domenica 15 dicembre 2024

Paesi Bassi, rinvenuta la sepoltura del soldato Flaccus

Paesi Bassi, lo scavo della sepoltura e parte del corredo
del soldato romano (Foto: romano impero)

Il vasellame rinvenuto nella tomba di un soldato romano a Heerlen, nei Paesi Bassi, ha consentito di identificare il proprietario della sepoltura in un personaggio di nome Flaccus. L'abbreviazione FLAC è stata incisa su una ciotola di terracotta che faceva parte del suo corredo funerario. La tomba ha duemila anni, il che rende Flaccus il più antico abitante della città. Oltre alla ciotola personalizzata, gli archeologi hanno portato alla luce uno strigile di bronzo ed una serie di quattro piatti diversi, realizzati con la stessa terracotta sigillata. I timbri dei produttori identificano il vasellame come prodotto in Italia intorno agli inizi del I secolo d.C. Sia il vasellame che la datazione dello stesso suggeriscono che Flaccus fosse un soldato romano inviato all'insediamento militare sul limes (confine) germanico.
La forma nel terreno indicava che la sepoltura aveva forma rettangolare. Sono stati trovati chiodi in ferro dalla cassaforma, ma il solo vasellame e le prove della struttura in legno non erano sufficienti a confermare che si trattava di una sepoltura. La scoperta di resti di cremazione ha identificato definitivamente la tomba.
Coriovallum prosperò come insediamento civile grazie alla sua posizione sulla via Belgica, dove si incrociava con la via Traiana che collegava Aquisgrana (Aquae Granni) a sud a Xanten (Colonia Ulpia Traiana) a nord.
I bagni pubblici, costruiti intorno al 50-70 d.C., sono oggi i più importanti resti romani visibili nei Paesi Bassi. Dove c'erano bagni pubblici, c'erano anche i servizi pubblici ed i Romani costruirono un acquedotto ed una fogna per servire i bagni.

Fonte:
newsobserver.com


San Casciano dei Bagni, la fonte meravigliosa...

San Casciano dei Bagni, nuovi ritrovamenti
(Foto: Ufficio Stampa e Comunicazione MIC)

Sono stati presentati, a San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena, gli eccezionali risultati della campagna di scavi 2024 nel santuario etrusco e romano del Bagno Grande.
L'estensione delle indagini e l'ampliamento dell'area di scavo nel santuario del Bagno Grande ha portato, tra giugno ed ottobre, al rinvenimento del temenos, il muro di recinzione dello spazio sacro, che racchiudeva più edifici tra i quali il tempio costruito attorno alla grande vasca sacra.
Un edificio più antico, o forse un grande recinto, costruito in blocchi di travertino, già in età etrusca circondava la sorgente del Bagno Grande, definendo lo spazio sacro del culto, almeno dal III secolo a.C. Lo scavo ha ora messo in luce gran parte della vasca più antica, che fu poi ricostruita tra i regni degli imperatori Tiberio e Claudio, forse a seguito di un prodigio associato alla caduta di un fulmine.
Se all'esterno del tempio sono stati portati alla luce gli strati di vita e, soprattutto, i resti di doni e cerimonie che avvennero nel corso dei secoli, con deposizioni di lucerne, unguentari di vetro, bronzetti votivi, ex voto anatomici in terracotta dipinta e perfino foglie d'oro, è all'interno della vasca sacra che la stratificazione dei doni votivi continua a restituire un contesto assolutamente unico, protetto dall'acqua termale e dal fango argilloso. Dopo un complesso lavoro di gestione dell'acqua proveniente dalla sorgente, alla profondità di quasi 5 metri, lo scavo ha raggiunto nuove sequenze stratigrafiche.
Ancora una volta sono le offerte in metallo pregiato a costituire l'elemento caratterizzante del deposito votivo. Quattro nuove statue e poi braccia, teste votive e gambe iscritte, assieme a strumenti del rito, come un'elegante lucerna o un piccolo toro in bronzo, a richiamare quel mondo agro-pastorale così importante in questo contesto e già rappresentato dal bassorilievo all'interno della vasca sacra. E ancora monete di età repubblicana e imperiale, ormai più di 10.000, rinvenute nel santuario del Bagno Grande. Ma accanto al bronzo, il rinvenimento di una corona e di un anello d'oro si associa alla moltiplicazione di aurei romani. Sono metalli preziosi, tra cui gemme, ambra e altri gioielli, che legano il dono per le capacità terapeutiche delle acque calde alle pratiche divinatorie che nel santuario dovevano trovare certamente il loro fulcro.
San Casciano dei Bagni un serpente agatodemone rinvenuto
in loco (Foto: 
Ufficio Stampa e Comunicazione MIC)
Le nuove, eccezionali, iscrizioni rinvenute sono in etrusco e in latino. Appaiono voti che recano il nome etrusco di Chiusi - Cleusi - accanto a dediche alle Ninfe e alla Fonte Calda, Flere Havens, in etrusco, giuramenti sulla Fortuna e sul Genio dell'imperatore.
Un eccezionale corpo nudo maschile e offerto esattamente a metà, come reciso dal collo ai genitali da un taglio chirurgico. Dedicato da un Gaio Roscio alla Fonte Calda, questo mezzo corpo testimonia forse la guarigione della parte immortalata nel bronzo.
Un bimbo augure, un piccolo sacerdote della fine del II secolo a.C., con una lunga iscrizione in etrusco sulla gamba destra, reca nella mano sinistra una palla, con i classici pentagoni cuciti, che ancora ruota tra le dita: forse un elemento divinatorio, da far ruotare in un rito.
Il gesto dell'offerente è reso da una statua femminile, quasi identica a quella rinvenuta nel 2022, con eleganti trecce che ricadono sul petto e deposta su un lato. Le teste votive sono ritratti eleganti protoimperiali, con la prima dedica in latino alla fonte, sul collo di una testa, i cui tratti sembrano quasi ricordare Cesare, che menziona anch'essa la Fonte.
Nella stratificazione del deposito, si alternano strati di offerte, scaglie di travertino e piani d'argilla. E ancora pigne, rametti tagliati e decorati con intrecci vegetali, a ricordare come le acque salutifere debbano essere in qualche modo "nutrite" dalla forza rigenerante della natura. Alla base di grandi tronchi lignei, infissi in verticale nel deposito, in uno dei punti focali della vasca più antica, lo scavo ha portato alla luce una serie di serpenti in bronzo concentrati nella profondità del deposito. Di forme diverse, presentano misure di scale differenti: dai piccoli serpentelli ad un esemplare di oltre 90 cm, quasi la mensura honorata, la misura perfetta di tre piedi romani, barbuto e cornuto. Si tratta, con ogni probabilità, di un serpente agatodemone, il più grande oggi rinvenuto (se ne conoscono in bronzo al Museo Archeologico di Napoli e al British Museum di Londra), protettore della sorgente e detentore di un ruolo fondamentale nelle pratiche divinatorie.

