domenica 10 agosto 2025

Ritrovata la città perduta dei Maya ribelli

Chiapas, scoperta un'ultima città, forse è Sak-Bahlàn
(Foto: Josuhé Lozada, CINAH Chiapas)

Dopo più di tre secoli dalla sua scomparsa, Sak-Bahlàn, l'ultima città nota dei lacandoni-ch'olti'es (antica etnia della civiltà maya), potrebbe essere stata finalmente localizzata. Il sito archeologico individuato nella Riserva della Biosfera di Montes Azules, in Chiapas (Messico meridionale), è ritenuto da un'équipe internazionale di studiosi, la possibile terra del giaguaro bianco, l'ultimo bastione dei maya ribelli del sud del Messico.
"Ho preso dati dalla cronaca del frate De Rivas del 1698; per esempio, racconta che, quell'anno lui ed una truppa di soldati partirono da Nostra Signora dei Dolori (ex Sak-Bahlàn) e camminarono quattro giorni fino al fiume Lacantùn. - spiega il ricercatore Josuhé Lozada Toledo, del Centro INAH Chiapas, che ha guidato le operazioni di individuazione. - Navigarono per due giorni e lasciarono le loro canoe per poi camminare fino al lago Petén Itzà, in Guatemala. Da quei luoghi menzionati, che avevo georeferenziati, ho fatto una conversione dei quattro giorni, da qualche punto del fiume Lacantùn a Sak-Bahlàn. Mettendo tutte queste variabili sono stato in grado di fare la proposta sulla mappa ed ottenere delle possibili, approssimative localizzazioni del sito di Sak-Bahlàn".
Lozada ha elaborato un complesso sistema di localizzazione, partendo da fonti storiche e da una serie di dati geospaziali. Utilizzando un software ha sovrapposto diversi livelli informativi, includendo l'altimetria, la vegetazione, la presenza di corpi idrici e le rotte preispaniche di comunicazione, tenendo conto persino del peso medio trasportato per persona. Un approccio che ha permesso di individuare un'area compatibile con le descrizioni seicentesche di Sak-Bahlàn: una pianura racchiusa da un'ansa del fiume Lacantùn, come riportato nella lettera del frate Diego de Rivas nel 1698.
L'esistenza dell'antica città è documentata negli archivi coloniali. Fu avvistata per la prima volta dal missionario Pedro de la Concepciòn nello stesso anno, durante le campagne di sottomissione degli ultimi gruppi Maya indipendenti. Dopo la sua conquista, l'insediamento venne ribattezzato Nostra Signora dei Dolori, ma fu abbandonato già nel 1721, inghiottito dalla fitta giungla del Chiapas. I lacandoni-ch'olti'es vi resistettero per oltre un secolo, a partire dal 1586, anno della caduta della loro capitale Lacam-Tùn, conosciuta anche come Gran Penòn.
In verità il sito si era già rivelato sfuggente in passato. Nel 1999, una spedizione organizzata dall'ONG Conservaciòn Internacional, alla quale prese parte anche lo storico Jan de Vos, non riuscì a localizzarlo. De Vos descrisse le campagne spagnole come un processo di etnocidio che cancellò la cultura lacandona.
Nel 1769 il sindaco di Suchitepéquez, in Guatemala, avviò una ricerca per rintracciare il villaggio scomparso di Dolores, nome coloniale assegnato alla città ribelle. L'indagine lo condusse fino ad un quartiere abbandonato di Santa Caterina Retalhuleu, dove individuò gli ultimi tre superstiti della tribù, un tempo temuta dagli indigeni cristiani e considerata una minaccia costante dalle autorità spagnole.

Fonte:
finestresullarte.info

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