Il Parco archeologico di Monte Iato, in Sicilia, è ora una realtà grazie alla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo e dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Zurigo, che vi opera dal 1971.
Il Monte Iato si trova a circa 30 chilometri da Palermo. Dell'antica Iatus, nome greco dell'insediamento, gli archeologi già conoscevano la lunga continuità di abitazione: dal I millennio a.C. fino al 1246 d.C., anno in cui la città fu definitivamente distrutta da Federico II, si sviluppò un centro abitato che riflesse le vicende politiche e sociali della storia della Sicilia. Il Monte Iato, alto 852 metri, domina l'omonimo fiume. Non esistono fonti letterarie che attestino la vita dell'antica città di Iaitas come la vita della Sicilia Occidentale. Diodoro Siculo narra che la città, tra il 278 e il 275 a.C., fu assalita da Pirro, re dell'Epiro e che durante la prima guerra punica gli Ietini, una volta cacciati i Cartaginesi, si consegnarono ai Romani.
Il nome antico dell'insediamento sul Monte Iato non è tramandato con sicurezza. Le fonti scritte usano indicare la cittadinanza, non quello della città. I cittadini erano chiamati Iaitinoi nelle fonti greche, Ietini e Ietenses in quelle latine. Il nome della città compare su documenti riportati alla l luce dagli scavi, come tegole e monete.
Gli edifici greci poggiavano direttamente sulla roccia, parte della quale levigata. Di questi antichi edifici rimangono solo fondi di capanne dell'VIII secolo a.C., ritrovati nell'area del posteriore tempio di Afrodite, e resti di focolari del VII secolo a.C. in una zona a sud dell'agorà. Dalla metà del VI secolo a.C. il villaggio indigeno di Monte Iato si rapportò fortemente con l'elemento greco coloniale, al punto da ospitare comunità greche all'interno della città. Questo connubio sociale e culturale è ben rappresentato dal ritrovamento di un grande edificio di età arcaica, a due piani, con un cortile nel cui interno è stata raccolta numerosa suppellettile domestica di tradizione indigena, unitamente ad altre coppe prodotte a Imera, Selinunte e in Attica.
Sicuramente greco è il più antico edificio sacro, la cui costruzione vien fatta risalire al 550 a.C.: il cosiddetto Tempio di Afrodite, molto simile ad altri edifici di età arcaica noti nel mondo greco e in Sicilia. Verso la fine del VI-inizio del V secolo a.C. fu eretta la parte più antica della cinta muraria.
L'abitato di Monte Iato fu completamente ricostruito alla fine del IV secolo a.C. secondo i canoni dell'urbanistica e dell'architettura greca. Del nuovo impianto fanno parte la rete viaria, con una strada principale lastricata che tagliava l'antica città in senso est-ovest, gli edifici pubblici più importanti quali il teatro, l'agorà e il bouleterion e i quartieri residenziali, con abitazioni signorili. Il teatro della cittadina poteva contenere fino a 5.000 spettatori.
La floridezza della città dura fino all'età romano-repubblicana. Nella prima età imperiale cominciano ad avvertirsi i prodromi del tramonto. I contatti commerciali con Africa e Spagna continuano ad essere intensi, comunque, con l'importazione di olio, vino, salsa di pesce e frutta in conserva. Dell'epoca romana imperiale si sa, inoltre che Iato faceva parte, con 45 città della Sicilia, del gruppo degli "stipendiarii", comunità tributarie di Roma.
Anche le fonti medioevali sono piuttosto rare. Nell'XI secolo d.C., al momento della conquista normanna della Sicilia, guidata dal Conte Ruggero, il sito era popolato da genti provenienti dal Magreb che, nel 1079, rifiutarono di pagare le imposte e prestare servizio, finendo per ribellarsi al Conte Ruggero che solo a fatica riuscì ad aver ragione di loro. Alla metà del XII secolo, il geografo arabo Al Idrisi visitò Iato e rilevò l'esistenza di un castello e di una prigione sotterranea. Sotto il sovrano normanno Guglielmo II Iato passò alla chiesa e al Monastero di Santa Maria la Nuova di Monreale. Gli arabi isolani, a questo punto, finirono per insorgere contro Federico II di Svevia, re di Sicilia. Iato medioevale fu l'ultimo teatro della rivolta musulmana in Sicilia. L'assedio, dicono le cronache, durò più di 20 anni. Nel 1246 la città venne conquistata definitivamente e rasa al suolo. I sopravvissuti furono deportati a Lucera di Puglia.
