sabato 20 aprile 2019

Libano, i crociati ed i loro discendenti

Libano, una delle fosse comuni contenenti i resti di combattenti crociati
trovata nei pressi della città di Sidone (Foto: C. Doumet-Serhal)
L'analisi del Dna di persone che hanno combattuto per il cristianesimo nel Vicino Oriente durante le crociate, ha rivelato un patrimonio genetico misto ad indicare che i soldati cristiani hanno avuto dei figli con le donne locali e che hanno reclutato questi per combattere la causa cristiana.
Moltissimi occidentali, nel medioevo, hanno viaggiato lungo le coste del Mediterraneo orientale, verso gli stati cristiani da poco costituiti. A partire dal 1095, anno della prima crociata, migliaia di europei si sono riversati nelle terre del Medio Oriente nel tentativo di strappare la Terra Santa al controllo dei musulmani.
Il nuovo studio sull'influenza genetica delle crociate è stato portato avanti da un team internazionale che lavora con il Wellcome Sanger Institute britannico. Lo studio ha implicato il sequenziamento del Dna tratto dagli scheletri rinvenuti nelle sepolture di massa dell'attuale Libano, che ha confermato che i crociati si sono mescolati alla popolazione locale e che i figli nati da queste unioni vennero, in seguito, reclutati a loro volta come combattenti. Lo studio ha anche rivelato che l'incidenza genetica dei crociati fu di breve durata.
Uno scavo recente, effettuato nei pressi dei resti di un castello crociato a Sidone, ha portato alla luce due sepolture di massa contenenti i resti scheletrici di almeno 25 persone, recanti segni di lesioni violente sulle ossa. Il radiocarbonio ha permesso di datare questi resti ad un periodo compreso tra il 1025 ed il 1283. La posizione di questi resti, unitamente alla datazione al radiocarbonio e al rinvenimento di una moneta crociata emessa in Italia tra il 1245 ed il 1250 e a cinque fibbie con disegni tipici dell'Europa medioevale, suggeriscono che le sepolture devono essere quelle di soldati crociati uccisi in combattimento nel XIII secolo.
Gli scheletri rinvenuti nelle sepolture di Sidone appartengono tutti ad individui di sesso maschile e sono chiari i segni di una morte violenta in battaglia sia sui teschi che sulle altre ossa. Sembra anche che i corpi siano stati bruciati. Nelle vicinanze di queste sepolture è stato trovato anche un cranio. I ricercatori pensano che possa essere stato utilizzato addirittura come proiettile lanciato in campo avversario per diffondere qualche epidemia e per demoralizzare il nemico.
Dei nove scheletri analizzati, i ricercatori hanno dichiarato che almeno tre appartenevano ad individui di origine europea (Spagna e Sardegna) mentre altri quattro appartenevano ad individui nati e vissuti nel Mediterraneo orientale, reclutati dai crociati. Altri due individui recano la prova di una mescolanza genetica che suggerirebbe una discendenza da relazioni miste tra i crociati e la popolazione del luogo.
Nell'analizzare e sequenziare il Dna delle persone che popolavano il Libano 2000 anni fa, durante il dominio romano, fino al periodo crociato, i ricercatori hanno accertato che l'attuale popolazione libanese è geneticamente simile a quella che abitava il Libano durante la dominazione romana, per cui l'impatto con i crociato non è stato geneticamente rilevante.
Il processo di estrazione del Dna è stato particolarmente difficile, date le condizioni climatiche del luogo in cui sono state trovate le fosse comuni, che gode di un clima caldo-asciutto che ha degradato il Dna. La sequenza di quest'ultimo è stata possibile solo attraverso moderne tecnologie di sequenziamento e avanzati processi di estrazione.

Fonte:
indipendent.co.uk

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