sabato 21 settembre 2019

Modena, nuove teorie sui due "amanti"

La sepoltura dei cosiddetti "amanti di Modena"
(Foto: Università di Bologna/EPA/Shutterstock)
I cosiddetti "amanti di Modena", due scheletri di 1600 anni trovati che si tengono per mano all'interno della loro sepoltura, sono entrambi uomini, come risulta da una ricerca. Ci sono pochi esempi noti nel mondo antico di scheletri sepolti insieme e che si tengono per mano. La maggior parte di questi sono maschio e femmina.
Il rinvenimento degli "amanti di Modena", nel 2009, ha attirato l'attenzione dei media a causa della loro posizione nella sepoltura, che apparentemente alludeva ad un legame amoroso tra i due defunti. Gli archeologi, però, all'epoca non potevano determinare il sesso degli amanti, a causa delle cattive condizioni degli scheletri. Ora questi ultimi sono stati meglio analizzati, soprattutto è stato studiato lo smalto dei denti, e sono stati identificati come due defunti di sesso maschile.
Gli archeologi pensano che la sepoltura degli "amanti di Modena" rappresenti un'espresso di volontario impegno tra i due individui, anche se non sono in grado di stabilire se questo impegno fosse di natura romantica.
Nello stesso cimitero dove sono stati sepolti i due uomini, gli archeologi hanno rinvenuto altri 11 scheletri, alcuni con delle ferite, che sembrano suggerire che questi individui abbiano combattuto in qualche battaglia. I due "amanti", dunque, avrebbero potuto essere dei commilitoni, oppure degli amici morti in battaglia e sepolti nella stessa tomba. In alternativa potrebbero essere parenti: forse cugini o fratelli della stessa età, che condividevano la sepoltura a causa del legame familiare.
All'epoca nella quale hanno vissuto i due defunti, l'Impero Romano era diviso in due: Modena era controllata dall'Impero Romano d'Occidente, che stava crollando sotto gli attacchi dei barbari ed anche a causa di dissidi interni. L'Impero Romano d'Occidente perse gradualmente territorio e potere dopo le invasioni dei Vandali e degli Unni e finì per crollare completamente nel 476 d.C.
Le ricerche sono guidate da Federico Lugli, ricercatore presso il Dipartimento dei Beni Culturali dell'Università di Bologna, e Giulia Di Rocco, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell'Università di Modena e Reggio Emilia.

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