martedì 5 aprile 2022

Francia, la dimora dell'arpista di Arles

Francia, gli scavi nella casa dell'arpista cieca
(Foto: archeomedia.net)
Un rito bacchico, un'arpista cieca e grandi figure su sfondo rosso. Una galleria di grandi figure, compresa l'arpista, posizionata su un piedistallo ed emergente su uno sfondo rosso vermiglio. La musicista è accompagnata da altri personaggi che forse rappresentano i protagonisti di una processione bacchica.
Questo tipo di grande figurazione si chiama "megalografia". Rari esempi di figure su sfondo rosso vermiglio sono conosciuti in Italia, soprattutto nella Villa dei Misteri a Pompei.
In Francia questo tipo di decorazione in tale stato di conservazione rappresenta una vera novità. Si parla degli affreschi pompeiani della Maison de la Harpiste ad Arles, recuperati nel corso degli scavi. In particolare il grande ciclo dell'Arpista, con le sue grandi figure, sarà totalmente ricomposto a partire dell'anno in corso.
Situato sulla riva destra del Rodano, il sito di La Verrerie, acquisito dalla città di Arles nel 1978, ha conosciuto diversi scavi che hanno portato alla luce ricche abitazioni urbane (domus), abbandonate a seguito di un incendio, intorno al 260 d.C.
La ripresa degli scavi da parte del Museo Dipartimentale di Arles Antique e dell'Inrap, tra il 2014 e il 2017, ha permesso di riportare alla luce la casa dell'Arpista. Oggi i magnifici affreschi in essa contenuti sono oggetto di un vasto programma di rimontaggio, studio e restauro. La casa dell'Arpista, che prende il nome dal misterioso personaggio, è stata scavata su 105 metri quadrati e si distingue per la sua antica datazione, il suo carattere lussuoso e l'eccezionale stato di conservazione dei suoi intonaci dipinti.
L'edificio fu costruito negli anni 70-50 a.C., ancor prima della creazione della colonia di Arles, da artigiani provenienti dalla penisola italiana che eressero la casa, utilizzando tecniche costruttive romane (per quel che riguarda muratura, coppi, pavimenti in mattonelle poste a spighe). Questa prima datazione testimonia che Arles fu un importante punto di diffusione di nuove mode e tecniche attraverso le province di nuova acquisizione a Roma.
L'atrio della casa dell'Arpista comprende una galleria che circonda una vasca di raccolta delle acque piovane (impluvium) e serve una serie di ambienti, due dei quali sono completamente scavati dagli archeologi. L'arredamento della prima stanza suggerisce che sia una sala da pranzo o una camera da letto. La seconda sala, in gran parte aperta sull'atrio e con sontuose decorazioni dipinte, non può che essere una sala di ricevimento. La casa è stata distrutta tra il 50 ed il 40 a.C. ed è stata riempita con le sue stesse macerie.
Al di là dei danni, la ricostruzione degli affreschi è possibile anche grazie al notevole stato di conservazione della materia pittorica, che si presenta compatta. Sono stati riconosciuti almeno sei decori, a testimonianza del lusso ostentato sviluppato dal proprietario. Questi dipinti si riferiscono al secondo stile pompeiano. Solo i personaggi più facoltosi, intrisi di cultura romana, avevano i mezzi necessari per portare in Francia botteghe italiane. La prima stanza, studiata quest'anno, presenta un arredo di ispirazione architettonica che divide la stanza in due ambienti distinti: anticamera e alcova.
Tipico di questo secondo stile pompeiano, l'ornamento imita un'architettura di grandi apparati. Ha un'anticamera prevalentemente gialla e un'alcova chiaramente evidenziata da ornamenti più elaborati e in colori più smaglianti. Nell'anticamera, la parte inferiore del muro imita un podio di marmo grigio che sostiene pesanti colonne gialle mentre file di blocchi colorati occupano la parte superiore. Nell'alcova, l'arredamento è similmente ispirato ma sviluppato con una policromia più lussuosa. Il podio dai colori vivaci è impreziosito da rosette tracciate in rosso bordeaux. Ricchi pannelli impiallacciati in finto marmo occupano l'area centrale, sormontata da file di blocchi ugualmente luccicanti e al suo interno è inserito un delicato fregio di amorini cacciatori.

Fonte:
stilearte.it


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