Fonte:
Ufficio Stampa e Comunicazione MIC


sabato 14 dicembre 2024

Sicilia, l'antica Finziade si svela

Sicilia, l'anfora contenente resti di pesce
di più di 2000 anni fa (Foto: sicialiafan.it)

Gli scavi attualmente in corso a Licata, in provincia di Agrigento, hanno portato ad un'eccezionale scoperta. E' stata rinvenuta, in una delle case attualmente oggetto di studio, un'anfora all'interno della quale gli archeologi hanno trovato resti di pesce di piccole dimensioni. I resti saranno ora oggetto di specifici studi da parte della paleobotanica Erika Zane e dell'archeozoologa Ester Vaga.
Quello che è stato trovato potrebbe aiutare a conoscere le abitudini alimentari degli antichi abitanti di Finziade a Licata. Si tratta, in tutti i casi, di un ritrovamento non comune, soprattutto per la quantità dei resti di pesce e per il loro stato di conservazione.
Gli scavi, in corso dal 2023, sono sostenuti dal Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento diretto da Roberto Sciarratta, in convenzione con il Cnr di Catania e si inseriscono nel programma Finziade Project - Monte Sant'Angelo di Licata.
Il progetto ha l'obietto di ricostruire l'impianto urbanistico dell'antica Finziade e conoscere meglio le caratteristiche della vita quotidiana nell'ultima fondazione greca di Sicilia (282 a.C.).
Uno dei rinvenimenti che ha segnato la ricerca archeologica nel territorio di Licata, sulla costa siciliana tra Agrigento e Gela, è stato quello operato nel 1998 da Graziella Fiorentini, all'epoca soprintendente, all'interno del vano 7 della Casa 1 dell'abitato dell'antica città di Finziade: un gruppo di gioielli in oro provenienti dal crollo del piano superiore dell'abitazione, rinvenuti insieme ad oltre quattrocento monete d'argento di fine III secolo a.C.
Diodoro Siculo, storico del I secolo a.C. nativo di Agyrion (odierna Agira in provincia di Enna), nel XII libro della sua Historia Universalis, narra le vicende della fondazione ad opera di Finzia, tiranno di Agrigento, che vi trapiantò cittadini di Gela costretti ad emigrare. Si tratta dell'ultima fondazione greca di Sicilia, avvenuta non molto prima della conquista romana dell'isola, definitivamente sancita dalla presa di Siracusa nel 211 a.C.

Fonti:
siciliafan.it
archeologiaviva.it
 


Paesi Bassi, rinvenuta la sepoltura del soldato Flaccus

Paesi Bassi, lo scavo della sepoltura e parte del corredo del soldato romano (Foto: romano impero) Il vasellame rinvenuto nella tomba di un ...