Il Monte Iato si trova a circa 30 chilometri da Palermo. Dell'antica Iatus, nome greco dell'insediamento, gli archeologi già conoscevano la lunga continuità di abitazione: dal I millennio a.C. fino al 1246 d.C., anno in cui la città fu definitivamente distrutta da Federico II, si sviluppò un centro abitato che riflesse le vicende politiche e sociali della storia della Sicilia. Il Monte Iato, alto 852 metri, domina l'omonimo fiume. Non esistono fonti letterarie che attestino la vita dell'antica città di Iaitas come la vita della Sicilia Occidentale. Diodoro Siculo narra che la città, tra il 278 e il 275 a.C., fu assalita da Pirro, re dell'Epiro e che durante la prima guerra punica gli Ietini, una volta cacciati i Cartaginesi, si consegnarono ai Romani.
Il nome antico dell'insediamento sul Monte Iato non è tramandato con sicurezza. Le fonti scritte usano indicare la cittadinanza, non quello della città. I cittadini erano chiamati Iaitinoi nelle fonti greche, Ietini e Ietenses in quelle latine. Il nome della città compare su documenti riportati alla l luce dagli scavi, come tegole e monete.
Gli edifici greci poggiavano direttamente sulla roccia, parte della quale levigata. Di questi antichi edifici rimangono solo fondi di capanne dell'VIII secolo a.C., ritrovati nell'area del posteriore tempio di Afrodite, e resti di focolari del VII secolo a.C. in una zona a sud dell'agorà. Dalla metà del VI secolo a.C. il villaggio indigeno di Monte Iato si rapportò fortemente con l'elemento greco coloniale, al punto da ospitare comunità greche all'interno della città. Questo connubio sociale e culturale è ben rappresentato dal ritrovamento di un grande edificio di età arcaica, a due piani, con un cortile nel cui interno è stata raccolta numerosa suppellettile domestica di tradizione indigena, unitamente ad altre coppe prodotte a Imera, Selinunte e in Attica.
Sicuramente greco è il più antico edificio sacro, la cui costruzione vien fatta risalire al 550 a.C.: il cosiddetto Tempio di Afrodite, molto simile ad altri edifici di età arcaica noti nel mondo greco e in Sicilia. Verso la fine del VI-inizio del V secolo a.C. fu eretta la parte più antica della cinta muraria.
L'abitato di Monte Iato fu completamente ricostruito alla fine del IV secolo a.C. secondo i canoni dell'urbanistica e dell'architettura greca. Del nuovo impianto fanno parte la rete viaria, con una strada principale lastricata che tagliava l'antica città in senso est-ovest, gli edifici pubblici più importanti quali il teatro, l'agorà e il bouleterion e i quartieri residenziali, con abitazioni signorili. Il teatro della cittadina poteva contenere fino a 5.000 spettatori.
La floridezza della città dura fino all'età romano-repubblicana. Nella prima età imperiale cominciano ad avvertirsi i prodromi del tramonto. I contatti commerciali con Africa e Spagna continuano ad essere intensi, comunque, con l'importazione di olio, vino, salsa di pesce e frutta in conserva. Dell'epoca romana imperiale si sa, inoltre che Iato faceva parte, con 45 città della Sicilia, del gruppo degli "stipendiarii", comunità tributarie di Roma.
Anche le fonti medioevali sono piuttosto rare. Nell'XI secolo d.C., al momento della conquista normanna della Sicilia, guidata dal Conte Ruggero, il sito era popolato da genti provenienti dal Magreb che, nel 1079, rifiutarono di pagare le imposte e prestare servizio, finendo per ribellarsi al Conte Ruggero che solo a fatica riuscì ad aver ragione di loro. Alla metà del XII secolo, il geografo arabo Al Idrisi visitò Iato e rilevò l'esistenza di un castello e di una prigione sotterranea. Sotto il sovrano normanno Guglielmo II Iato passò alla chiesa e al Monastero di Santa Maria la Nuova di Monreale. Gli arabi isolani, a questo punto, finirono per insorgere contro Federico II di Svevia, re di Sicilia. Iato medioevale fu l'ultimo teatro della rivolta musulmana in Sicilia. L'assedio, dicono le cronache, durò più di 20 anni. Nel 1246 la città venne conquistata definitivamente e rasa al suolo. I sopravvissuti furono deportati a Lucera di Puglia.
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