sabato 14 maggio 2022

Sardegna, il Mont'e Prama restituisce altri due guerrieri di pietra

Sardegna, uno dei reperti di Mont'e Prama appena scoperti
(Foto: ansa.it)

I poderosi torsi di due pugili, un grande scudo flessibile che copre lo stomaco e avvolge un braccio, poi una testa, gambe ed altre parti del corpo, pochi giorni dopo la ripresa dell'ultima campagna di scavi, sono quanto è stato restituito dagli scavi nella necropoli nuragica di Mont'e Prama a Cabras, in Sardegna.
Si tratta di due giganti che si uniscono all'esercito di guerrieri e pugili ancora avvolti nel mistero e che hanno reso famoso il sito archeologico sardo in tutto il mondo.
Lo studio sul campo, iniziato il 4 aprile scorso, ha confermato che la necropoli si estende verso sud e vi è un'importante strada sepolcrale che fiancheggia le tombe. "Per noi è la prova che siamo sulla strada giusta", ha sottolineato il Dottor Alessandro Usai, l'archeologo che dal 2014 è il direttore scientifico dello scavo.
I due nuovi giganti hanno caratteristiche diverse dai pugili scoperti nel sito a metà degli anni '70 del secolo scorso, ha spiegato Usai. Ha detto che sono del tipo "Cavalupo", come gli ultimi due scoperti nel 2014, non lontani dagli scavi attuali, contraddistinti dal loro caratteristico scudo curvo. "E' una figura rara nel modello della statuetta nuragica in bronzo conservata nel Museo Etrusco di Villa Giulia", ha precisato il Dottor Usai, riferendosi al piccolo capolavoro proveniente da una tomba della necropoli di Cavalupo a Vulci, nel Lazio.
L'attento esame, la pulitura e la rimozione dei due grandi torsi appena rinvenuti richiederà tempo, a causa della particolare fragilità della pietra calcarea nella quale sono stati scolpiti. Il sito di Mont'e Prama è un grande cimitero risalente a 3000 anni fa, costruito lungo una strada funeraria e riservato quasi esclusivamente ai giovani. "Anziani e bambini sono quasi completamente scomparsi e ci sono pochissime donne nelle 170 sepolture finora studiate", ha detto il Dottor Usai.
Rimane fitto il mistero attorno a questo sito, la cui storia inizia intorno al XII secolo a.C., e intorno soprattutto ai giganti, che gli esperti hanno datato ad un periodo compreso tra l'XI e l'VIII secolo a.C. Chi erano questi colossali guerrieri, la cui altezza arriva fino a due metri, antichi custodi di un'area sacra? Si trattava di rappresentazioni delle funzioni sociali di chi era sepolto qui? Eroi, antenati o simboli identitari della comunità?
"Non amo il termine 'giganti' perché per i Sardi quelli sono i mitici costruttori dei nuraghe", spiega il Dottor Usai. "Qui, invece, siamo di fronte ad una società che si autorappresentava e si autocelebrava, richiamando i propri fondatori, i propri eroi. E li poneva accanto alle tombe. Siamo alla fine del mondo dei nuraghe che non venivano più costruiti da 300 anni almeno".
I giganti di Mont'e Prama sono antiche sculture in pietra risalenti alla civiltà Nuragica. Furono recuperati nel 1970 in un terreno della Confraternita dello Spirito Santo, a Cabras, da alcuni braccianti, ma provengono da un'area funeraria costiera. Le campagne di scavo iniziarono solo nel 1974 per concludersi cinque anni più tardi: furono recuperati circa 4.000 pezzi appartenenti a 32 statue.
I resti dei guerrieri sono rimasti nei magazzini della Soprintendenza di Cagliari, nei locali del vecchio Museo Archeologico, fino al 2005, quando è iniziata la battaglia dell'amministrazione comunale di Cabras per il loro recupero. Sottoposti a lungo restauro negli anni successivi, i giganti sono poi estati esposti a Cabras e a Cagliari.
"Siamo andati a colpo sicuro su un'area, riprendendo vecchi scavi e ampliandoli in continuità con quella che noi conosciamo come necropoli nuragica, che si sviluppa lungo una strada precisa nel tratto che stiamo indagando", ha affermato il Dottor Usai. "In particolare, i due torsi rinvenuti con lo scudo riconducono i ritrovamenti alla categoria dei pugilatori. Si tratta di sculture calcaree la cui pietra proveniva da una cava non molto distante da qui, facile da scolpire ma proprio per questo anche molto fragile".
Le sculture sono emerse in un tratto non ancora scavato. "La presenza capillare nel Sinis della civiltà nuragica nell'Età del Bronzo e del Ferro, è il presupposto stesso della ricerca che si fonda su un'indagine sul Sinis", ha detto il Dottor Usai. "Nell'ambito di questo quadro questa necropoli è unica in Sardegna. Lo scavo qui è una ricerca integrata non solo delle statue, ma di tutto ciò che comprende anche scavi di tombe, grazie ai quali viene fuori anche l'aspetto antropologico, ovvero la necessità di definire la cronologia naturale e il ruolo di queste statue".

Fonti:
ansa.it
agi.it
repubblica.it


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