un soggetto molto raro nell'arte greco-romana.
Giordania, affresco raffigurante due scalpellini all'opera(Foto: Julien Aliquot/HiSoMA 2018) |
Sul soffitto compaiono le più classiche scene con il Nilo e il mondo marino, in cui ninfe cavalcano animali acquatici affiancate da amorini. Al centro un medaglione con i segni dello Zodiaco e i pianeti che circondano una quadriga.
Ancora più particolari ed originali sono le iscrizioni che accompagnano le scene. Si tratta di circa 60 iscrizioni in inchiostro nero, una parte delle quali sono state già decifrate, scritte nella lingua locale, l'aramaico, scritto con lettere greche. Questa combinazione di due idiomi primari nell'antico Vicino Oriente è estremamente rara e aiuta ad identificare meglio la struttura e l'evoluzione dell'aramaico. Le iscrizioni sono molto simili alle bolle utilizzate oggi nei fumetti, poiché servivano a descrivere le attività dei personaggi che danno spiegazioni di ciò che stanno facendo.
Per quanto riguarda il significato di tutta questa composizione iconografica, i ricercatori sono inclini ad interpretarla come le diverse fasi della costruzione di Capitolias: la consultazione delle divinità sulla scelta del sito durante un banchetto, l'innalzamento di un muro, un rendimento di grazie alle divinità dopo la costruzione della città. In questo caso il defunto deposto nella tomba potrebbe essere la persona rappresentata mentre officia nella scena del sacrificio dell'affresco centrale, forse il fondatore stesso della città. Il suo nome non è stato ancora identificato, ma potrebbe essere inciso sull'architrave della porta e non essere stato ancora cancellato.
Fonte:
news.cnrs.fr
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