Pompei, l'iscrizione trovata sulla tomba ed appena decifrata (Foto: Kontrolab/LightRocket/Getty Images) |
Secondo un'iscrizione recentemente decifrata a Pompei, trovata sul muro di una sepoltura nel 2017, nei decenni precedenti l'eruzione catastrofica del Vesuvio del 79 d.C., la vita quotidiana nella città era piuttosto vivace, piena di feste e di spettacoli gladiatori.
L'iscrizione riporta la notizia di una fastosa festa in onore di un giovane ricco che aveva raggiunto l'età adulta. Il banchetto offerto in quest'occasione, secondo l'iscrizione, arrivò a comprendere ben 6.840 persone. Ai convitati fu anche offerto uno spettacolo che coinvolse ben 416 gladiatori che si affrontarono in combattimento per diversi giorni.
L'iscrizione fa cenno anche a tempi piuttosto duri, come quando una carestia funestò la città per quattro anni e uno spettacolo pubblico si trasformò in una rivolta in piena regola. Il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, ha decifrato l'iscrizione.
Il giovane in onore del quale era stata data la festa di cui l'iscrizione tratta, era abbastanza adulto da indossare la toga virilis. Il banchetto venne servito "su 456 triclini". Queste informazioni potrebbero aiutare gli archeologi a determinare quante persone vivessero a Pompei nei decenti precedenti l'eruzione. Se il banchetto venne offerto a 6.840 persone, probabilmente solo maschi adulti con diritti politici, quegli uomini costituivano il 27% o il 30% della popolazione e questo porta a pensare che la popolazione cittadina ammontasse a 30.000 persone.
Lo spettacolo gladiatorio in onore del giovane patrizio, recita l'iscrizione, era "di tale grandiosità e magnificenza da poter essere paragonato ad una delle colonie più nobili fondate da Roma, dal momento che hanno partecipato 416 gladiatori". Uno spettacolo di queste dimensioni avrebbe richiesto diversi giorni se non una settimana, ha detto Massimo Osanna.
L'iscrizione menziona anche una carestia, durante la quale il patrizio menzionato nell'iscrizione vendette grano ai cittadini di Pompei a prezzo scontato ed organizzò anche una distribuzione gratuita di pane. Venti anni prima dell'eruzione del Vesuvio, poi, scoppiò una rivolta durante uno spettacolo gladiatorio, da come si legge nell'iscrizione. Lo storico Tacito (56-120 d.C.) menziona questa sommossa negli "Annali". L'iscrizione riporta che come punizione per questa rivolta, Nerone "ordinò che si deportassero dalla città oltre il duecentesimo miglio tutte le scuole gladiatorie". Nerone ordinò, anche, a diversi pompeiani coinvolti nella rivolta, di lasciare la città.
L'iscrizione riporta che il ricco proprietario della sepoltura convinse l'imperatore a permettere ad alcuni dei deportati di tornare a Pompei. Purtroppo il nome di questo eminente cittadino di Pompei è andato perduto. Per Massimo Osanna potrebbe trattarsi di Gnaeus Alleius Nigidius Maius, descritto come un uomo di grande ricchezza e potere, vissuto intorno al 59 d.C. Scoperte archeologiche precedenti dimostrano che una tomba appartenente al padre adottivo di Maius, Marcus Alleius Minius, si trovava vicino alla tomba sulla quale è stata rinvenuta l'iscrizione.
L'iscrizione riporta la notizia di una fastosa festa in onore di un giovane ricco che aveva raggiunto l'età adulta. Il banchetto offerto in quest'occasione, secondo l'iscrizione, arrivò a comprendere ben 6.840 persone. Ai convitati fu anche offerto uno spettacolo che coinvolse ben 416 gladiatori che si affrontarono in combattimento per diversi giorni.
L'iscrizione fa cenno anche a tempi piuttosto duri, come quando una carestia funestò la città per quattro anni e uno spettacolo pubblico si trasformò in una rivolta in piena regola. Il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, ha decifrato l'iscrizione.
Il giovane in onore del quale era stata data la festa di cui l'iscrizione tratta, era abbastanza adulto da indossare la toga virilis. Il banchetto venne servito "su 456 triclini". Queste informazioni potrebbero aiutare gli archeologi a determinare quante persone vivessero a Pompei nei decenti precedenti l'eruzione. Se il banchetto venne offerto a 6.840 persone, probabilmente solo maschi adulti con diritti politici, quegli uomini costituivano il 27% o il 30% della popolazione e questo porta a pensare che la popolazione cittadina ammontasse a 30.000 persone.
Pompei, mosaico con la distribuzione del pane relativo ad una carestia (Foto: Owen Jarus) |
L'iscrizione menziona anche una carestia, durante la quale il patrizio menzionato nell'iscrizione vendette grano ai cittadini di Pompei a prezzo scontato ed organizzò anche una distribuzione gratuita di pane. Venti anni prima dell'eruzione del Vesuvio, poi, scoppiò una rivolta durante uno spettacolo gladiatorio, da come si legge nell'iscrizione. Lo storico Tacito (56-120 d.C.) menziona questa sommossa negli "Annali". L'iscrizione riporta che come punizione per questa rivolta, Nerone "ordinò che si deportassero dalla città oltre il duecentesimo miglio tutte le scuole gladiatorie". Nerone ordinò, anche, a diversi pompeiani coinvolti nella rivolta, di lasciare la città.
L'iscrizione riporta che il ricco proprietario della sepoltura convinse l'imperatore a permettere ad alcuni dei deportati di tornare a Pompei. Purtroppo il nome di questo eminente cittadino di Pompei è andato perduto. Per Massimo Osanna potrebbe trattarsi di Gnaeus Alleius Nigidius Maius, descritto come un uomo di grande ricchezza e potere, vissuto intorno al 59 d.C. Scoperte archeologiche precedenti dimostrano che una tomba appartenente al padre adottivo di Maius, Marcus Alleius Minius, si trovava vicino alla tomba sulla quale è stata rinvenuta l'iscrizione.
Fonte:
livescience
livescience
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