lunedì 6 marzo 2023

Il filo spinato di Giulio Cesare...

Germania, il "filo spinato" di Giulio Cesare
(Foto: mediterraneo antico.com)
A Bad Ems, a qualche decina di chilometri a nord di Francoforte sul Meno, un team di archeologi della Goethe University di Francoforte, guidati dal Professor Frederic Auth, ha portato alla luce i resti delle fortificazioni utilizzate da Giulio Cesare contro i Galli durante l'assedio di Alesia nel 52 a.C. Si tratta, in modo particolare, di un antico filo spinato in legno, che faceva parte di un ben più complesso sistema di difesa e fortificazioni che comprendeva una serie di fossati e pali.
Il sito di Bad Ems si trova sull'antico confine settentrionale dell'Impero Romano, oltre il quale vivevano le tribù dei Galli, di cui Cesare dà un'ampia descrizione nel suo De Bello Gallico. Sin dal XIX secolo gli archeologi hanno indagato questa zona con l'intenzione di portare alla luce l'accampamento romano, ma è stato solo grazie ad un rinvenimento fortuito nel 2016 che si conosce l'esatta ubicazione e l'estensione di tale accampamento: si estendeva su un'area di 8 ettari, era circondato da un fossato e da una serie di circa 40 torri di avvistamento in legno.
Il ritrovamento di chiodi di legno e di una moneta del 43 d.C. hanno fatto supporre che questo sistema difensivo sia stato costruito sulla base di quello descritto da Cesare e utilizzato nella campagna contro i Galli, precedendo di più di 50 anni il sistema di fortificazioni noto come limes che, a partire dal 110 d.C., ha tracciato il confine settentrionale.
In modo particolare, il comandante della guarnigione voleva impiegati, nella difesa del confine, il minor numero di soldati possibile, per questo motivo vennero realizzate delle trincee nel terreno, in cui venivano fissati tronchi di alberi molto spessi e affilati; il tutto veniva poi ricoperto da rami affilati.
Queste di Bad Ems rappresentano, quindi, il primo esempio finora noto delle fortificazioni descritte da Cesare: "Per questo tagliavano tronchi d'albero o rami, piallavano e affilavano le estremità, realizzavano fosse profonde, la cui profondità era di cinque piedi. Le punte dei rami erano poste in file di cinque, così unite e intrecciate che chiunque fosse entrato, rimaneva infilzato da quegli speroni acutissimi". (De Bello Gallico, VII 72-74)

Fonte:
mediterraneoantico.it


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