venerdì 24 agosto 2012

La difesa di Roma: le mura

Mura Aureliane nei pressi dell'Appia
La leggenda conosciuta di Roma, vuole che Remo fu ucciso quando scavalcò, in maniera arrogante, il muro che il fratello Romolo aveva cominciato a costruire sul Palatino. Le prime mura di Roma, però, risalgono al periodo etrusco.
La tradizione ci narra che gli ultimi re dell'Urbe furono di origine etrusca. Il secondo di costoro, Servio Tullio (579-534 a.C.) costruì, a detta degli antichi storici, un'enorme cinta muraria che abbracciava l'area della città. Tito Livio afferma che questo grandioso progetto era stato già previsto da Tarquinio Prisco, suocero di Servio Tullio. Alla fine del I secolo a.C., le mura costruite da Servio Tullio risultano già in disuso, al punto che venivano identificate con l'unica struttura difensiva della città menzionata dalla tradizione storica.
Le prime strutture difensive di Roma, però, risalenti al 540 a.C., non circondavano interamente la città di Roma ma proteggevano solo le sue aree più vulnerabili. L'enorme agger (terrapieno) associabile ad una vera e propria difesa dell'intera città, è da far risalire ad un periodo intorno al 480 a.C.
Mura Serviane di IV secolo a.C. a
S. Anselmo all'Aventino
Nel 390 a.C., sulle rive del fiume Allia, affluente del Tevere che scorre a 18 chilometri da Roma, i Galli Senoni di Brenno sconfissero i Romani e devastarono il territorio circostante. Le cosiddette Mura Serviane furono costruite immediatamente dopo questo episodio, probabilmente erette tra il 378 e il 350 a.C., in piena età repubblicana. Queste mura sono visibili, oggi, a tratti nei pressi della Stazione Termini.
Le Mura Serviane si dipanavano su una lunghezza di 11 chilometri e proteggevano 426 ettari di territorio. Il fossato che le accompagnava era largo 29,6 metri, con una profondità di 9. Le mura erano alte circa 10 metri ed erano costituite da diversi tipi di pietre da costruzione tagliate in blocchi: il tufo grigio o cappellaccio, il tufo giallo, il tufo di Grotta Oscura (di migliore qualità), il tufo proveniente dalle cave di Veio. I blocchi erano posti alternativamente di punta e di taglio. Non erano previste torri sporgenti dalle mura e le porte erano delle semplici aperture. Questo standard fu utilizzato, in tutta Italia, fino al I secolo d.C.
Le mura, però, dovettero subire cambiamenti in funzione di nuove e pressanti minacce dall'esterno. Appiano narra che i consoli in carica nell'87 a.C., minacciati dall'esercito di Mario, cercarono di rinforzare le difese di Roma scavando altri fossati, restaurando le mura e creando alloggiamenti per l'artiglieria. Le Mura Serviane, però, erano destinate ad una lenta ma inarrestabile decadenza. L'imperatore Aureliano non si dette cura di ripararle e già all'epoca di Augusto il loro tracciato non era più ben identificabile.
Porta Esquilina o Arco di Gallieno
Lucio Domizio Aureliano era di origini provinciali. Era nato in Illiria forse nel 214 o nel 215 d.C., da una famiglia contadina, anche se correva voce che la madre fosse stata una sacerdotessa del Sol Invictus. Aureliano fu un soldato esemplare e questo gli consentì di avanzare nella carriera militare che ebbe il suo culmine sotto l'imperatore Gallieno (253-268 d.C.). Fu promosso comandante in capo della cavalleria e si distinse nella guerra contro i Goti. Alla morte di Claudio, Aureliano fu proclamato imperatore dall'esercito danubiano nell'ottobre del 270 d.C.. Una delle sue prime preoccupazioni, visto il periodo incerto che attraversava l'impero, fu quella di dotare Roma delle mura che ancor oggi portano il suo nome. Le Mura Aureliane sono in opera cementizia rivestita di mattoni, il che conferiva alle mura una solidità maggiore ed una minore esposizione ai crolli.
Le Mura Aureliane erano lunghe 19 chilometri e racchiudevano 2500 ettari di territorio. A sud un saliente incorporava nelle mura un tratto della via Appia, in modo da proteggere l'acquedotto dell'Aqua Antoniniana. Verso ovest, al di là del Tevere, parte della XIV Regio (più o meno l'attuale Trastevere) fu inclusa nel saliente che si arrampicava fin sul Gianicolo. I mulini per il grano si trovavano proprio sulle pendici di quest'ultimo ed erano alimentati dagli acquedotti Aqua Traiana e Aqua Alsietina. Acquedotti e mulini rivestivano una notevole importanza per l'alimentazione della città e la loro dislocazione condizionò inevitabilmente Aureliano al momento della costruzione della cinta muraria.
Porta Celimontana con, a destra, l'Arco di Dolabella e Silano
Due terzi della riva orientale del Tevere risultavano protetti dalle Mura Aureliane. Il tracciato, in questo modo, includeva tutti i ponti urbani (tranne, forse, Ponte Elio e il Ponte Neroniano). Alla fine del III secolo d.C., le mura di Roma avevano sicuramente un aspetto più imponente che in passato ed erano sicuramente più spesse e più alte. A questo si aggiunse un'importante innovazione: solide torri sporgenti collocate ad una distanza di 30 metri lungo la cortina. Le porte furono meglio difese, facendole affiancare da imponenti torri.
Porta Appia o di San Sebastiano
La parete propriamente detta delle Mura Aureliane era costituita da un nucleo omogeneo di pezzi irregolari di tufo e travertino, tenuti insieme da caementa di calce e pozzolana che, indurita, era solida e compatta. I materiali di costruzione erano completamente nuovi, non derivando, come per il passato, dalla demolizione di edifici più antichi o di pietre tombali. L'opus caementicium era ampiamente diffuso nel III secolo d.C.. Nelle Mura Aureliane, questo nucleo compatto venne rivestito di mattoni o tegole legati con malta.
Le Mura Aureliane vennero realizzate in piccoli segmenti lunghi da 4,5 a 6 metri ed alti da 1,3 a 1,8. L'assenza di fori è indice del fatto che i costruttori lavorarono stando direttamente sulle mura o su un'impalcatura a se stante. Erano mura resistenti, in grado di affrontare intemperie e terremoti. Le differenze riscontrabili da parate a parte del "cantiere" costruttivo, sono principalmente dovute al grado di maestria delle diverse manodopere impiegate. Lo storico bizantino Giovanni Malalas afferma che l'imperatore affidò la costruzione delle sue mura alle corporazioni urbane di operai (collegia), sotto la supervisione di un comitato ristretto di militari.
Porta Latina vista dall'interno delle mura
La costruzione del progetto imperiale di Aureliano a difesa di Roma si prolungò per tutto il regno di questo imperatore. Alla sua morte (autunno del 275 d.C.) i lavori non erano stati ancora completati. Fu Probo a completare l'opera del suo predecessore. In tutto, tra l'ideazione e il completamento, ci vollero sei anni per vedere in opera le Mura Aureliane.
Aureliano incorporò nella sua cinta muraria diverse strutture ed edifici preesistenti, come le mura di contenimento degli Horti Aciliorum e degli Horti Sallustiani a nord; le cortine e le torri dei Castra Praetoria, in seguito sopraelevate; un breve tratto dell'acquedotto Aqua Claudia-Anio Vetus su entrambi i lati di Porta Prenestina-Labicana; l'anfiteatro Castrense degli inizi del III secolo d.C. con le arcate meridionali murate. All'interno del circuito murario vennero inseriti anche alcuni edifici funerari, come la sepoltura di Marco Virgilio Eurisace e la Piramide di Gio Cestio.
Porta Asinara a S. Giovanni
Il perimetro delle Mura Aureliane ospitava ben 381 torri, poste ad una distanza regolare di 30 metri l'una dall'altra. Si tratta di torri quadrangolari, di 7,6 metri di larghezza e 4,5 di altezza sopra al camminamento. In nessun punto delle mura si poteva accedere direttamente alla camera di manovra di una torre o al camminamento di ronda. Per arrivarci si dovevano percorrere alcuni gradini nei pressi del fornice d'ingresso, gli stessi gradini che conducevano ai torrioni che fiancheggiavano la porta.
In origine le Mura Aureliane avevano 18 porte, 9 delle quali sono visibili tuttora. In realtà gli accessi veri e propri erano 29, contando le numerose posterule. Le porte possono riferirsi a quattro tipi architettonici: Tipo I - Porta Flaminia, Porta Appia, Porta Ostiense Est, Porta Portuense, provviste in origine di due archi di ingresso con rivestimento in travertino, fiancheggiati da due torri semicilindriche; Tipo II - Porta Salaria, Porta Nomentana, Porta Tiburtina, Porta Latina, provviste di un solo arco e fiancheggiate anch'esse da torri semicilindriche ma sprovviste di rivestimento in travertino; la Porta Prenestino-Labicana incorporò gli archi monumentali che Claudio fece costruire per scavalcare la via Prenestina e Labicana. Tra i due archi si trovava il monumento funebre di Marco Virgilio Eurisace, pistor et redemptor (fornaio e appaltatore); Tipo III - Porta Pinciana, Porta Chiusa, Porta Asinara, Porta Metronia, Porta Ardeatina e Porta Settimiana, avevano un modesto ingresso a un solo fornice ed erano porte adibite al traffico locale, prive di torrioni e poco più che posterule; Tipo IV - Porta Ostiense Ovest e una serie di porte piccole e posterule adibite a necessità private.

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